ECOENERGY: CI STANNO PRENDENDO IN GIRO

di Claudio Morselli

Nuova puntata, purtroppo, della storia infinita di Ecoenergy. Nel numero scorso abbiamo raccontato dei fatti “incredibili” e delle “strane” procedure di cui questa storia è costellata. Oggi siamo qui a dover informare i nostri lettori delle giravolte politiche che hanno prodotto una nuova conferenza dei servizi e una conclusione magistrale del nuovo capitolo di questa storia: allargare l’area produttiva senza ampliare l’attività, rimandando alle calende greche la delocalizzazione dell’azienda. Ma non avevano detto, i capigruppo della maggioranza, e in modo solenne, che erano decisamente “contrari ad ogni cambio di destinzione d’uso”? E non ci avevano ricordato che la variante n. 26 del 2003 era stata concessa esclusivamente “per la creazione di nuovi uffici, ricovero automezzi… eccetera eccetera”? Dove sono finiti, ora, i capigruppo di maggioranza? Hanno perso la facoltà di parola? E dov’è finita la famosa Commissione comunale che, istituita un anno fa, avrebbe dovuto trovare una soluzione al trasferimento dell’azienda? E che dire del nostro Sindaco che allarga le braccia in attesa di una “possibilità concreta di delocalizzazione”… “se ci sarà…” (!!!)…? Ormai sembra non sia più solo un sospetto: ci stanno prendendo in giro. Ha perfettamente ragione il Comitato dei cittadini nel denunciare l’ipocrisia di chi, a parole, dichiara di voler spostare l’azienda e, nei fatti, concede varianti e modifiche di destinazione d’uso che ne favoriscono una presenza stabile e duratura nella sua attuale, infelice e pericolosa collocazione, dove un’industria insalubre di prima classe non dovrebbe stare. Probabilmente non sono bastati i tre incendi, le insufficienze dei sistemi di sicurezza e il fatto che, come ci ricorda la relazione dell’ing. Miani, “il rischio di incendio attuale viene valutato elevato” e che, in caso di incendio, “si conferma che la combustione dei rifiuti emette dei fumi tossici che possono creare una situazione di emergenza nell’area interessata dalla ricaduta”. Si aggiunga che, nella stessa relazione dell’ing. Miani, si sostiene che non sono compiutamente rispettate le prescrizioni dei Vigili del Fuoco, mentre sappiamo che, dopo l’incendio del 2004, l’attività produttiva proseguì per quattro mesi senza il prescritto certificato di prevenzione antincendi. Per quanto riguarda gli effetti negativi provocati dal rumore delle lavorazioni, invece, apprendiamo, sempre dalla relazione Miani, che “manca una valutazione di impatto acustico” e che “occorre prevedere una campagna di rilievi fonometrici” di cui non si ha ancora notizia. Siamo dunque in presenza di una situazione di illegalità o irregolarità diffusa che non sappiamo fino a che punto sarebbe stata tollerata se il titolare di questa azienda non fosse stato un noto esponente politico locale, coordinatore cittadino di Forza Italia.