LE DICHIARAZIONI SBALORDITIVE DEL SINDACO
ECO-ENERGY STORY

di Franco Tiana

Le dichiarazioni del Sindaco di Castiglione, Fabrizio Paganella, sulle vicende dell’Ecoenergy - ex Castiglione Rifiuti - sono sempre più sbalorditive. In un recente Consiglio Comunale, ha dichiarato che era completamente all’oscuro della richiesta di Ecoenergy, in discussione in Commissione Edilizia, per il cambio di destinazione d’uso del capannone appena costruito sull’area oggetto di variante. Questa dichiarazione contrasta con le numerosissime comunicazioni indirizzate al Sindaco da parte dell’Azienda, dell’Ufficio Tecnico, dell’ASL e dell’ARPA in cui l’oggetto era proprio il cambio di destinazione d’uso dei locali sopra menzionati.

NEL 1976 LE CASE C’ERANO GIÀ
Non è la prima volta che contraddizioni di questo tipo si verificano. Dopo il primo incendio, in cui si sprigionarono nell’atmosfera numerose sostanze nocive, il Sindaco, in un incontro con gli abitanti della zona che si lamentavano per quello che era successo e per i problemi che avevano avuto, dichiarava che “non avevano poi tanto motivo di lamentarsi in quanto l’azienda era gia presente quando sono arrivate le abitazioni”. Questa affermazione, ripetuta anche nell’assemblea pubblica del 14 luglio, è priva di fondamento in quanto dalla aerofotogrammetria del 1976 (allegata al PRG) risulta chiaramente che le abitazioni di Via Petrarca e Via Tasso esistevano già, mentre nell’area dov’è insediata attualmente l’azienda vi era un campo agricolo. Se non andiamo errati l’insediamento in Via Tasso della Castiglione Rifiuti è avvenuto nel 1988-89.

L’INAGIBILITÀ DEL CAPANNONE
Dopo che i Vigili del Fuoco hanno comunicato al Sindaco di aver sospeso il Certificato di Prevenzione Incendi (CPI) è stata emessa ordinanza di inagibilità totale della porzione di capannone interessato dall’incendio. Purtroppo, però, il Comune non ha provveduto ad effettuare subito i controlli necessari per verificare se l’attività fosse stata sospesa dopo la revoca del CPI (per questo tipo di aziende è obbligatorio il CPI per poter lavorare). Questo controllo è avvenuto solamente il 2 novembre 2004 e solo allora è stata emessa l’ordinanza di chiusura dell’azienda. Molto probabilmente, se fossero stati effettuati i controlli che questi casi richiedono, il secondo incendio non si sarebbe sviluppato.

UN’ORDINANZA DOPO QUASI DUE MESI
Il Sindaco, il 13 agosto 2004, ha convocato una conferenza dei servizi per valutare il risultato delle analisi effettuate dall’ARPA al primo incendio. E’ stato predisposto un comunicato stampa in cui si dichiarava che “Valutati i risultati dell’ARPA del 10/08/04, si poteva affermare che la situazione era tornata alla normalità della situazione ambientale e venivano consigliate alcune cautele da prendere sul lavaggio della verdura”. Il Sindaco faceva pubblicare questo comunicato su tutti i mezzi di comunicazione locali ed i cittadini si tranquillizzarono. Purtroppo la situazione era ben diversa. Il nostro comitato, dopo aver analizzato il risultato delle analisi dell’ARPA assieme a dei tecnici di fiducia, ha appurato che le analisi evidenziavano una presenza di benzene, toluene, IPA e diossina in misura notevolmente superiore a quella consentita dalla legge. In considerazione di questi risultati, ha chiesto ufficialmente al Sindaco, all’ASL, al Presidente della Provincia ed al Prefetto se non ritenesse opportuno emanare un’ordinanza cautelativa che vietasse il consumo di verdure prodotte negli orti a ridosso dell’azienda. Il Sindaco rispose (Gazzetta di Mantova del 22/08/04): “Non intendo concedere spazio alle strumentalizzazioni né tanto meno alle voci allarmistiche fatte circolare su questa vicenda. Tutti i dati sono stati analizzati approfonditamente e quindi non c’è alcuna ordinanza da emettere. Ritengo la vicenda ormai chiarita nei suoi diversi aspetti”. Il 23 agosto 2004 il Sindaco fu smentito clamorosamente dall’ASL, che in un documento ufficiale dichiarava che “sui campioni di aria prelevata il 7 luglio si evidenziano concentrazioni elevate di benzene e toluene in conseguenza dell’evento in questione”. “La presenza significativa di idrocarburi - IPA - è da ricondursi all’incendio”. “Per quanto riguarda le diossine, il valore trovato risulta essere di gran lunga superiore a quelli abitualmente riscontrati”. In considerazione di questa valutazione chiedeva al Sindaco di adottare delle misure precauzionali per gli ortaggi coltivati nelle aree interessate dalla ricaduta dei fumi dell’incendio. Il Sindaco, contrariamente a quanto aveva dichiarato il 22 agosto, emetteva un’ordinanza - la n° 70/04 - in cui vietava di manipolare i terreni e di procedere a nuove coltivazioni fino a quando l’ARPA non avesse concluso gli accertamenti sui terreni. Si sconsigliava il consumo di tutte le verdure a foglia larga, mentre per le altre tipologie di verdure e frutta il consumo era subordinato ad un accurato ed abbondante lavaggio con acqua e sapone. La gravità di questa situazione è che questo provvedimento avrebbe dovuto essere preso nei giorni immediatamente seguenti all’incendio e non certo dopo quasi due mesi. Nel frattempo gli abitanti della zona avevano già mangiato e digerito quegli alimenti.

DELOCALIZZAZIONE E AMPLIAMENTO
Il Sindaco, il 30/08/04, ha firmato un protocollo d’intesa in cui si prevedeva la delocalizzazione di quest’azienda entro il dicembre 2006, ma purtroppo in questi due anni è stato fatto pochissimo per conseguire quest’obiettivo. È paradossale che, da una parte, si dichiara che questa azienda deve essere delocalizzata e dall’altra si concede alla stessa un ampliamento dell’area destinata ad attività produttiva mediante un cambio di destinazione d’uso. Per superare le difficoltà emerse nel Consiglio Comunale e, successivamente, con il documento dei capogruppo di maggioranza, il Sindaco ha indetto un incontro fra gli Enti, i capigruppo, l’Amministrazione Comunale ed il rappresentante del Comitato, che in quella occasione ha espresso la ferma contrarietà al cambio di destinazione d’uso di quell’area ed ha ribadito che la delocalizzazione è la soluzione a tutti i problemi che un’azienda insalubre di prima classe come questa pone quando nelle immediate vicinanze vi sono numerosissime abitazioni residenziali. Purtroppo gli Enti hanno confermato il parere positivo espresso precedentemente, la pratica è stata presentata in commissione edilizia appena tre giorni dopo l’incontro ed è stato così approvato il cambio di destinazione d’uso. Purtroppo dobbiamo ancora una volta constatare che alcuni politici sono abituati a dire tutto ed il contrario di tutto, smentendo oggi quello che solo ieri hanno confermato. E che dire quando li senti affermare che loro si sentono molto vicini ai cittadini?


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