COPRIFUOCO

di Diego Albano

L’intento di dotare il comune di telecamere a circuito chiuso farà discutere i castiglionesi, nonostante siano già abituati a questa sorveglianza indiscreta. Le telecamere, infatti, tengono d’occhio gli istituti bancari e l’ufficio postale della città. Cioè tutti i luoghi bersagliati dalle rapine durante il 2005. Di per sé non è una buona ragione per togliere i sistemi di sicurezza dalle banche, se non altro perché possono rivelarsi utili in sede d’indagine. Ma il tanto decantato principio di deterrenza non convince, e sono proprio i numeri delle rapine a dimostrarlo. Soprattutto se, in linea di massima, non esiste un luogo più pericoloso di altri dove la presenza di una telecamera sia determinante. Si può appoggiare questo tipo di provvedimenti solo condividendo una logica di fondo repressiva, una linea politica che privilegia il controllo a scapito della qualità di vita di un paese. E’ vero che la telecamera risponde a un bisogno di sicurezza immediato, che vede nella strada una fonte di pericolo imminente. Ma è anche vero che uno dei reati in crescita esponenziale, la truffa telematica, ha poco a che fare con i vicoli bui e la presenza di extracomunitari. Si cerca, in sostanza, di rispondere più ad un ipotetico timore dei cittadini aumentando gli strumenti di controllo, senza allargare l’orizzonte e agire così a monte del problema. Non si può affrontare la questione “sicurezza” soltanto da un punto di vista poliziesco. Ancora una volta l’esempio del quartiere “cinque continenti” è lampante. In pochi l’avrebbero detto, eppure tra quelle vie che tanto spaventano gli onesti cittadini di Castiglione non si consumano crimini. Almeno non più che in altri luoghi. Fioriscono attività illegali, certo. Ma il disagio ha altre cause e meriterebbe altri provvedimenti, a partire da una politica sociale e urbanistica che riduca l’isolamento del quartiere e dei suoi abitanti. Se poi l’importanza della gestione del territorio è fondamentale per la sicurezza delle persone, lo è a maggior ragione per la tutela ambientale. In questo numero anticipiamo la provocazione di un comitato che vorrebbe mettere un freno alle famose “varianti ai piani regolatori” e promuovere uno sviluppo diverso dell’area gardesana e collinare. Il primo atto di questo nuovo corso potrebbe essere una sorta di coprifuoco per le famigerate varianti, uno stop lungo qualche anno, giusto il tempo per sedersi attorno a un tavolo far sì che l’edilizia non sia, come troppo spesso accade, solo una questione privata. Abbiamo girato la domanda ai sindaci di quattro comuni strategici nel panorama delle colline moreniche. Purtroppo, nonostante l’importanza della questione messa sul tappeto, dei quattro sindaci interpellati due non ci hanno voluto rispondere. Forse per ragioni di sicurezza.