LA SOCIETA’ DEI FATTI PROPRI

di Stefano Olivari

Questo mese ho “ceduto” la mia rubrica ad un bravissimo giornalista. Questo servizio rappresenta esattamente quanto avrei voluto scrivere alla vigilia delle elezioni. Ho pensato fosse bello proporvi queste riflessioni, scritte da uno dei pochissimi editorialisti sportivi veramente colti e liberi di far circolare le proprie idee.
Fabio Alessandria

Vietato avere opinioni, non solo sul sistema calcio (avete mai sentito un giocatore, di quelli così bravi ad insultare un guardalinee, criticare la Lega?) ma anche sul mondo in generale, al di là del piatto preferito o del cantante di culto. Eppure sarebbe interessante sapere per chi voteranno il 9 aprile Paolo Maldini o Del Piero, e soprattutto in base a quali considerazioni. Non perché siano diventati improvvisamente politologi o maestri di pensiero, ma perché oltre ad essere cittadini sono figure di riferimento per migliaia o addirittura milioni di persone, e giornalisticamente il loro parere sarebbe più interessante delle condizioni del ginocchio o delle dieci finali che li aspettano. Alla naturale vocazione censoria del mondo del calcio si sono aggiunte negli anni considerazioni di immagine, che impongono ai calciatori più in vista di non inimicarsi nessun ‘mercato’. Non sia mai che gli acquirenti di scarpe con idee di sinistra non comprino l’ultima meraviglia pubblicizzata dal giocatore di destra, con ammortizzatori ed effetto foglia morta incorporato… Ci viene in mente un memorabile servizio del Guerin Sportivo, proprio alla vigila delle elezioni politiche del 1976, riguardante le intenzioni di voto dei calciatori, come esempio di servizio inimmaginabile oggi: con i media di oggi, i giornalisti di oggi e i calciatori di oggi. Una lettura che ci ha scaldato il cuore, non esistendo più quasi nessuno dei partiti citati, perlomeno nella forma di allora, anche se quella Italia non è per niente morta, anzi. Non è un caso che il partito più ‘votato’ dai 293 calciatori e allenatori di A e B che non trovarono niente di male nel rendere pubbliche le proprie idee fu la Democrazia Cristiana. Fra gli altri, lo Scudocrociato poteva vantare sostenitori come Giordano e D’Amico (Lazio), Sandreani, e Prati (Roma), Beatrice (Fiorentina), Mazzola, Facchetti e Oriali (Inter), Rivera, Benetti (Milan), Burgnich e Savoldi (Napoli), Furino, Anastasi e Causio (Juventus), Graziani, Pulici e Sala (Torino). Solo per citare i primi nomi che saltano all’occhio. Molto vicino nell’Italia reale alla Dc, in quella calcistica il Pci non arrivava nemmeno alla metà dei suoi consensi. Fra i simpatizzanti del partito di Berlinguer i più famosi erano Boninsegna e Fedele (Inter), Orlandini e Landini (Napoli), Boranga e Festa (Cesena), Morini (Roma), Niccolai (Cagliari) Sabadini (Milan). Più successo del Pci riscuoteva fra i calciatori e gli allenatori italiani il Psi, che di lì a poco sarebbe entrato nell’era craxiana: Desolati (Fiorentina), Riva (Cagliari), Vieri padre e Bordon (Inter), Castagner, Novellino e Nappi (Perugia), Di Marzio (Catanzaro), Albertosi, Chiarugi, e Calloni (Milan), Radice (Torino). Nel Movimento Sociale Destra Nazionale non mancava una buona rappresentanza della Lazio (Wilson), che due anni prima era stata campione d’Italia, e fra i simpatizzanti Marangon (Vicenza) e Bellugi (Bologna). Dall’altra parte della barricata, fra i potenziali votanti di Democrazia Proletaria, Sollier (Perugia) e il sampdoriano Zecchini. Di tutto e di più nei partiti che una volta si definivano laici: socialdemocratici erano Kawasaki Rocca (Roma), Scala (Milan), repubblicani Fabio Capello (Juventus), Trapattoni e Maldera (Milan), liberali Gentile e Morini (Juve), oltre che Graziano Bini (Inter). Fra gli intervistati unico simpatizzante dei radicali il genoano Campidonico, mentre del Volkspartei ovviamente non un pugliese ma Klaus Bachlechner, del Verona. In sintesi, dei 293 votanti 141 si erano detti democristiani, 60 socialisti e 42 comunisti. Ma come andarono poi le elezioni di quel 20 giugno 1976, quelle che secondo molti commentatori politici avrebbero dovuto segnare il sorpasso del Pci? Tanto da ispirare il leggendario ‘Turatevi il naso e votate Dc’ di Indro Montanelli? Prendendo i dati della Camera: Dc prima con il 38,7 per cento, Pci secondo con il 34,4, Psi terzo con il 9,6, poi Msi (6,1), Psdi (3,1), Pli (1,3), eccetera. Situazione che portò a vari mutamenti: Andreotti presidente del Consiglio nel famoso governo della ‘non sfiducia’, un monocolore Dc che stava in piedi a forza di consociativismo, mediazioni e veti incrociati, Craxi al posto di De Martino come segretario del Psi dopo il congresso del Midas, Berlinguer alla ricerca di uno smarcamento da Mosca. In sostanza due partiti-chiesa rappresentavano il 73 per cento degli italiani: inimmaginabile nell’era della destrutturazione, in cui ognuno rappresenta a malapena se stesso. Con gli occhi di oggi fa un po’ tutto ‘Anima mia’, ma in definitiva balza all’occhio che quei giocatori, mediamente meno attrezzati culturamente di quelli di oggi e molto più condizionabili dai rispettivi club (fra il vincolo e tutto il resto), non avevano paura di esprimere un’idea. Avevano toraci più piccoli, gambe meno muscolose e colli da persone normali: il doping, più centrato sull’aspetto aerobico che su quello muscolare, era diffuso quasi come oggi ma l’impatto visivo era diverso. Insomma, non era un calcio migliore, però era giocato da persone e non da burattini creatori di consenso. I famosi calciatori che devono rappresentare un modello positivo…
Fonte: www.indiscreto.it