INTERVISTA A MAURO PAGANI/2

di Carlo Susara

Il “nostro” Carlo Susara sabato 24 settembre ha intervistato Mauro Pagani prima del concerto conclusivo di VoltArte Festival, svoltosi a Volta Mantovana dal 6 maggio al 24 settembre 2007. Ringrazio Carlo per la pazienza e la professionalità con cui ha svolto questo compito non facile. Intervistare un tale personaggio, forse uno dei musicisti più importanti della nostra penisola (per esser stretti di manica), implicava una lunga preparazione e del tempo. Carlo, come tutti noi de La Civetta, ha un altro lavoro e la vita quotidiana da affrontare, ma anche in questa occasione si è dimostrato attento, preciso e puntuale. Questa è la seconda parte dell’intervista. (l.c.)

In questa giungla musicale di uscite, come si tiene informato Mauro Pagani?
Tenersi informati in campo musicale è un lavoro ed io non ho tempo, ho molto da studiare ed una famiglia. Preferisco un pomeriggio passato con mia figlia. Usciranno centomila dischi in un anno, come si fa? A volte però ho degli amici che mi passano qualcosa, oppure con la radio quando viaggio.

Scarica musica? Entro certi limiti lo ritiene corretto?
No, non scarico musica perché è molto difficile trovare il confine del lecito o meno, sarei in linea teorica anche d’ accordo a togliere il copyright sulla musica, a patto che si possa fare su tutto, ad esempio se io potessi fare una macchina e chiamarla FIAT, ma non posso. Scaricare musica diventa poi spesso solo una gara a chi ha più brani sul computer senza aver poi nemmeno il tempo materiale sufficiente per ascoltarli tutti. Questo porta la musica alla pari di una raccolta qualsiasi, come le figurine.
La soluzione sarebbe vendere più dischi con un prezzo minore, ma i discografici in fondo sono dei commercianti, fanno il loro mestiere che è quello di vendere. I fatturati di una multinazionale della musica sono solo in minima percentuale dovuti alla vendita dei cd, molta parte del resto viene proprio dalla copiatura dei cd: computer, supporti, pc, masterizzatori. C’è quindi un grosso interesse a lasciare le cose come sono.

Potrà esserci un seguito soprattutto nella collaborazione con Manuel Agnelli dopo il concerto del “supergruppo” al primo maggio?
Si, credo di si. Probabilmente faremo assiemeun concerto l’ ultimo dell’ anno a Siena in piazza del Campo. Poi per il futuro si vedrà, è comunque una collaborazione stimolante, potrebbero esserci dei seguiti.

Fra i vari campi in cui si è espresso come musicista, dalla PFM al rock’n roll con Tofani e Stratos, alle colonne sonore, alla collaborazione con De Andre, pensa che ce ne sia uno più congeniale a lei rispetto agli altri?
No, mi trovo stimolato da ogni situazione, perché ognuna di esse mi da la possibilità di fare ciò che più mi piace: ascoltare musica ed approfondirne i relativi orizzonti. Se ascolto la musica di un paese devo immediatamente leggere dei libri che ne raccontino la storia. Così ogni lavoro diventa fonte di nuove conoscenze, ed ognuno mi da gli stimoli giusti, mi piace cambiare.

Nel 2003 esce “Let it be” naked, cioè l’ album dei Beatles senza le orchestrazioni di Phil Spector; ha per caso preso la mossa da questo fatto per la riedizione di “Creuza de ma” che è dell’ anno dopo?
No, è stato solo un caso. Un lavoro nato dal fatto che quando l’abbiamo registrato per la prima volta io e Fabrizio, lui ha congelato subito una serie di cose che gli ho proposto ed ha voluto farle così come le ha sentite, a me sono rimaste così una serie d’ idee e di arrangiamenti nel cassetto, e dopo vent’ anni li ho tirati fuori, tutto qui. Una cosa che devo dire su “Creuza de ma” è che sia certo un disco di “word music” ma anche un manuale di viaggio di due viaggiatori pigri, in fondo io e Fabrizio durante la lavorazione per mesi non ci siamo mai mossi. Come Salgari abbiamo immaginato mondi lontani senza esserci mai stati.

Come giudica la riedizione di un altro disco di De Andre (Non all’ amore ne al denaro ne al cielo) da parte di Morgan, non c’è in questo caso forse una mancanza d’idee?
No, secondo me quello di Morgan è stato un buon omaggio. Morgan è un ragazzo talentuoso che forse a volte s’ affida troppo a se stesso come nel suo ultimo disco dove si perde in mille rivoli perché vuol fare tutto da solo.

Cos’ è il successo per lei?
Il successo è sostanzialmente essere gratificati del proprio lavoro. L’ altro tipo di successo l’ ho provato con la PFM e vuol dire non avere più una vita normale, come ad esempio alcuni personaggi che conosco, vedi Ligabue, non possono praticamente uscire di casa. Ecco, questo tipo di successo spero di non raggiungerlo più.

…fine


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