ACQUA, IL RUBINETTO APERTO
UNA QUESTIONE GLOBALE

di Luigi Chesini

Le stime indicano che la Terra abbia 1.400 milioni di chilometri cubi d’acqua, che copre il 71% della superficie terrestre, di cui il 97% salata. L’acqua dolce, quindi, rappresenta il 3% del totale, ma di questa il 68,7% è contenuta nei ghiacciai e il 30% in falde sotterranee troppo profonde per essere utilizzate, perciò solo lo 0,3% dell’acqua dolce si trova in superficie (fiumi, laghi e sorgenti), quindi può essere usata per usi umani solo lo 0,008% dell’acqua totale presente sulla Terra. A livello mondiale il 70% delle risorse idriche sono consumate per l’agricoltura, il 20% per l’industria e il 10% per altri usi. Il consumo d’acqua nel mondo, negli ultimi anni, è aumentato di sei volte, a un ritmo più del doppio del tasso di crescita della popolazione. Questo ha fatto diminuire la disponibilità pro capite, che dal 1950 al 1995 è passata da 17.000 a 7.500 metri cubi. Nella realtà delle singole regioni esistono gravi situazioni di stress idrico: circa 1,4 miliardi di persone non hanno acqua potabile a sufficienza, un miliardo beve acqua non sicura, 3,4 milioni muoiono ogni anno per malattie trasmesse dall’acqua. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha stabilito la soglia minima del fabbisogno idrico per persona in 1.700 metri cubi di acqua l’anno (per usi potabili, irrigui, industriali, energetici). Nel rapporto dell’Unesco, “Water for people – Water for life”, presentato il 5 marzo dello scorso anno, si individuano, tra i paesi più poveri d’acqua, il Kuwait (10 metri cubi l’anno per abitante), seguito dalla Striscia di Gaza (52 metri cubi), Emirati Arabi Uniti (58 metri cubi). I più ricchi d’acqua, invece, sono la Guyana Francese (812.121 metri cubi), Islanda (609.319 metri cubi), Guyana (316.689 metri cubi). L’Italia si classifica al 107° posto, con 3.325 metri cubi di acqua l’anno per abitante, ma un terzo degli italiani non ha un accesso regolare e sufficiente all’acqua potabile, pur essendo l’Italia il paese EU con il consumo di acqua pro capite più alto (78 metri cubi /anno/abitante). Solo il 40% degli italiani beve acqua di rubinetto e gli italiani sono i primi consumatori di acque minerali al mondo, pur essendo un litro di queste ultime centinaia di volte più care dell’acqua di acquedotto (circa un millesimo al litro contro le varie decine di centesimi delle acque imbottigliate); e molto meno salutare, nonostante le comunicazioni pubblicitarie. Il degrado del patrimonio idrico del paese non cessa di aggravarsi. Il 30% degli abitanti vive in capoluoghi che non hanno un sistema di depurazione; sono rare le città meridionali dove la depurazione supera il 25% delle acque reflue. Gli sprechi dovuti all’incuria del sistema idrico rappresentano, in media il 30% delle acque (ma in certe zone anche il 70%) si disperde dalle condutture. Lo spreco nei consumi domestici è elevatissimo. La politica ha lasciato sussistere una grande frammentazione nella gestione dell’acqua (8mila comuni) e non ha mai applicato la legge Gelli (n.36/1994), che mirava a rendere più efficace la gestione delle risorse idriche. Ha invece scelto la via della privatizzazione. Per quanto riguarda i consumi domestici, per parlare di condizioni accettabili di vita occorrono non meno di 50 litri d’acqua il giorno per ogni essere umano. Nel mondo si passa da una disponibilità media di 425 litri il giorno di un abitante degli Stati Uniti a 10 litri il giorno di un abitante del Madagascar, 237 in Italia. Secondo i dati presentati al 1° Forum Alternativo Mondiale sull’Acqua tenutosi a Firenze il 21 e 22 marzo 2003 dall’AMREF, quotidianamente per un bagno in vasca si consuma fra i 120 e i 160 litri, per una doccia di tre minuti 30 litri, per un carico di lavatrice dagli 80 ai 120 litri, per lavare i piatti a mano 20 litri, per bere e cucinare 6 litri, per lavare denti – senza lasciare aperto il rubinetto! – 2 litri, per lavare le mani un litro e mezzo di acqua e tra i 10 e i 16 litri di acqua quando si tira lo sciacquone. “Le riserve d’acqua stanno diminuendo – afferma Koichiro Matsuura, Direttore Generale dell’Unesco – mentre la domanda cresce a un ritmo insostenibile. Tra vent’anni, ogni persona disporrà, in media, di un terzo d’acqua in meno”. Nella peggiore delle ipotesi, a metà di questo secolo saranno 7 miliardi di persone in 60 Paesi a soffrire di scarsità d’acqua. Nella migliore delle ipotesi, invece, saranno 2 miliardi in 48 Paesi. Questo dipenderà da fattori come la crescita della popolazione e l’adozione di politiche adeguate.


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