LA PIUMA D’ISLAM

di Dario Ferrarini

A COLLOQUIO CON ABDULMAJID EL GHRIB
IL RESPONSABILE DELLA COMUNITÀ ISLAMICA CASTIGLIONESE



El yaraa-“la piuma”. È il nome dell’associazione culturale di via Henry Dunant, punto di riferimento e di ritrovo per i molti extracomunitari di religione musulmana, soprattutto marocchini, che ormai da anni rappresentano una buona fetta della popolazione castiglionese. “Un simbolo scelto per il suo significato simbolico, la piuma, che un tempo si utilizzava per scrivere, rappresenta la volontà di comunicare e di uno scambio interculturale”, così spiega Abdulmajid El Ghrib, responsabile della comunità islamica di Castiglione. Uno scambio ora più che mai positivo, utile anche per sfatare i tanti luoghi comuni che nascono più dalla paura del confronto che da un’analisi coerente. La comunità conta circa millecinquecento persone, non solo arabi ma anche nigeriani, senegalesi e somali. “Si tratta di un gruppo ben integrato, – continua El Ghrib – l’immigrazione è cominciata verso la fine degli anni Ottanta, e una piccola parte ha anche la cittadinanza italiana”. Si sta però facendo strada una certa preoccupazione: ”per gli immigrati è un momento difficile, i provvedimenti che il governo ha adottato limitano la libertà della persona, e mi riferisco in particolare alla legge Bossi – Fini, in base alla quale oggi, per un immigrato, è molto più complicato trovare un posto di lavoro, serve l’idoneità di casa, la garanzia del datore, e inoltre è più difficile ottenere il rinnovo del permesso di soggiorno”. Ma è un momento difficile anche per i recenti sconvolgimenti internazionali, e in particolare per l’escalation terroristica che in molti casi ha provocato un sentimento di paura generalizzata nei confronti dei musulmani: nel mondo occidentale è prevalsa un’interpretazione dell’Islam che vede contrapposti un Islam moderato, con il quale l’Europa dovrebbe trattare, e un Islam “radicale”, sostenitore del fondamentalismo. “In realtà - prosegue El Ghrib - l’Islam è uno solo, una religione che abbraccia tutti i campi delle attività umane, che rifiuta la violenza e che nella sua globalità trova fondamento nella moderazione. Lo stesso Maometto infatti afferma nel Corano che il musulmano deve scegliere sempre la via moderata. Per questo parlare di un Islam radicale è fuorviante: coloro che compiono atti terroristici in nome dell’Islam non sono musulmani, e strumentalizzano la religione per fini politici. L’integralismo nasce da una lettura sbagliata del
Corano che non ha niente a che vedere con l’Islam. Allo stesso modo i sostenitori della guerra hanno usato il terrorismo come pretesto per portare avanti obiettivi economici e strategici, come le guerre in Afghanistan e Iraq, che hanno solo portato a un ulteriore incremento del terrorismo. In questo mi trovo d’accordo con un articolo apparso sul giornale “La Padania” in cui si diceva che Bin Laden è il migliore alleato di Bush. In seguito alla caduta del muro di Berlino, gli Stati Uniti hanno dovuto cercare un nuovo nemico, e l’hanno trovato nel terrorismo internazionale. Con questo non stiamo dicendo che il fenomeno non esista, anzi va combattuto duramente, anziché alimentarlo con guerre di occupazione”. A tutto questo si lega la questione dell’integrazione e in particolare della formazione dei bambini musulmani. Un argomento complesso che ha visto scontrarsi in Italia posizioni opposte: “riteniamo che i nostri figli debbano studiare e integrarsi perfettamente nella scuola italiana, imparando la lingua e la cultura; tuttavia riteniamo altrettanto importante che la nostra identità culturale non vada persa con le nuove generazioni, e soprattutto che non venga dimenticata la lingua araba. Non vogliamo che i bambini musulmani studino in scuole separate da quella italiana, sarebbe molto controproducente dal punto di vista dell’integrazione: così come esistono scuole cattoliche ed ebraiche, allo stesso modo è giusto che in uno stato laico esistano strutture formative improntate anche alla cultura islamica, che non hanno lo scopo di soppiantare la scuola italiana. A Castiglione l’aula in via Kennedy che dal 95 usavamo per l’insegnamento dell’arabo ci è stata tolta. Ora siamo in trattativa con il comune per trovare una soluzione alternativa”. Una situazione che, nel complesso, interessa molti paesi europei, talvolta con una popolazione di immigrati molto superiore a quella dell’Italia. ”L’Europa – conclude El Ghrib – ha un ruolo fondamentale sia per quanto riguarda l’immigrazione, sia nella politica internazionale. Deve adottare misure severe contro i terroristi, che vadano a colpire i veri responsabili, senza però ledere le libertà dei cittadini. Allo stesso tempo si deve sviluppare una politica internazionale efficace, una politica di pace, che cerchi di risolvere gli attuali conflitti cause di ingiustizie, e in questo senso l’Europa può essere un valido soggetto politico, anche alla luce del fatto che la maggior parte degli europei si sono dichiarati contrari alla strategia militare finora portata avanti.”


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