LATTE AMARO

di Diego Albano

COME FUNZIONAVA LA TRUFFA DEL LATTE ADULTERATO SCOPERTA DALLA PROCURA DI MILANO CHE HA COINVOLTO UN DIPENDENTE "INFEDELE" DELLA STERILGARDA.

Solo una “Mauvaise expérience Italienne”. Alain Marie, patron della Delice Lait, tira un sospiro di sollievo. L’imprenditore francese risulta infatti estraneo alla truffa che permetteva a un gruppo di trafficanti di lucrare su partite di latte adulterato. Proprio dalla Delice Lait di moyon, stabilimento normanno forte di una cinquantina di dipendenti, provenivano gli scarti (come siero e panna) mischiati in Italia con acqua, sale permeato e latte scaduto. Il prodotto finito veniva poi rivenduto a note società di distribuzione di latte uht, che lo piazzavo, ignare, sul mercato nazionale. Dalla Delice Lait partono in media quaranta cisterne di latte alla settimana, delle quali un paio dirette varcano le alpi. Ma i rapporti commerciali con i cugini Italiani sembrano essersi già raffreddati. “facciamo affari sia con l’inghilterra che con la germania.
E lì, nessuno problema – afferma Marie, precisando che “quello che noi sappiamo è che ci sono test praticamente ad ogni entrata ed uscita delle cisterne della nostra impresa. La tracciabilità è impeccabile, non abbiamo niente da rimproverarci riguardo alla qualità.” L’anello di congiunzione con il gruppo di falsificatori lombardi sembra comunque essere un francese di 41 anni, Pascal Devaux, che assieme ad un collega (latitante) avrebbe fornito la materia prima prodotta dalla Delice Lait alla Agricomex di Milano. E’ questa l’azienda “base” della truffa ideata da Francesco “chicco” Pergola, figlio del più noto membro di Cosa Nostra Pasquale. La Agricomex, secondo gli investigatori, fungeva da società di intermediazione: gli scarti francesi passavano così da Milano per arrivare a Roverbella, nella sede della “Centro Latte Mantova s.r.l.”. Nello stabilimento mantovano si allungava panna, siero e latte scaduto con acqua e sale permeato, un filtrato del latte utilizzato per produre farine animali. “Roba buona neanche per i maiali” dicevano gli inquisiti al telefono, intercettati dalla procura di Milano.Anche se gli esperti, mentre scriviamo, escludono l’allarme sanitario.
Artefici dell’adulterazione i fratelli Marco e Claudio Tellini, con precedenti per truffa. L’aspetto finanziario veniva invece curato da Francesco Spillman, il “contabile” dell’organizzazione, che attraverso società fittizie girava i proventi dell’attività illecita ad una società inglese (la Milk trading and marketing ltd), e successivamente ad una fiduciaria svizzera. Il perno del giro d’affari, sempre secondo la Procura, sarebbe Paolo Ori Giarola, 43 anni, dipendente di una delle maggiori industrie castiglionesi, la Sterilgarda Alimenti s.p.a. Il compito di Ori Giarola consisteva nel promuovere, in cambio di mazzette, la vendita di latte adulterato a “sei delle principali aziende di latte a lunga conservazione”. Definito “dipendente infedele” dalla procura di Milano, Giarola è stato trovato in possesso di cinquantamila euro, frutto del suo dopolavoro illecito. Il “rappresentante” dell’organizzazione lavorava in Sterilgarda da vent’anni come semplice impiegato. Da alcuni anni era delegato a trattare con i fornitori del latte. Proprio questo impiego, secondo il direttore commerciale di Sterilgarda Giampalo Rossi, è stato utilizzato come biglietto da visita nei confronti delle aziende truffate dal Giarola. “Il giro del latte è comunque piccolo- spiega Rossi-il fatto di essere dipendente della Sterilgarda lo ha favorito”. Il dirigente castiglionese nega con forza che alcune cisterne di latte adulterato possano essere uscite dallo stabilimento della Sterilgarda: “Assolutamente impossibile. Sterilgarda non è coinvolta in alcun modo nelle accuse di frode fiscale. L’azienda è stata citata soltanto perché un suo dipendente, definito correttamente infedele ed in seguito arrestato, ha svolto in maniera autonoma un’attività extra-aziendale, cercando di favorire la collocazione sul mercato del prodotto avariato.” A dimostrarlo, secondo la dirigenza, “i controlli costanti che eseguiamo su ogni cisterna di latte che entra in stabilimento e su ogni lotto di prodotto finito in uscita. Facciamo qualcosa come 1000 analisi microbiologiche e 500 chimiche, eseguite dal laboratorio interno, nel quale lavorano tecnici altamente qualificati e competenti, e da laboratori esterni accreditati, ai quali affidiamo le analisi più particolari. Queste analisi escludono la presenza di ogni anomalia rispetto agli standard imposti dalla legge e dai nostri capitolati di qualità aziendale. In altre parole, non è possibile che il dipendente ora agli arresti abbia fatto entrare latte avariato nel nostro stabilimento.” Questa, almeno, la versione di Sterilgarda, che ha infine provveduto a far analizzare “tutto il latte uscito dallo stabilimento negli ultimi tre mesi, per tranquillizzare i consumatori e offrire loro una ulteriore garanzia della qualità dei nostri prodotti. I risultati del servizio di medicina veterinaria della ASL della provincia di Mantova confermano che il nostro piano di autocontrollo e perfettamente funzionante ed è stato validato dal Servizio Veterinario che ne tiene monitorati gli esiti anche attraverso verifiche analitiche e documentali.”


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