TIREM INNANZ

di Fabio Alessandria

1. È stata una pessima estate di sport. Abbiamo atteso anche la prima giornata del campionato di calcio per risollevarci ma non è servito a nulla. L’impulsivo Baldini ha dato un calcio nelle terga di Mimmo di Carlo, allenatore del Parma e suo avversario di giornata, tanto per iniziare a stemperare gli animi; i tifosi del Milan non hanno potuto seguire la squadra in trasferta per timore di rappresaglie e coltellate. Se uno qualunque di voi prendesse a calci un collega di lavoro verrebbe cacciato all’istante ma la mitica “tensione agonistica”, la mistica della “provocazione” giustificano tutto, dalle testate ai pugni fino ad arrivare ai morti. Tirem innanz.

2. In mezzo a tutto ciò un luglio horribilis di doping ciclistico, con Rassmussen cacciato dalla sua stessa squadra per non sputtanarsi del tutto i soldi degli sponsor, una televisione (la tedesca Zdf) che ritira le telecamere in segno di protesta e sospetti fondati di doping per quasi tutti quelli che hanno avuto qualche chance di vittoria, compreso il vincitore effettivo, lo spagnolo Alberto Contador. Tirem innanz.

3. Il discorso a questo punto si complica. L’altro ieri un giovane, fortissimo, difensore del Siviglia, squadra rivelazione degli ultimi anni, fresca vincitrice di Coppa Uefa e Supercoppa Spagnola (umiliando il Real Madrid) è stato colpito da tre infarti nel giro di un’ora ed è ancora in pericolo di vita. Il giocatore si chiama Antonio Puerta ed è una delle colonne del meraviglioso collettivo di Juande Ramos. Gioco velocissimo palla a terra, tagli e raddoppi e due soli fuoriclasse: Dani Alves, laterale difensivo goleador, e l’elegante e spietato Freddie Kanouté, centrattacco vecchia maniera. Su come un atleta di ventidue anni, sottoposto a regolari e scrupolosi controlli possa avere un infarto multiplo si può dire e pensare tutto ciò che si vuole. L’unico dato di fatto è che (ne scrivo avendo visto almeno una trentina di partite del Siviglia nell’ultimo biennio…) i giocatori andalusi corrono ad una velocità supersonica, tanto che, in alcune gare, gli avversari sembrano andare al rallentì. Questa considerazione si inserisce in un contesto più ampio. In Spagna ci sono diversi rumors che coinvolgono Real Madrid, Barcellona e, per l’appunto, Siviglia. Pare che molti giocatori siano invischiati in quella storia di “doping strutturale” che è l’Operciòn Puerto. I nomi dei ciclisti sono saltati fuori (anche se Valverde ha corso lo stesso il Tour mentre Basso no, va a sapere…), quelli dei calciatori (è sicuro che ce ne siano moltissimi…) sono stretti nel più assoluto riserbo. Le stesse ombre si allungano su uno dei più forti tennisti spagnoli di tutti i tempi: Rafael Nadal che, non a caso, fa dell’esplosività e della resistenza fisica la sua arma per contrastare il dominio di Federer. Ne esce un quadro di doping di sistema, generalizzato. Le defezioni agli attuali Mondiali di Atletica sono quasi tutte per doping mascherato da infortunio. Bisognerebbe fermare la giostra e invece… tirem innanz.

P.S. Antonio Puerta è morto ieri, a 22 anni. Lascia una moglie, giovane e bellissima, all’ottavo mese di gravidanza. Pare che avesse una grave malattia cardiaca congenita con molti momenti “liberi”, dove, in sostanza, l’aritmia ventricolare non si poteva riscontrare. Questo non sposta di una virgola il discorso sul doping al punto tre e getta un’ombra anche sul sistema delle idoneità sportive, ancora senza una norma europea univoca: se le restrittive leggi italiane hanno salvato, molto probabilmente, la vita a Kanu e Fadiga, afflitti da problemi al cuore e restituiti allo sport dall’Inter, l’assoluta non obbligatorietà di controlli in Inghilterra (dove un giocatore può giocare anche in punto di morte se firma una liberatoria sull’assunzione di responsabilità) è costata la vita al capitano dei Leoni Marc Foe, morto d’infarto, sul campo, solo 2 anni fa, anche se sembra che il tempo sia passato inutilmente.


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