MONDO PRECARIO

di Diego Albano

Li chiamano in tanti modi: collaboratori a tempo determinato, co.co.co, oppure, più semplicemente, interinali. Sono la nuova leva del mercato del lavoro, nata con il celebre pacchetto Treu ed ora in costante crescita sull’onda delle ultime trovate legislative. Nel panorama locale, le file dei precari sono state recentemente ingrossate dai tracolli di Wella e Rapetti.
Per gli ex dipendenti di queste fabbriche si apre ora una girandola di collaborazioni a termine, condita da intervalli di ansiosa disoccupazione spesa nel pellegrinaggio tra un’agenzia interinale e l’altra. Nella speranza, dettata da un mero retaggio storico, di poter raggiungere un giorno o l’altro l’agognato posto fisso. Speranza piuttosto vana. Con l’approvazione della legge 30, l’attuale regime di precarietà diffusa ha ricevuto la propria cresima. Questo è il mercato del lavoro promesso, la norma dei prossimi anni. E’ un dato importante, dal quale emerge che l’attuale regime flessibile non sarà una breve parentesi. Anzi. Il decreto legislativo 276 già prevede nuove categorie contrattuali: lavoro in affitto, condiviso, job on call e tutto ciò possa tornare utile ad eliminare vincoli e garanzie nei confronti dei lavoratori dipendenti. Purtroppo il quadro nazionale non offre speranze di un rapido cambiamento. Mentre un’idea alternativa alle politiche liberiste stenta ad affermarsi anche nella coalizione di centro sinistra, le forze sindacali (quando non espressamente a favore di un mercato flessibile, come Cisl e Uil), restano un passo indietro. Esiste, infatti, una sigla, il NIDIL-CGIL, che ancora fatica a farsi punto di riferimento e presenza viva nelle fabbriche. Ma rappresenta comunque un punto di partenza. Nei limiti di una legge che pare strutturata per neutralizzare l’azione sindacale, anche il Nidil mantovano può e deve lavorare per associare i lavoratori interinali e dare loro una voce. Lo può fare in sede di contrattazione locale, con la presenza attiva e costante nelle aziende e nelle realtà produttive della zona.
Non ci sono altre strade utili. In assenza di un nuovo messaggio politico occorre costruire l’alternativa dal basso, con un rinnovato slancio a partire proprio dal mondo dei lavoratori precari. Indispensabile, in tale azione, inaugurare quell’ alfabetizzazione sindacale che tanto è mancata ai lavoratori Wella, e che appare ora decisiva per frenare l’attuale deriva liberistica.
Senza un tale cambio di rotta anche gli accordi di “outplacement”, come quelli recentemente ottenuti proprio sul fronte Wella, serviranno solo a gettare altri lavoratori in una giostra di incertezze e false promesse.

A tempo indeterminato.