FANTASTICAMENTE/06

di Carmelo Sammartino

“Sappi che tutte le strade, / anche le più sole / hanno un vento che le accompagna / e che il gomitolo, / forse non ha voluto diventar maglione” (P. M. Giovannone). Il pensiero magico in psicologia è spesso considerato come un’irruzione regressiva nello sviluppo della persona. In pittura, e più in generale nell’arte, questa forma di pensiero trova invece - fortunatamente - diritto di cittadinanza. L’elaborazione a livello fantastico, ha un ruolo fondamentale nel processo evolutivo di un’artista: egli prova e riprova dentro di sé e sulla tela situazioni cruciali nelle quali attribuisce ruoli, identità, stili di approccio sempre differenti, in un gioco che è essenzialmente propedeutico all’azione artistica. Quando irrompe la fantasia, con la forte carica emotiva che essa implica, si possono avere sviluppi imprevedibili. La maturazione delle pulsioni visive può creare ulteriori commistioni tra mondo reale e mondo immaginario, con la conseguente creazione di nessi causali non del tutto logici tra eventi figurativi o astratti. L’attuale clima da crociata (il riferimento ai film di questi giorni è puramente casuale) contro gli artisti privi di fede cognitivo-concettuale, che sembrano essere esiliati dentro gli annuari del ‘900, potrebbe gettare i presupposti di una ulteriore condanna dell’arte e della sua poetica che rischia così di essere privata della spensieratezza e della giocosità che le sono proprie. La fantasia è essenza di libertà che non sempre ha spettatori e testimoni. Non può aver freddo perché non è ancora un maglione. Si fa vento, colore diffuso, goccia di pensiero, forma ristrutturata. Come un preludio che evoca lo svolgimento dell’intera sinfonia, essa si impone tra ogni evidenza tracciata. Mano aperta, pugno chiuso. Destra, sinistra. Alto, basso. Dentro, fuori. I segni contrari convivono, perché la fantasia non è un partito né una casa (delle presunte libertà). Fantasticamente sferica come il nostro pianeta ma leggera come il gomitolo di lana. Dinamicamente pacifica: l’esatto opposto di una palla di cannone. Grande e a volte mirabilmente invisibile, come le città di Calvino. Si compone di voci lontanissime, come quelle che popolano, rarefatte e vaporose, le campagne poco prima della sera. Ed è allora che i suoi cento colori sfumano in un solo colore: l’azzurro. Cielo primario di giugno sotto cui vedere e leggere magari un buon fumetto. L’occasione ci viene offerta dalla retrospettiva su uno dei maggiori fumettisti italiani del secondo Novecento: Hugo Pratt. A Palazzo Squarcialupi, Siena, fino al 28 agosto.


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