ULTIME DAL FRONTE WELLA

di Diego Albano

In silenzio, senza nessun clamore, nel mese di maggio la Procter and Gamble ha compiuto un altro accorpamento. Niente grandi numeri stavolta, solo 7 dipendenti (su 14) rispediti a casa per manifesta inutilità. Lavoravano alla Kadabel Italia s.p.a. di Desenzano del Garda, azienda di servizi commerciali del marchio Kadus, rilevato dalla Procter and gamble assieme ai marchi Wella e Sebastian. Si è trattato di un trasferimento di competenze: in sostanza, i compiti svolti dai 14 dipendenti gardesani sono stati ora affidati ai colleghi di Castiglione. Il che ha reso semplicemente inutile la presenza di Kadabel. Ad aver mantenuto il posto sono invece gli unici lavoratori definiti “riciclabili”. Per i restanti sette, tra cui il direttore generale, si manifestava purtroppo un problema di “sovrapposizione” di competenze. Mentre il direttore si è dimesso, i dipendenti si sono invece rivolti al sindacato, senza poter ottenere l’apertura di una vertenza, perché trattandosi di un’ azienda al di sotto dei quindici dipendenti è possibile licenziare senza giustificato motivo. I lavoratori hanno comunque chiesto lumi alla Cgil di Brescia che, data la situazione, ha consigliato ai dipendenti di accettare l’accordo con l’azienda. Un accordo molto appetibile: a fronte del licenziamento, Wella ha offerto una buonuscita, il pagamento del Tfr e il servizio di una società di Outplacement, cioè un’azienda che si occupa di ricollocare il personale sul mercato del lavoro. Non è stato, fortunatamente, un taglio delle proporzioni paragonabili a quello subito da Wella Italia. Ma il modus operandi è lo stesso. I lavoratori Kadus hanno saputo dell’accorpamento “dall’oggi al domani”, come ci ha raccontato un ex dipendente. Inoltre, negli ultimi mesi anche i venditori (volgarmente detti “rappresentanti”) hanno fatto sentire la loro voce. Si lamentano del fatto che l’atmosfera, in azienda, sia peggiorata dopo l’acquisizione di Procter and Gamble. Un ex venditore ha affermato che durante i mesi caldi della trattativa Wella era esplicitamente vietato, pena il licenziamento, parlare della situazione aziendale all’esterno. L’agente ha raccontato come si respirasse un’atmosfera di dismissione. “In tanti anni di lavoro non era mai capitato di vivere così male in azienda. Inoltre non sentivamo più l’azienda dalla nostra parte”. Infine, sempre secondo il rappresentante, vi sono stati frequenti licenziamenti per giusta causa a suo giudizio pretestuosi, “come se aspettassero il minimo errore per mandarti via”. Una visione respinta in toto da Wella italia: su un quotidiano locale, i vertici aziendali hanno affermato che “Wella intende respingere ogni tentativo di strumentalizzazione dei fatti”.


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