SURGE ET AMBULA

di Luca Cremonesi e Rosa Perosi

Con questo numero inizia quello che per me che scrivo è un sogno inseguito per ben tre anni: avere, sulle pagine del nostro mensile, la collaborazione del laboratorio dell’O.P.G. Castiglione delle Stiviere. Surge et Ambula è un periodico scritto e redatto all’interno della struttura che raccoglie pensieri, testi, disegni e immagini dei pazienti che collaborano a questo progetto. Da anni leggo queste pagine e oggi, finalmente, il mio sogno si è avverato e Surge et Ambula avrà, con cadenza bimestrale, uno spazio fisso sulla Civetta. Devo ringraziare il direttore di O.P.G., il dott. Antonino Calogero, per avermi ascoltato e aiutato in questa impreso, la dott.ssa Rosa Perosi che curerà direttamente il nostro progetto. Un grazie particolare e un benvenuto di cuore, infine, ai pazienti e alle pazienti di O.P.G. che collaboreranno con noi. In questo primo numero la dott.ssa Rosa Perosi ci introduce al mondo di Surge et Ambula. Noi crediamo in questa collaborazione non per finalità politiche e neppure di becera pubblicità! C’è una precisa consapevolezza, maturità e scelta etica dietro questa nostra decisione: crediamo, da sempre, nell’incontro e nel confronto. Relegare, tener distinto e nascondere alla vista non è atteggiamento etico che condividiamo. Pensiamo di non essere migliori di altri; siamo consapevoli che queste persone devo scontare una pena… però siamo certi, e a questo teniamo in modo particolare, che si tratta di persone, senza alcun dubbio, e come tali vanno ascoltate e incontrare. Nel nostro piccolo speriamo di poter contribuire a questo incontro.

All’interno dell’area riabilitativa dell’Ospedale Psichiatrico Giudiziario, coordino il Polo Psicopedagogico, il quale, visto la particolarità della struttura, assume diverse funzioni:
La funzione istruttivo-formativa (che non è la più importante), ma che i programmi della scuola elementare del 1985 hanno sintetizzato nell’espressione: ”scuola come ambiente educativo di apprendimento”.
La funzione di risocializzazione (è un momento in cui, di fronte alle contraddizioni, ai contrasti, alle difficoltà personali di ogni paziente inserito nel gruppo, viene creato uno spazio reale, dove le difficoltà e i contrasti possono essere discussi, a volte risolti, a volte chiariti, a volte compresi nella loro impossibilità di soluzione, facendo sì che vengano sdrammatizzati e privati della carica emotiva di cui abitualmente sono pregni. A sostegno, con un gruppo di pazienti ho dato vita nel novembre 1998 ad un giornalino (Surge et Ambula) a cadenza mensile, sul quale chiunque si trovi a vivere all’interno dell’O.P.G., possa sentirsi libero di esprimere le proprie emozioni, le proprie esperienze emotive, di urlare le rabbie e divulgare i pensieri, senza preoccuparsi di compiacere od offendere qualcuno).
La funzione di recupero di abilità cognitive (sopite o regredite sia a causa della malattia, del totale abbandono a se stessi, che dall’inedia).
La funzione rieducativa in ordine alle varie diversità (es. partecipare al gruppo puliti ed in ordine, non con le ciabatte; pettinati e sbarbati; bere dai bicchieri e non dalla bottiglia; tenere in ordine le proprie cose), cercando di restituire loro autonomia, autostima e sicurezza.

Nel lavorare con queste persone non ho utilizzato e non utilizzo tuttora un metodo particolare, ma semplicemente mi rifaccio alla “Teoria Semantica della Persona”, cioè alla concezione dell’uomo (e quindi anche dello psicotico) visto come “persona” e come tale “educato”, cercando di non dimenticare nessun aspetto della sua complessità umana, considerando gli aspetti fisici, intellettuali, affettivi anche nelle loro integrazioni reciproche. Ed è così che il Polo Psico-pedagogico ha il compito non solo di “istruire” ed “educare”, ma anche di “rianimare” e “rieducare” queste persone, in termini di valorizzazione delle risorse umane residue, ricercando il più possibile un “continuum” tra il polo clinico e quello riabilitativo, mettendo tra parentesi le parole e dando valore alle azioni. Il progetto di Surge et Ambula è nato quindi dal desiderio di proporre un nuovo canale espressivo all’interno del quale i pazienti potessero elaborare i propri vissuti, esprimere liberamente la personalità, i timori e le loro speranze. Affinché il giornale non diventasse un prodotto agiografico, ho volutamente lasciato che l’espressione della sofferenza e della rabbia fossero rappresentate senza fronzoli anche se colorite, a volte, di espressioni trasgressive. Ogni fase del lavoro viene decisa e coordinata dalla sottoscritta (Direttore e responsabile del progetto) e condivisa dal Comitato di Redazione (composto dagli operatori infermieri che mi accompagnano e dai pazienti che fanno parte del progetto). Ognuno di loro è partecipe del proprio percorso ed ha un ruolo attivo nel gruppo. Nel corso degli anni il progetto ha arricchito tutti coloro che ne sono stati protagonisti, poiché la motivazione è cresciuta nel tempo fino a coinvolgere negli ultimi anni circa una cinquantina di persone. Da 3 anni a questa parte, grazie alla collaborazione del personale e dei pazienti dell’S.C.R. (Servizio Continuità Riabilitativa, coordinato dal dott. Gianfranco Rivellini), è possibile realizzare 200 copie al mese, per 12 mesi all’anno. Le copie verranno poi spedite a biblioteche, comunità, O.P.G., istituti penitenziari, centri di salute mentale di tutta Italia. Gli obiettivi del progetto sono di duplice natura:

di Gruppo
Promuovere all’interno del gruppo lo sviluppo di relazioni improntate sul rispetto dell’altro e non sulla scarica impulsiva dell’aggressività, attraverso il rafforzamento della matrice gruppale e favorendo il confronto, il rispecchiamento e l’identificazione reciproci all’interno del gruppo.
Approfondire il senso della solidarietà.
Favorire la coordinazione, la collaborazione di gruppo.

Soggettivo
Far acquisire conoscenza di sé e del mondo circostante.
Imparare ad esprimere esperienze e problemi diversi.
Affrontare problemi di carattere generale per coinvolgere tutti.
Permettere l’espressione spontanea e creativa delle diversità e specificità soggettive.
Permettere di esprimere la rabbia e il dolore legati alle singole esperienze in modo non distruttivo, favorire la mentalizzazione, l’integrazione e la consapevolezza dei vissuti emotivi contrastando la tendenza ad agirli in modo incontrollato.
Utilizzare in maniera autonoma la videoscrittura.


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