LA CADUTA

di Diego Albano

NEL GIRO DI UN PAIO D’ANNI
FRANCO AZZINI HA PERSO
LAVORO E ALLOGGIO.
ORA VIVE A CASTIGLIONE,
TRA LA SUA AUTO E
UNA TENDA DA CAMPEGGIO

Ascoltando Franco Azzini, seduti tra una vecchia auto e una tenda da campeggio nel bel mezzo della zona industriale di Castiglione, viene da pensare che non sia tutta una questione di sfortuna, nonostante negli ultimi due anni il nostro uomo abbia perso il lavoro, la salute e la casa. C’è dell’altro: gli affitti alle stelle, i salari in costante affanno, le spese sanitarie. E una crisi produttiva che non dà segni di ripresa. La sua storia inizia dal fallimento dell’azienda artigianale nel quale era impiegato come operaio. Seguito dal tentativo, a 47 anni, di ricominciare dalla gestione di un bar: “Avevo un paio di conoscenti a Perugia che volevano cedere un Bar - racconta Azzini - così mi sono trasferito, ma dopo un paio di mesi sono stato colpito da una trombosi bilaterale agli occhi. A Perugia sono rimasto un anno per sottopormi ai trattamenti laser. Tutt’ora ho una diottria e mezza all’occhio destro e mezza al sinistro.” Come se non bastasse, negli ultimi mesi è comparsa una “forma di diabete ereditario molto grave, che mi ha causato un’infezione alle gambe. Rischio l’amputazione.” Nel giro di un anno, i problemi di salute vanificano così i nuovi progetti di lavoro. E Azzini, prosciugati i risparmi, se ne torna a Montichiari, dove vive con il fratello Giuseppe, operaio in un’azienda castiglionese. L’affitto del bilocale è di circa 400 Euro. Lo stipendio del fratello, unica entrata fissa di casa, sfiora invece i 900 Euro. Nel frattempo, i due hanno però chiesto dei prestiti per sostenere le spese di affitto: per coprire questi prestiti, Giuseppe versa tutt’ ora circa 200 Euro mensili alle banche. “Ad un certo punto – spiega Franco – non ce l’abbiamo più fatta a pagare il padrone di casa. Così ce ne siamo andati”. Il parcheggio dell’azienda di Giuseppe, ancora in grado di lavorare, è parsa la scelta migliore. Sistemati armi e bagagli, è cominciato il pellegrinaggio istituzionale in cerca d’aiuto. Dopo un tentativo al comune di Castiglione (che non ha competenza sul caso, perché i fratelli figurano residenti a Montichiari) il sindaco di Montichiari Gianantonio Rosa ha promesso di occuparsi del caso, mettendo a disposizione un alloggio che, a quanto afferma Franco, dovrebbe essere libero dopo lo sfratto di un extracomunitario. Inoltre gli assistenti sociali monteclarensi accompagnano regolarmente franco all’ospedale per le medicazioni alle gambe, mentre proseguono le pratiche per la pensione di invalidità. L’attenzione della stampa locale ha poi migliorato la situazione, dando inizio ad una “gara di solidarietà” che ha fruttato una tenda da campeggio decisamente più comoda della vecchia Ford Fiesta. Ad Azzini, però, resta l’amaro in bocca: “Quando è un italiano ad essere in difficoltà c’è poca mobilitazione. Ci si aspetta che l’Italiano non abbia problemi di questo tipo, è quasi un razzismo al contrario”. Di tutt’altro tono l’ assessore ai servizi sociali di Montichiari Elena Zanola, che afferma di essere “stupita. Ci si chiede come mai non si siano rivolti prima al comune. Mi stupisce poi che due persone, che sono ancora giovani, non riescano a trovare un appartamento di due stanze avendo a disposizione uno stipendio e una pensione. Con grande rincrescimento vogliamo dire che se sono giovani devono darsi da fare. Non capiamo anche come mai a Castiglione non abbiano chiesto la residenza. Ovviamente il comune provvederà, siamo sempre molto disponibili.” I fratelli monteclarensi sembrano comunque in buona compagnia. Secondo la responsabile della Caritas di Castiglione Giordana Peschiera “la situazione sta peggiorando. Attualmente nella nostra città ci sono circa 10 senzatetto, uno dei quali è italiano. Ovviamente sono gli stranieri ad essere in condizioni peggiori, ma stanno aumentando le famiglie, anche italiane, che sono al limite della povertà e fanno fatica ad arrivare a fine mese. Spesso dipende dalle relazioni che ha una persona, dall’aiuto che può ricevere dalla famiglia o dagli amici. Il problema è che se queste persone restano troppo tempo in una situazione di povertà poi è difficile anche recuperarle, tendono a lasciarsi andare. Credo inoltre che le istituzioni non facciano abbastanza: manca un progetto, si affronta solo i casi d’emergenza senza preoccuparsi della prevenzione. Bisogna fare di più, altrimenti avremo cittadini di serie A e cittadini di serie B”. Che poi siano italiani o stranieri, poco importa.


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