QUARTIERE STAFFOLO - AREA PUBBLICA PRIVATA

di Luca Morselli

Il quartiere “Staffolo - Via Carpenedolo” ha interessato nelle ultime settimane consiglieri e giornali locali, in seguito alla variante operata da parte della giunta nel processo che porterà il quartiere ad avere un’area verde, un centro polivalente e un piccolo centro direzionale-commerciale. Come tutti i lavori pubblici appaltati dall’amministrazione negli ultimi anni non c’è tanto da ridire sulla qualità del lavoro in sé, ma bisogna evidenziare la totale mancanza di visione d’insieme, di progetto, di idea di città. Una storia squisitamente castiglionese, in cui i protagonisti sono sempre le costruzioni residenziali, le lottizzazioni, le varianti e la giunta, bravissima ad autocelebrarsi e appaltare senza sosta opere pubbliche, con le casse comunali che piangono sempre più.

Andiamo con ordine. Nel quartiere c’era un progetto edilizio, approvato ancora ai tempi della giunta Sigurtà, che prevedeva, all’interno dell’aerea compresa fra via Fermi e via Carpendolo, la zona dell’ex Venturelli quindi, la realizzazione di nuovi lotti residenziali, appartamenti e mini-appartamenti; questi avrebbero interessato circa metà della zona, mentre l’altra metà era destinata ad uso pubblico, avrebbe dovuto contenere cioè un’area verde dotata di giochi e campi sportivi, richiesta con insistenza dal comitato di quartiere e sempre promessa, ma ancora non realizzata in questi quattro anni. Adesso, infine, la decisione della giunta di approvare la variante, richiesta dalla ditta edile proprietaria della zona, che va a modificare la destinazione d’uso dell’area: non più appartamenti, ma un centro direzionale-commerciale, dotato di uffici e negozi, da realizzare al posto dell’area verde, di circa 7000 mq, e spostare l’area verde al posto degli appartamenti, dietro il nuovo centro polivalente gestito da quartiere e parrocchia, in fondo a via Fermi, riducendo lo spazio pubblico a circa 5000 mq. I costi per la realizzazione dell’area verde verranno sostenuti dal privato che costruirà il centro commerciale. In sostanza uno scambio di favori, un do ut des fra pubblico e privato che, se talvolta può avere degli effetti positivi perché toglie spese dal bilancio, riduce l’autonomia e l’indipendenza del comune, del pubblico, dei cittadini, nel progettare l’arredo urbano del paese, sottomettendola a condizioni e favori di privati che, in quanto tali, non operano certo per l’interesse di tutti. In più c’è da chiedersi se senza l’intervento del privato che ci mette i soldi questa fantomatica area verde si sarebbe mai fatta: le casse comunali, ormai lo sappiamo da tempo, sono vuote. Questa soluzione risolve tutto, dotando la ditta edile della variante di cui ha bisogno, che ringrazia costruendo da un’altra parte l’area verde promessa al quartiere. La giunta dice che l’elevato tasso di edificabilità li ha costretti ad eliminare l’uso residenziale della zona, a favore di un centro dotato di servizi necessari agli abitanti; scansando però le lodi che l’amministrazione tesse a se stessa, e andando di persona sul posto, si nota che dove dovevano esserci gli appartamenti si trova in effetti un abbozzo di fondamenta e un marciapiede, un inizio di lavori insomma costato 260 mila euro. Suona parecchio strano che un privato stanzi quei soldi, rinunci ai lavori per volere della giunta, che si giustifica, dopo avere coperto Castiglione di cemento e mattoni, dicendo che si è già costruito troppo, chieda ed ottenga una variante e come ringraziamento regali al paese un’area verde.

Nel quartiere gira poi un volantino, a firma del comitato, in cui si evidenzia il fatto che i futuri servizi garantiti dal nuovo centro non sono una necessità: fornaio, macelleria, banche, parrucchiera sono già presenti, e quello che manca è abbondantemente coperto dai tre centri già esistenti a Castiglione. L’ipotesi più accreditata rimane che il privato abbia cambiato idea su come utilizzare la zona a fronte delle migliaia di abitazioni costruite in questi anni e di un mercato molto vicino all’esaurimento, abbia chiesto quindi una variante per modificare l’uso dell’area e ottenerne l’approvazione in cambio dell’impegno di costruire un’area verde spostata e ridotta rispetto al progetto iniziale. La cosa più tragica di tutto questo è per l’appunto l’approvazione della variante, ennesimo segnale di un vuoto politico abissale nel pensare una visione d’insieme della città. Variante approvata poi a sei mesi dalla scadenza amministrativa e dalla studio finalmente di un nuovo Piano Regolatore, già compromesso ancora prima di iniziare a farlo, dalle mille varianti e dalle mille lottizzazioni, da cinque anni di politica di concessioni ai privati, cemento e mattoni, rotonde, debito pubblico che già grava sulla futura amministrazione, accompagnato però sempre da una simpatica e frizzante autocelebrazione. Sic.


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