CASTIGLIONE
PARTE LA NUOVA ISTITUZIONE CULTURALE
…CHE NON SIA SOLO UN ARTIFICIO CONTABILE

di Enrico Grazioli

A Castiglione delle Stiviere è stata costituita l’Istituzione dei servizi culturali denominata “Città di Castiglione delle Stiviere”, che avrà il compito di gestire i servizi e le attività culturali del comune. I cittadini non sono stati informati su obiettivi e vantaggi, che si pensa di poter realizzare; avvertendo che questi, comunque, non dovrebbero essere di carattere economico. Questa Istituzione, poiché organismo strumentale del Comune per la gestione dei servizi e delle attività culturali, dovrà informarsi agli «indirizzi programmatici stabiliti dal Consiglio Comunale e alle direttive definite dal Sindaco». I mezzi patrimoniali e finanziari occorrenti all’esercizio delle attività proprie dell’Istituzione sono costituiti mediante trasferimenti e contributi «del Comune o di altro Ente pubblico o di Enti o persone giuridiche private», cui vanno aggiunte le entrate proprie, percepibili tramite tariffe e proventi per l’accesso a servizi e attività. A qualcuno potrebbe sembrare strano quanto si legge nel regolamento dell’istituzione all’art. 6: due posti (su un massimo di cinque) nel Consiglio di Amministrazione sono riservati a «enti, organizzazioni o associazioni» che versino all’istituzione «contributi annuali in denaro di almeno il 10 per cento della spesa di parte corrente di parte corrente, detratte le spese del personale». Nel CdA, quindi, possono far parte anche due privati, come Consiglieri nominati dal Sindaco. Qualcuno, probabilmente, potrebbe vedere in questo un principio aberrante, per cui la promozione pubblica della cultura la fa il privato che paga. Questi, tuttavia, non avrebbero diritto di voto e resterebbero in carica per il solo esercizio finanziario cui è attribuito il contributo; tuttavia, è indubbio che siano in grado di orientare e indirizzare le scelte dell’istituzione. Il Sindaco di Castiglione ha già provveduto a nominare i componenti del CdA, che deve rappresentare necessariamente anche l’opposizione. Erminia Bongiorno in Cheli ne è la presidentessa, come da regolamento, in quanto assessore alla cultura e alla scuola. Gli altri membri sono la professoressa Elena Astori Lazzaroni, Presidente della Commissione biblioteca, e l’ingegner Enzo Braghini, indicato dall’opposizione. Direttore dell’Istituzione è il dott. Beltrami, dirigente d’area finanziaria. Il Consiglio di Amministrazioni deve formulare gli indirizzi generali della politica dell’Istituzione e, prima della loro attuazione, è necessario che ottenga l’approvazione da parte del Consiglio Comunale. All’art. 9 del regolamento, tuttavia, si legge semplicemente: «ottenutane l’approvazione», sembrando cosa dovuta; ma l’assessore chiarisce che l’assenso non sia ovvio e, quindi, gli indirizzi potrebbero anche venire respinti. Tale istituzione, come spiega Bongiorno, porta vantaggi economici, pur non nascendo con scopo contabile. Bisogna anche considerare che l’istituzione non ha personalità giuridica, ma ha autonomia gestionale. Inoltre, «prima si rendeva conto al Consiglio Comunale assieme a tutto il bilancio, ora se non altro parleremo nello specifico delle attività culturali, non che prima non ci fosse trasparenza o non venisse condiviso qualcosa». Poiché in Consiglio molti ritengono meno importante parlare di attività culturali, «finalmente in Consiglio si potrà parlare di attività culturali», era stato il suo motto di spirito dopo il voto a favore. Il bilancio complessivo dell’assessorato alla cultura, compreso delle spese del personale, è di 850mila euro annui, di cui 190mila sono di spese per il personale. Ora questi fondi verranno trasferiti dal Comune all’Istituzione; il personale, tuttavia, rimane dipendente comunale. Il bilancio, invece, non è più di tipo finanziario, ma diventa economico. La giunta ha già trasferito personale e tutti i beni mobili e immobili all’Istituzione, il cui CdA ha già elaborato il bilancio economico di previsione del secondo semestre 2006, il bilancio di previsione pluriennale 2006-2008 e il Piano-Programma dei servizi culturali. Il Consiglio Comunale, nella sua ultima seduta del 30 maggio, li ha approvati all’unanimità. Abbiamo fatto una piccola indagine per capire qual è l’orientamento di altri comuni sull’Istituzione culturale. A Mazzano (BS), spiega il capogruppo dei Ds Andrea Tonni, tale istituzione non esiste, ma solo momentaneamente. Dice che sempre più si sarà costretti a farla perché dovrebbe essere in grado di gestire i servizi in modo più snello. L’Istituzione culturale esiste già in tanti Comuni, tra cui in quello di Brescia, dove opera già da qualche anno. Per Mazzano il problema risiederebbe in alcuni limiti alla spesa dei Comuni posti dall’ex governo Berlusconi, per cui, se il nuovo governo non dovesse cambiare l’attuale normativa finanziaria «anche noi dovremo trovare nuovi modi di gestione, anche per acquisire i finanziamenti dei privati. O cambia la legge o saremo costretti a procedere con l’Istituzione culturale». Sentendo questa modalità quasi imposta, Tonni, tuttavia, reputa assurdo che dei «privati mettano soldi e non abbiano diritto di voto». Differentemente la pensa Maria Vittoria Papa, assessore del Comune di Desenzano del Garda. Qui tale Istituzione non è stata fatta, e non esiste nemmeno un programma per la sua attuazione. Al momento si sta semplicemente valutando le opportunità previste da questa procedura e, soprattutto, le effettive potenzialità funzionali. Spiega che la finanziaria del governo ha posto un grosso problema ai Comuni: ridurre dell’1% le spese del personale; e delle soluzioni vanno trovate. Una cosa, tuttavia, è certa: a Desenzano se si dovesse creare tale Istituzione, essa rimarrebbe interamente all’interno della gestione comunale. I privati non entrerebbero nella gestione della cultura, nemmeno per influenzarne gli indirizzi. La signora Bongiorno, a riguardo, è stata chiara: «Abbiamo inserito i privati nel CdA, affinché chi renda disponibile una cifra comunque sostanziosa possa venire a vedere come vengono utilizzati i suoi soldi». A fronte di un contributo sostanzioso, prosegue, solitamente dicono a cosa sarebbero maggiormente interessati. Non hanno diritto di voto, ma hanno di fatto capacità di influire sulle decisioni perché, alla fine, «sono i componenti del CdA nominati dal Sindaco, che hanno diritto di voto e, quindi, capacità decisionale». Avremo modo di ritornare sull’argomento per capire meglio le conseguenze di questa novità organizzativa, sperando che non si tratti solo di un artificio contabile (lo spostamento di una parte delle spese del personale su un diverso capitolo di spesa), ma che si producano effettivamente dei vantaggi in termini di funzionalità e di migliore qualità dei servizi culturali.


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