E TRE

di Diego Albano

Puntuale come la stagione estiva. Per la terza volta nel giro di un anno, lo stabilimento della “Castiglione Rifiuti” è andato in fumo. Da solo, a quanto pare. Nella relazione tecnica dei vigili del fuoco, le fiamme sembrano infatti essere divampate per “autocombustione”. Un elemento che allontana le ipotesi di estorsione legate ai primi due incendi, datati rispettivamente 6 luglio e 6 agosto 2004. Ma il caso politico non cambia di una virgola, anzi. Tornato all’ordine del giorno, la questione della delocalizzazione dell’azienda sembra aver fatto un passo avanti durante il consiglio comunale del 4 agosto. E’ stata infatti accettata la proposta del consigliere di opposizione Giovanni Saviola di affidare ad un team di esperti l’individuazione di aree adatte al trasferimento della ditta, con la possibilità, nel caso in cui Castiglione non offra alternative valide, di cercare un sito “fuori città”. Il provvedimento, anche se aumenterà la pressione sul titolare Franco Nodari (coordinatore cittadino di Forza Italia, cioè uno dei più importanti referenti politici dell’attuale giunta), rischia di restare lettera morta: il sindaco Fabrizio Paganella ha ribadito che “rimarrà il passaggio, fondamentale, del convincimento della proprietà a trasferirsi nel sito individuato”. Niente di particolarmente nuovo, insomma, se si considera che la prima dichiarazione analoga è datata 15 luglio 2004, quando nel corso di una turbolenta assemblea pubblica lo stesso primo cittadino si dichiarò impegnato ad ottenere il trasferimento della Castiglione Rifiuti; il 30 agosto successivo fu poi firmato un protocollo d’intesa tra il comune e la ditta, nel quale entrambe le parti si impegnavano a trovare una soluzione. Nel frattempo, la sicurezza dello stabilimento non sembra aver fatto passi avanti. Sempre dalla relazione del comando provinciale dei Vigili Del Fuoco, si legge che “ è stato installato un contenitore-distributore mobile di gasolio da m3 9,00 non preventivamente autorizzato ed in difformità per quanto riguarda le distanze di protezione.” la nota rileva anche irregolarità amministrative: “il documento di valutazione dei rischi previsto dall’art 4 del decreto legislativo 696/94, datato agosto 2003, non è stato rielaborato successivamente alle modifiche apportate dopo gli incendi, in particolare per il rischio derivante dall’autocombustione del c.d.r.” dove per c.d.r. Si intende “combustibile derivato da rifiuti”, assimilato tra i rifiuti speciali. I vigili hanno quindi provveduto a segnalare la necessità di “ridurre i quantitativi di materiale in lavorazione ed in deposito autorizzati ad una quantità non superiore il 30%”, misura promulgata dal comune il 4 agosto. Sempre il 4 agosto, nella conferenza dei servizi tra il comune, l’ARPA (agenzia regionale per la protezione dell’ambiente), l’Asl e il comando dei vigili del fuoco della provincia, si definivano le analisi da effettuare nell’area interessata alla ricaduta dei fumi. I primi risultati, resi noti alla metà del mese, hanno dato esiti rassicuranti per quanto riguarda l’inquinamento dell’aria, del canale “Gozzolina” e per la concentrazione di polveri sospese. Il che non basta a placare le rimostranze degli abitanti di via Tasso e del comitato guidato da Franco Tiana, tornato all’attacco con una nota nella quale si chiede “con forza, dopo averlo fatto gia l’anno scorso ma con scarsi risultati, che l’Amministrazione Provinciale, metta all’ordine della sua attività, la delocalizzazione di questa azienda”. Sotto i riflettori questa volta è finita proprio l’amministrazione provinciale alla quale spettano, in collaborazione con Arpa e Asl, le ispezioni aziendali per il controllo della sicurezza. Intervenendo su un quotidiano locale, l’assessore provinciale al lavoro Giovanni Tosi ha sottolineato che “è vero che la provincia deve fare i controlli, ma è altrettanto vero che il sindaco ha le responsabilità delle decisioni favorevoli all’ampliamento e della salute pubblica”. Eppure già l’anno passato (Civetta di settembre 2004) una fonte anonima, vicina agli ambienti della giunta provinciale, affermava che preannunciare le ispezioni “è un atto dovuto”. Pessima abitudine, soprattutto d’estate.


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