TU PORTA L’ARBITRO, IO PORTO IL PALLONE

di Fabio Alessandria

Oggi al campetto vicino casa mia giocavano una partita di pallone quattro contro quattro. Erano bambini di 9 o 10 anni, le porte fatte con le cartelle, il pallone di gomma che tutti abbiamo usato da piccoli. Una bella partita, devo dire, con in palio l’onore. Ad un certo punto un difensore sbaglia tutto, si fa infilare in tunnel dal più piccino, veloce come un’anguilla, ed è costretto a fare fallo: è rigore. I bimbi si girano verso di me che, defilato, sto fumando, in cerca di conferma. Annuisco con la testa. È rigore. Il piccoletto tira, quasi senza rincorsa e fa gol. Poi corre. Festeggia battendosi due volte la mano, aperta, vicino al cuore, imitando perfettamente l’esultanza di un famoso calciatore carioca. Sorrido. Ero reduce da una lunga mattinata di rassegna stampa che, in questi giorni, mi ha proprio dato il voltastomaco. I fatti di queste settimane, che stanno distruggendo il giocattolo calcio in Italia, credo li conosciate tutti. Non è niente di scabroso per noi, professionisti della dietrologia da bar sport, eppure è davvero triste. Il lunedì mattina, immancabile assieme alla rosea e al cappuccino, in ogni bar d’Italia si poteva sentire per aria: “La Juve compra gli arbitri” “Moggi è un mafioso, basta guardarlo in faccia…” “Sono tutti d’accordo”. Al primo fuorigioco, dato o non dato, alla prima espulsione sospetta saltava fuori il campionario completo. Poi, tre settimane fa, sono cominciate ad uscire (dopo avere dormito per mesi nei cassetti della Federazione) le intercettazioni telefoniche di Moggi e soci su tutti i giornali. E il quadro è stato deflagrante solo per i tifosi. Si sono avute le prove documentali che tutto quanto si era sempre malpensato era la verità. Un sistema complesso e compatto di arbitri compiacenti, designatori corrotti, società amiche, calciatori e allenatori venduti e comprati da padre in figlio, appoggi politici enormi (il Ministro dell’Interno Pisanu che implora arbitraggi compiacenti per la Torres…) con esiti addirittura da commedia, come nel caso di una giacchetta nera rinchiusa nello spogliatoio, sequestrata per punizione, per non aver concesso un rigore. Roba da terzo mondo, come ha chiosato giustamente Seep Blatter, capo assoluto della Fifa (il santo che ha patteggiato una pena pecuniaria per aver corrotto qualche delegato africano in sede di elezioni). Dell’abusata serie a tutto c’è un limite. Perché, se è pur vero che, come ha detto Gianni Rivera, la corruzione è vecchia come il mondo, questo scenario è veramente troppo al di là anche delle aspettative più nere. Dubito di tutto, fortemente. Temo che non verrà fatta pulizia ma mosso solo un polverone, tagliata qualche testa, o anche molte teste, ma non cambiate le regole e lo spirito… e tra qualche anno saremo punto e a capo. Perché l’Italia è il paese dove il controllato e il controllore coincidono sempre (Galliani è vicepresidente del Milan, presidente della Lega e braccio destro di Berlusconi, tanto per dirne una). Dubito anche, però, che i ragazzini smettano di giocare al futbol, troppo facile attrezzarsi per iniziare le partite e radicato nell’immaginazione. Dubito perfino che i tifosi smetteranno di tifare (anche se in un anno ci sono state un milione di presenze in meno negli stadi e solo 250 mila abbonamenti tv in più, qualcosa vorrà pur dire). Il calcio tuttavia è pieno di significati simbolici. È la difesa della nostra donna e la conquista di quella dell’altro, foss’anche il nostro migliore amico. È una perfetta mimesi di vita. Per questo difficilmente cadrà in disuso. Quei lunghi pomeriggi al parco a giocare col Supertele, mentre i ragazzini più grandi e scafati si appartavano già con le ragazzine in cerca di gioie proibite, non li cambierei per niente al mondo. L’odore acerbo di erba e sudore non lo avrei barattato con nessun profumo femminile. Per questo credo che si possa ripartire da zero e salvare lo spirito dei padri fondatori inglesi. Per questo io continuerò ad arbitrare le partite di ragazzini e chi ha portato il pallone poi, al momento decisivo, se ne farà vanto per poter tirare il rigore. Lasciateci il nostro gioco e, per il resto, scannatevi tra voi, marionette furbe e burattinai stupidi.