INTERVISTA AL MAESTRO
GIAN MARIA MARCO LANFRANCHI

di Luca Cremonesi

Raccontami come è nato e che cos’è il progetto Promenade, il tuo ultimo lavoro, che esce in questi giorni in Italia, in Europa e in altri paesi…
Promenade è una passeggiata tra alcuni secoli, tengo a precisarlo, della musica. Un paio d’anni fa mi furono commissionate delle composizioni da un collega da proporre oltreoceano. Nel frattempo però il progetto salta e passa in secondo piano. Poichè il risultato sembrava essere convincente e credevo potesse funzionare, nel giugno 2004 ho pensato di riprendere le composizioni, ri-arrangiarle e lavorare su questa nuova idea. Ho proposto il nuovo progetto ad alcuni colleghi – Olivia Latina, Ruber Marani, Boris Magoni (gli artisti che lavorano nel disco). Ho deciso anche di coinvolgere un mio allievo e amico, Andrea Gastaldello, arrangiando due temi da lui proposti. La risposta è stata positiva…

Hai quindi ripreso a lavorare e hai sistemato il vecchio progetto…
Sì, l’estate del 2004 è stata dedicata a quest’opera di riscrittura. Le prove sono iniziate in Settembre e sono state impegnative. Il progetto, che in origine contemplava solamente un violino, un clarinetto e un pianoforte, ora prevede anche il canto. Capisci dunque la difficoltà, soprattutto per una cantante, di dover interpretare questo tipo di musica nuova. Le prove sono iniziate con dei testi scritti dalla cantante stessa, Olivia Latina, legati in particolare ad un repertorio di bel canto. Oliva, infatti, è un’artista di teatro lirico: ha scritto dei veri e propri frammenti di vita, ricorrendo ad una ricerca linguistica e terminologica che spazia dall’800 fino ai giorni nostri.

Compare dunque la voce, che come dicevi in apertura, non era prevista nel progetto iniziale…
Si, una commistione testo-musica che ha quindi aggiunto corpo e sostanza al progetto iniziale, influenzato anche dalla tradizione nordica a cui Oliva è molto legata. Sono passato poi a lavorare sul legame testo-musica… In origine i brani del progetto erano 26, ma abbiamo deciso di registrarne solo 18, per snellire il lavoro. Per mie esigenze personali volevo, infatti, terminare il disco in tempi ristretti: sono convinto inoltre che le cose protratte nel tempo siano tediose…

Il disco è così un insieme di brani strumentali e di parti cantate…
Si è vero. Per i lavori strumentali mi sono ispirato principalmente a mie esperienze: Bartok, la musica dell’est europeo, Ligeti (più contemporaneo), la musica celtica (l’ultimo brano del disco – Ballata degli spiriti – è una ballata che richiama temi nordici), la musica francese. Ho cercato, dunque, di trovare un equilibro fra tutto ciò che amo, creando delle connessioni per le varie parti del lavoro, i pezzi vocali e quelli strumentali. La scelta degli strumenti è stata fatta, fin dall’inizio, in modo non tradizionale: una cantante operistica, che solitamente non si presta volentieri alla musica cameristica, costretta a fare il mezzo soprano, il contralto e tal volta la sua vocalità naturale lirico-drammatica; un violino elettronico; un clarinetto e un pianoforte di inizi ‘900. Come puoi intuire c’è quindi una bella commistione tra strumenti e voce, ma anche tra gli strumenti stessi soprattutto perché contemplano 4 tessiture timbriche molto differenti.

È vero che avete registrato il tutto a Castiglione delle Stiviere?
Si, al Centro Caravaggio – che ringrazio con affetto perché ci ha gentilmente offerto lo spazio – dove un’acustica non perfetta mi ha permesso volutamente di ricreare l’ambiente cameristico. La musica da camera, infatti, fin dai tempi dei salotti sette-ottocenteschi, nasce in ambienti piccoli e si diffonde proprio perché può esser suonata ovunque e in qualsiasi acustica.

So che avete registrato il tutto in presa diretta, un lavoro duro e, soprattutto, fisico…
Si è vero. Ho contattato un fonico, un caro amico, Giuseppe Tisi… una persona che conosce la musica come un musicista. La tipologia dei microfoni utilizzata è stata scelta secondo l’ampiezza della stanza. Abbiamo, dunque, registrato il tutto in presa diretta… poichè non mi piace tutto ciò che è artefatto (sovra-incisioni, pre-registrazioni e quant’altro). Non trovo vero questo modo di far musica, la riuscita è sicuramente perfetta, ma non la trovo autentica. Quello che si sente nel disco è dunque quello che abbiamo suonato in quella stanza e puoi ben immaginare quante volte abbiamo registrato ogni singolo brano! Registravamo dalle venti fino alle una, una e mezza di notte! Un grande sforzo per tutti… Tutte le imprecisioni che si sentono (i respiri, il tocco dei tasti, il pedale del pianoforte ecc..) le ho mantenute perché danno colore e vitalità al suono. Non è un live, ma un lavoro registrato in una stanza preparata per questo tipo di progetto.

Parliamo del gruppo, Egon Quartet, e dei musicisti che lo compongono…
Il gruppo porta il nome del pittore Egon Schiele. Dopo aver vagliato vari nomi, ho scelto questo perché mi sembrava adatto per il battesimo di questo quartetto e per creare una fusione fra due forme d’arte apparentemente opposte. Insomma, un modo alternativo di intendere l’arte. Il quadro in copertina è l’autoritratto del pittore e le quattro dita potrebbero richiamare i quattro componenti del gruppo… Sono persone che conosco da anni, ma abbiamo dovuto affiatarci perché suonare insieme non è immediato. Il lavoro su un nuovo progetto si rafforza man mano che ci si conosce: suonando ci si mette in discussione e, perché no, si discute… all’una di notte, dopo ore di presa diretta, anche un piccolo errore può essere l’occasione per un diverbio. È tutto un lavoro di affiatamento e d’incontro continuo che nasce e si amalgama nel tempo. Olivia Latina è un soprano straordinario, è considerata oggi una delle voci più promettenti del panorama lirico, definita “una voce non comune” è soprano dal timbro scuro e corposo e dal solido registro acuto. Ha intrapreso una carriera concertistica in Italia e all’estero debuttando nella Norma di Bellini. Nel ruolo di Turandot ha sollevato i consensi maggiori del pubblico. Ruber Marani diplomato in violino, ha tenuto numerosi concerti in Italia e all’estero in formazioni cameristiche per importanti stagioni concertisctiche. Boris Magoni si è diplomato a pieni voti in clarinetto nel 1996. Ha vinto numerosi concorsi nazionali e internazionali di musica da camera. Suona con me dal 1997 e ha recentemente collaborato con Rai International. Volevo ringraziare le persone che hanno materialmente contribuito alla realizzazione del disco fra cui: Gamma Arredamenti, Banca Popolare dell’Emilia Romagna, Piramis, Konsu, Gelateria Passaparola, Bar Sport.


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