ACQUA IN BOTTIGLIA?
O DI RUBINETTO?

di Enrico Marini

Con questo articolo di Enrico Marini riprendiamo l’argomento acqua, che ci interessa tutti da vicino e che sempre di più, in futuro, assumerà un peso rilevante nella vita sociale di ognuno di noi. Da un lato c’è una presenza massiccia del mercato dell’acqua minerale, con il suo pressante martellamento pubblicitario, che ha spinto Altreconomia a promuovere un’apposita campagna per chiederne la regolamentazione. Dall’altro ci sono gli acquedotti comunali, spesso con tubazioni vecchie e bucate, che devono fare i conti con la diffusione dell’inquinamento sul territorio e faticano a garantire una qualità accettabile dell’acqua. E’ per questo che è importante esaminare sempre le situazioni concrete, sia per quanto riguarda l’acqua del rubinetto che per l’acqua in bottiglia. Viene quindi valutata la qualità dell’acqua dell’acquedotto di Castiglione delle Stiviere, che supera l’esame e che, salvo le cautele ricordate nell’articolo o eventuali particolari necessità individuali, può essere tranquillamente servita sulle nostre tavole.

Acqua in bottiglia o di rubinetto? Sicuramente non in bottiglia di plastica (Pet). Già perché le bottiglie in Pet sono due volte dannose per l’uomo: 1) per produrle si utilizza il tanto prezioso quanto inquinante petrolio, 2) per smaltirle, come sostiene anche Greenpeace, si bruciano negli inceneritori (come quello di Brescia) producendo diossina nell’aria e ceneri altamente dannose da seppellire nelle discariche (es. Cava Verde2 a Montichiari). In Italia il consumo pro capite di acqua in bottiglia sfiora i 190 litri l’anno di cui più del 60% in bottiglie di plastica, e la colpa è di noi consumatori. Il dilemma tra l’acqua in bottiglia o quella di rubinetto non è, invece, di così facile risoluzione. Nell’imparzialità che mi compete esporrò in forma più precisa e neutra possibile i pro e i contro delle due opzioni. Un primo parametro da valutare è il residuo fisso, che indica la presenza di sali minerali disciolti in acqua e che è meglio non superi i 500 mg/lt. I sali minerali infatti sono presenti in frutta e verdura, nella carne, negli affettati, nel pane e nella pasta. Solo dopo l’attività fisica è corretto bere acque ricche di sali minerali, altrimenti si consigliano acque oligominerali (< 500mg/lt) o - meglio ancora - minimamente minerali (< 50mg/lt). L’acqua dell’acquedotto di Castiglione delle Stiviere, con 359 mg/lt di residuo fisso, è paragonabile ad un’acqua oligominerale. Un altro punto a favore dell’acqua castiglionese è che risulta microbiologicamente pura alla sorgente senza l’uso di cloro, così sostiene l’Indecast S.r.l. che ha in gestione l’acquedotto. Infatti, nella maggior parte delle città, per evitare infezioni l’acqua è disinfettata col metodo della clorazione che causa la formazione di trialometani, sostanze cancerogene. L’iniziativa “NON DATECELA A BERE” di Greenpeace ha tentato di sensibilizzare i comuni all’uso di metodi alternativi alla clorazione e di avvertire i cittadini spinti a bere l’acqua di rubinetto da campagne d’intenti nobili, ma decisamente superficiali. “Mettiamola fuori legge” di Altreconomia è una di queste; se sono ineccepibili le sue considerazioni economiche è altresì troppo semplicistico definire sempre “buona” l’acqua d’acquedotto, non segnalando minimamente la pericolosità di acque “clorate”, né i rischi di acque ricche di nitrati dovute alle concimazioni in zone ad agricoltura intensiva. I nitrati presenti in acqua per legge non devono superare i 50 mg/lt, oltre i quali i danni sono molto gravi. Negli U.S.A., invece, solo se sono presenti meno di 10 mg/lt di nitrati l’acqua è considerata potabile. Nell’acqua di Castiglione delle Stiviere sono presenti 18 mg/lt di nitrati, quantità che - secondo alcuni studi medici – ne sconsiglierebbe l’uso alle donne incinte e ai neonati, per i quali potrebbe essere letale. L’Oms consiglia di somministrare ai neonati acqua di fonti situate ad altezze superiori a 500 metri sul livello del mare, in zone cioè dove l’agricoltura è meno intensiva e l’inquinamento industriale decisamente meno marcato. In assenza di rubinetti con l’etichetta dell’analisi dell’acqua prego, i non castiglionesi, d’informarsi presso il comune: del residuo fisso, dei nitrati presenti e dell’eventuale aggiunta di cloro nell’acqua dell’acquedotto. L’acqua di rubinetto - valutati i parametri - ha il merito d’essere economica ed ecologica. Infatti l’acqua imbottigliata è fonte d’inquinamento, oltre che per le bottiglie di plastica, per il trasporto. Buona norma sarebbe, nel caso l’acqua d’acquedotto sia “clorata” o inquinata, scegliere un’acqua in bottiglia di una fonte vicina. E l’Italia, con le sue 189 fonti distribuite lungo tutto lo Stivale, ci permette di evitare l’assurdità - da vietare per legge - di bere, ad esempio, l’acqua in bottiglia delle Dolomiti in Sicilia. Ora aprite il rubinetto e concedetevi un bel bicchiere d’acqua fresca, e sia essa di rubinetto i in bottiglia, ricordatevi che, come dice un proverbio africano, “non si può lavare l’acqua sporca”.

www.greenpeace.it/inquinamento/rapporti/ACQUA.PDF
www.altreconomia.it/acqua
www.epa.gov


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