LA POSSIBILITA’ DI UN PENSIERO

di Luca Cremonesi

Volevo commentare la bella recensione del dott. Chesini perché ritengo il testo del prof. Pievani un libro fondamentale per le affermazioni contenute (merce rara nella saggistica contemporanea) e per quanto scrive nella prefazione del suo volume. In estate Luca e Francesco Cavalli-Sforza hanno pubblicato un ciclo di articoli intitolati Storia dell’evoluzione sul quotidiano Repubblica. Nel quinto capitolo di questa lunga riflessione i due scienziati affermano, a proposito dell’evoluzione e della posizione di Darwin, che spesso si parla senza sapere di preciso di cosa si sta trattando e soprattutto questo difetto (per esser gentili) è appannaggio dei filosofi (ma credo che la categoria vada ben allargata, i due autori son stati troppo morbidi…). Infatti, la teoria in questione può essere capita a fondo solo se teniamo presenti 4 elementi fondamentali: mutazione e selezione naturale a cui le moderne ricerche hanno aggiunto l’effetto drift (deriva, in pratica un effetto del caso che si manifesta in ogni generazione) e la migrazione. Per le spiegazioni tecniche rimando agli scritti teorici (fa bene, oggi, leggere di scienza e non solo di Heidegger, Platone e Deleuze) perché ciò che qui mi interessa è commentare, da ‘filosofo’, quanto affermano i Cavalli-Sforza e Pievani. Nell’antichità classica Eraclito affermava: tutto scorre, nulla si può fermare, per questo non ci possiamo bagnare due volte nello stesso fiume. Cresciuti nella fantasia di maghi, santi e ibonitori con la barba bianca e il vestito rosso, come sostiene giustamente Odifreddi ne Il matematico impertinente, siamo soliti pensare questa affermazione come fantasiosa e paradossale. Io credo che Eraclito – che non è profeta ben inteso – abbia colto il problema che muove le nostre riflessioni: tutto è destinato a mutare e, ancor più importante, il tutto (noi, la natura, il pensiero, i sentimenti, ecc.) esiste solo se muta. Mi sia concesso un volo filosofico (così i detrattori posso smettere di leggere): la Vita è vita – è viva – solo se muta, diviene e si mescola continuamente. Questa è la grande paura della contemporaneità, ma a ben vedere è il terrore di tutti i secoli passati e, purtroppo, dei secoli a venire se continueremo a cercare forme, sensi, verità e princìpi all’esterno di noi. Il grande nemico dell’uomo è da sempre il tempo e il divenire, ma quello che Pievani ci dice nel suo testo – e che solo la scienza oggi può e ci deve dire, perché la filosofia lo ha fatto tempo fa e ci sono voluti duemila anni di metafisica per metterla a tacere – è che anche la possibilità del pensiero, di un pensiero diverso, è nemica dell’uomo. In questo, e purtroppo solo in questo, la scienza e la filosofia del ‘900, quelle degne di questo nome ben inteso, concordano: si pensa e si progredisce solo nella possibilità e non nella certezza e nell’immobilità. Io credo che, intelligentemente, vi sia da riflettere su questi stimoli, altrimenti rischiamo di firmare tanto, parlare ancor di più, per poi appartarci in lussuose stanze d’hotel ove consumare la nostra ipocrisia.


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