VOLONTARIATO: IL GOVERNO TAGLIA I FONDI

di Dario Ferrarini

Il mondo del volontariato si sta muovendo per bloccare una modifica, proposta dal governo, alla legge quadro per il volontariato 266/91, che di fatto taglierebbe del 75 per cento i fondi destinati ai Centri Servizio di Volontariato (CSV). In Italia i centri di servizio sono settantasei, e svolgono un ruolo importantissimo per la formazione dei volontari impegnati sul territorio. Come ci spiega Giacomo Zanni, presidente del Centro Servizio di Volontariato mantovano, “l’attuale legislazione prevede che attraverso un quindicesimo degli utili delle fondazioni bancarie, vengano finanziati i CSV: il loro compito è fondamentalmente quello di promuovere il volontariato, per esempio attraverso incontri nelle scuole con le varie associazioni, e nello stesso tempo provvedere alla gestione fiscale e amministrativa, oltre che garantire la democraticità dello statuto, in modo tale che si possa parlare di vero volontariato. Facciamo anche corsi di formazione, riguardanti tutti gli aspetti della vita delle associazioni (ambiti, scopi, raccolta fondi , promozione delle varie attività di volontariato)”. I CSV inoltre gestiscono le banche dati dei volontari: “in provincia di Mantova operano 530 associazioni, delle quali circa la metà aderiscono ad organizzazioni pù grandi, come per esempio l’AVIS e l’AUSER, mentre l’altra metà ha come unico sostegno quello dei CSV. Con la pesante diminuzione dei fondi destinati a questi centri, vengono svantaggiate proprio queste associazioni più piccole, che non hanno rappresentanza a livello generale”. I CSV hanno quindi un ruolo fondamentale, soprattutto perché permettono alle associazioni di fornire delle competenze specifiche ai volontari, in modo che all’impegno civile si aggiunga la professionalità e la conoscenza, necessarie per operare nel mondo della sanità, dell’assistenza sociale e della cultura. Parte dei fondi tagliati andranno a finanziare il servizio civile, una scelta impropria, dato che non si tratta di volontariato, e che questo servizio andrebbe finanziato dai fondi pubblici. “A livello locale è necessario che tutte le associazioni diventino parte di una rete comune, esse non devono sostituire l’attività dei comuni, ma collaborare per migliorare la vita sociale, per fare emergere i diritti dei più bisognosi”.


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