SOVRANITA’ NAZIONALE E QUOTE LATTE


“Qualora una legge di uno stato membro sia in contrasto con la normativa comunitaria, questa va disapplicata, il diritto comunitario ha la prevalenza sulla normativa nazionale”. In questa frase sta tutto il limite della sovranità nazionale. Per quanto riguarda le quote latte la normativa di riferimento è data dai regolamenti comunitari, che vedono la luce in sede UE, dove a decidere sono un numero considerevole di stati. E per noi poi, come Italia, quando si sono gettate le basi del regime quote latte eravamo male rappresentati. Nei giorni scorsi abbiamo incontrato un ex ministro dell’agricoltura di un altro stato membro UE presente nel periodo in questione, questi ha detto una frase che la dice lunga di come andò: “Quando si trattò di decidere i vostri rappresentanti non erano presenti, per rendersene conto basta controllare le quote assegnate ai vari stati, per esempio all’Irlanda il 360% del suo fabbisogno, all’Italia solo il 52%, e il vostro primo ministro aveva detto: “Non vorrete che io litighi per due secchi di latte”. Quel peccato originale ce lo stiamo portando sulle spalle da 24 anni, se dipendesse solamente dalla triplice sindacale italiana durerebbe ancora 100 anni. Il regime quote latte si sta disintegrando da solo, si sta suicidando. In Europa nel 2005 sono stati prodotti 6 milioni di quintali di latte in meno del QGR Quantitativo Globale di Riferimento, nel 2006 sono saliti a 19 milioni e nel 2007 sono previsti 28miloni in meno. Le decisioni di indirizzo dell’economia UE non sono più a totale appannaggio degli stati membri,ma derivano da una serie di interconnessioni mondiali. La tensione sui mercati europei lattiero caseari del 2007 ne è la dimostrazione, questa deriva dalla scarsa produzione UE, dall’aumento esponenziale del prezzo del latte in polvere, dall’andamento climatico in Oceania,dall’aumento di consumi di Cina, ecc……. Oggi 12 dicembre con la presentazione al parlamento Europeo della proposta di un aumento del 2 % delle quote latte a partire dal 1° aprile 2008 a tutti gli stati, 20 stati su 27 non riescono a produrre neanche il vecchio quantitativo. “ Con la riforma della Pac gli agricoltori oggi producono in funzione del mercato, ma l’esistenza di quote di produzione restrittive è in contraddizione con quest’obiettivo, hanno bloccato lo sviluppo delle aziende agricole” ha affermato Mariann Fischer Boel , la commissaria europea all’agricoltura e allo sviluppo rurale. Il regime delle quote latte durerà burocraticamente fino al 30 marzo 2015, ma con manovre del genere diventerà quasi inesistente. In sostanza “ le quote latte sono finite”. In Italia negli ultimi dieci anni c’è stata una contrapposizione fra due schieramenti agricoli i Cobas Latte da una parte e la triplice (Coldiretti, Confagricoltura e Cia) dall’altra. Le due macro aree si differenziano fra loro soprattutto nella concezione del libero mercato. Noi cobas abbiamo sempre asserito che un azienda agricola è un impresa come tutte le altre di ogni settore e come tale deve fare i conti con il libero mercato nelle sue svariate forme. La triplice invece, aldilà delle apparenze, ha sempre sponsorizzato un agricoltura con aziende ben cintate da steccati alti per la difesa (quote). Nel libero mercato gli steccati si chiamano prigioni. Negli ultimi anni la triplice guardando fuori, dall’interno degli steccati e non sapendo come fare per uscirne ha cominciato ad accusare quelli fuori, noi cobas, di fare latte in nero. Cara triplice tutte le indagini sul famoso latte in nero hanno evidenziato che il 98 % di chi lo fa sono tuoi associati. Il detto agricolo “la gallina che canta ha fatto l’uovo” vale sempre. Nel futuro noi cobas ci andremo a testa alta con la certezza che gli illegali non siamo stati noi, per difendere la nostra dignità di uomini liberi ci abbiamo messo la faccia. A tutti consigliamo la lettura di un autore premio Nobel per l’economia, Friedman Milton. Il quale afferma che sono le forze del libero mercato, e non i massicci interventi pubblici, a determinare con la massima efficacia un tasso di crescita economica equilibrata. Noi Cobas l’abbiamo già fatto ma lo rileggeremo con piacere. A questo punto lo stato, dopo un periodo di sudditanza dalla triplice, deve riappropriarsi del suo ruolo e per quanto di sua competenza fare delle scelte precise e autonome, la cui estrema ratio del suo operare, sia il bene degli italiani. L’impressione è che fino ad ora lo stato, il ministero, abbiano operato sotto dettatura. Signor ministro trovi il coraggio delle idee, sue magari, non metta la sua firma e la sua faccia sugli interessi altrui.
Renato Castellini


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