RIPENSARE CASTIGLIONE

di Luca Cremonesi

CONVERSAZIONE CON RENATA SALVARANI
Il nostro territorio attraversa un periodo di profonda crisi economica e sociale. La “modernità liquida” – l’individuazione delle risorse, di ciò che può essere “utilizzato” da una comunità per attivare o orientare flussi economici a suo favore – ha ormai profondamente mutato lo scenario della nostra città…
Castiglione vive in modo pesante una situazione di stallo economico che caratterizza in forme diverse l’intera vecchia Europa. Tutto questo è aggravato da una mancanza di prospettive di sviluppo. Nei prossimi mesi Castiglione probabilmente subirà in modo drammatico le conseguenze di una deindustrializzazione progressiva e generalizzata che nell’Alto Mantovano sarà tanto più evidente in relazione con i buoni livelli di sviluppo e di occupazione raggiunti negli ultimi tre decenni. Forse proprio il benessere del passato continua ad illudere molti che ci troviamo di fronte a singole crisi aziendali, da affrontare caso per caso.
Insomma, a suo avviso – e condivido questa prospettiva d’analisi – v’è un’incapacità generale di progettare il futuro…
Due aspetti dimostrano quest’incapacità. Da una parte, la ricchezza prodotta negli anni scorsi continua ad essere dirottata verso l’edilizia: è risaputo che le unità immobiliari invendute e sfitte sono ormai un migliaio, eppure si continua a costruire. Si tratta di risorse immobilizzate, per non dire vanificate, per effetto di scelte basate su modelli e comportamenti del passato, ispirati a forme di investimento del tutto superate, che, per di più, comportano il consumo di risorse non rinnovabili come lo spazio, l’acqua, le aree verdi. Dall’altra parte, si orienta la nostra grande risorsa, i giovani, verso modelli occupazionali e scelte di carriera che appartengono a un mondo che non esiste più, o forse non è mai esistito. Le famiglie hanno investito su di loro, eppure il nostro sistema locale non è in grado di inserirli utilmente in un ciclo di sviluppo e di riprogettazione del nostro futuro comune. Così li si avvilisce spingendoli all’inseguimento di un posto presunto fisso, li si mortifica con un sistema di piccole se non meschine raccomandazioni. Poco importa che il tessuto economico si squagli, che i rapporti di legalità vengano meno, purché si sistemi mio figlio. Quale sistemazione in una società che affonda?
Questa che lei descrive è, dal mio punto di vista, il vero volto – la vera struttura – della crisi che stiamo vivendo…
Nel concreto, mancano strumenti di raccordo fra formazione e università e imprenditoria. Si dovrebbe lavorare a costruire, a “inventare”, un tessuto che sostenga chi rischia da imprenditore verso settori innovativi, sia sul piano economico, creditizio e dei servizi, sia sul piano informativo e culturale. L’apertura di spazi e d’occasioni di scambio di esperienze e di informazioni è un tema di cultura autentica e impegnata, sul quale la società castiglionese può ricostruire un clima di fiducia e di nuovo slancio. Non mi sembra di vedere la politica, in generale, impegnata sul fronte della riprogettazione del territorio. Una rielaborazione complessiva dell’idea di sviluppo implica la progettazione di modalità di gestione delle dinamiche locali in rapporto, da una parte, con i diversi livelli di governo istituzionalizzati e, dall’altra, con la dinamicità delle situazioni concrete. A Castiglione sarebbe interessante verificare, magari in un dibattito pubblico, in quali progettualità d’area o in quali progettualità europee è inserito il nostro territorio e che cosa si intenda fare – tutti quanti – per coglierne le opportunità. In questi processi, nel contesto europeo e globale in cui viviamo, il livello locale è centrale: non è vero che le scelte spettano ad altri. Castiglione ha nuove possibilità di crearsi dei rapporti istituzionali, commerciali e imprenditoriali, che vanno oltre l’ambito amministrativo mantovano, che in fondo non ha mai sentito suo.
Pensare la città è la sfida che sta affrontando La Civetta… Il modello Castiglione è finito, oppure si può riformulare, si può rigenerare nel presente trasferendo il meglio delle esperienze del passato?
La risposta si troverà in queste sfide, che ormai sono ineludibili. Le risorse ci sono: i giovani prima di tutto, la vitalità dell’associazionismo, un discreto residuo di benessere che ci può permettere di dedicarci a un ripensamento progettuale che non dia frutti monetari immediati, i giovani e le giovani famiglie di immigrati che possono costruire con noi un futuro comune. Castiglione può inoltre contare su una ricchezza in più: la figura di san Luigi, l’elemento forte della nostra identità. San Luigi ha scelto le cose importanti della vita: ha rinunciato ai beni e ai diritti dinastici perchè rappresentavano un ostacolo alla realizzazione piena delle sue potenzialità e della sua vocazione, ma non si è mai tirato indietro di fronte agli impegni, anche politici in senso lato, che le situazioni concrete gli ponevano. La sua figura è per tutti noi un monito all’impegno. Anche all’impegno civico.

Ringraziamo la Prof.ssa Renata Salvarani per la disponibilità e ricordiamo alcune sue opere:
(bibliografia completa su www.renatasalvarani.it)

- Garda romanico. Pievi, istituzioni, territorio, Milano 2004
- La memoria dei chiostri. Atti delle prime giornate di Studi medievali, Castiglione delle Stiviere, Brescia 2002
- La basilica di San Luigi Gonzaga e il museo Aloisiano a Castiglione delle Stiviere, Mantova - Castiglione delle Stiviere 1991

Renata Salvarani insegna Storia e cultura del territorio all’Università Cattolica del
SacroCuore di Brescia
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