FONDI PERDUTI

di Luca Morselli

Il Centro di Formazione Professionale di Castiglione da questo anno non svolge più corsi serali di formazione permanente, percorsi formativi di due anni che rilasciano al termine un attestato di qualifica professionale. Non lo fa perché mancano i fondi. La Regione negli ultimi tre anni ha progressivamente ridotto i finanziamenti per tutte le scuole di formazione professionale, fino a impedire l’avvio nel settembre 2004 delle scuole serali. Ora al Cfp esistono solo scuole diurne; anche queste però stanno subendo una sostanziale modifica, passando da due alla durata di tre anni e permettendo così ai frequentanti di assolvere l’obbligo scolastico.
Le scuole serali invece cessano semplicemente di esistere. Strutturate su un arco di due anni si propongono di formare professionalmente persone già inserite nel lavoro che intendono migliorare la loro qualifica o acquisirne una. Il costo è intorno ai cinquanta euro annui e prevede più di mille ore di insegnamento fra i due anni.
Tolte le scuole serali del Cfp rimangono quelle private: i costi qui sono venti volte più alti, non risultando di conseguenza accessibili a tutti.
I fondi utilizzati dalla Regione per i centri di formazione professionale che risultano a carico del proprio bilancio sono però solo una parte di tutte le risorse. Esiste un Fondo Sociale Europeo che stanzia i finanziamenti. Il problema diventa quindi come regolarne la ripartizione: per fare questo si utilizza un sistema d’accreditamento che valuta le capacità progettuali e le garanzie dei soggetti che richiedono di attingere al Fondo europeo. Qui la prima parola spetta alla Regione.
I Centri di Formazione dal 2002 non appartengono più alla Regione ma alla Provincia e sono gestiti dall’ assessorato provinciale per la formazione e il lavoro. Una scelta fatta perché la Provincia è più vicina al territorio e più in grado di selezionare e indirizzare i corsi di formazione a seconda delle necessità e della domanda della zona.
Il suo ruolo si ferma qua. I fondi e tutti i finanziamenti arrivano dalla Regione, la quale soprattutto regola l’accesso al 75% del Fondo Europeo e ne gestisce l’utilizzo sempre attraverso un sistema d’accreditamento. Le segreterie dei sindacati scuola di CGIL, CISL e UIL denunciano da un paio d’anni la cattiva gestione del finanziamento pubblico da parte del governo regionale: il sistema d’accreditamento non dà garanzie sufficienti permettendo invece a chiunque di accedere al finanziamento pubblico: la cronaca di questi ultimi anni ci ha raccontato spesso lo scoppio di scandali legati a corsi-fantasma che figuravano attività e allievi inesistenti.
Fra tagli pesanti ai finanziamenti per i centri di formazione professionale e una cattiva gestione delle risorse del finanziamento pubblico al Cfp i fondi per i corsi serali mancano.
Un problema che riguarda tutti: il Cfp è un ente pubblico e chi ne fruisce è la pubblica utenza.
C’è da considerare, inoltre, che questa situazione influisce negativamente sulle aziende e sul sistema produttivo locale.
Di fronte ai problemi di tenuta occupazionale che ci ritroviamo e pur in presenza di impegni roboanti assunti a parole dai responsabili della giunta regionale, si arriva al paradosso che molte delle occasioni occupazionali che, pur nelle difficoltà del momento, si riescono a creare sono vanificate perché le aziende non trovano il personale qualificato richiesto. E il Cfp sarebbe benissimo in grado di andare incontro a queste necessità, proprio con la realizzazione di quei corsi che, al momento, sono stati tagliati.


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