BRAVO FONTANILI
ORA NO AL REFERENDUM

di Claudio Morselli

Bravo Fontanili! Ce l’ha fatta. È stato confermato Presidente della Provincia al primo turno, senza dover andare al ballottaggio e il candidato del centrodestra Nanni Rossi ha dovuto prendere atto della fragilità del progetto che lo sosteneva. È stato un risultato certamente positivo, per l’Unione, e lo stesso vale per l’esito complessivo, su scala nazionale, di queste elezioni amministrative. Confermando i sindaci uscenti di Roma, Napoli e Torino, guadagnando consensi un po’ dappertutto, il centrosinistra ha respinto al mittente il preavviso di sfratto al governo che Silvio Berlusconi aveva chiesto agli elettori. E ora l’ex premier si ritrova in mano solo la Sicilia e il comune di Milano, dove il centrosinistra ha oltretutto “rischiato” di vincere. Non solo. Il calo di affluenza alle urne ha penalizzato la Casa delle Libertà perché buona parte dell’elettorato di centrodestra non condivide la politica delle barricate, delle crociate e della delegittimazione portata avanti dal capo dell’opposizione. In molti, non solo non hanno raccolto l’appello alla mobilitazione generale ma gli hanno addirittura voltato le spalle, rinunciando ad andare a votare. E dire che Feltri, dalle colonne di Libero, proprio il giorno prima delle elezioni l’aveva avvertito, Silvio Berlusconi: “Sei sicuro che la piazza di centrodestra, poco avvezza alle manifestazioni, ti venga appresso?”. È bene che sia finita così. Chissà che si creino le condizioni affinché la politica italiana, pur nella diversità delle posizioni e nell’asprezza della competizione, torni ad essere improntata al reciproco rispetto e possa, in un futuro ravvicinato, fare riferimento ad un quadro di regole condivise. Ma perché ciò possa accadere è molto importante che al prossimo appuntamento del referendum del 25 e 26 giugno il popolo italiano si esprima negativamente sulla modifica della Costituzione approvata a maggioranza dal centrodestra. Il testo votato è molto controverso, soprattutto nell’attribuzione delle competenze a legiferare tra Camera e Senato e nella sovrapposizione di funzioni tra Stato e Regioni. Contrariamente a quanto è stato affermato, non semplifica affatto i procedimenti legislativi ma, anzi, li rende ancora più complicati, accentuando ancora di più i gravi dubbi interpretativi che già oggi sono causa di conflittualità tra Stato e Regioni, e sui quali è chiamata sempre più spesso a pronunciarsi la Corte Costituzionale. L’aspetto più negativo è certamente l’eccessiva concentrazione di poteri nelle mani del Presidente del Consiglio, che stravolge il senso della concezione democratica della nostra Repubblica e che prefigura, non già la dittatura della maggioranza, ma la dittatura del premier. È per questo che è importante la vittoria del NO in questo referendum. Ciò non significa che la Costituzione debba essere intoccabile, ma significa, a mio giudizio, almeno due cose. La prima, che la Costituzione non deve essere né di destra né di sinistra, ma deve rappresentare un patrimonio condiviso, un punto di riferimento irrinunciabile per la stragrande maggioranza dei cittadini italiani. La seconda, che se si deve modificare la nostra Carta Costituzionale occorre procedere nella direzione diametralmente opposta, ovvero non verso la concentrazione del potere ma verso il suo decentramento, attraverso forme di effettiva partecipazione dei cittadini ai processi decisionali. Il bilancio partecipativo, che si applica già in molti comuni, può essere senza dubbio uno degli strumenti da utilizzare per rifondare la politica e realizzare il potere di tutti.