L’ORIZZONTE NERO
INTERVISTA AD ALFREDO PAPA

di Diego Albano

Può farci il punto della situazione per quanto riguarda il caso Wella?
Lunedì 5 dicembre avremo un incontro a Roma presso il ministero per le attività produttive. Si spera che l’incontro possa smuovere le cose. Nella situazione attuale, con il reparto produzione chiuso, dei 131 dipendenti in cassa integrazione oltre la metà ha trovato una nuova collocazione: pensione, mobilità volontaria, lavoro presso aziende esterne oppure all’interno della stessa Wella. I dipendenti che hanno trovato un nuovo lavoro sono circa 65. Rimane il problema per altri 60 lavoratori, problema che dovrebbe essere risolto nel momento in cui una nuova azienda rilevasse l’attività produttiva. Le trattative ci sono, ma non è dato sapere se esiste un piano industriale. Sembra che l’accordo sia in dirittura d’arrivo. Ci sono però altre voci, che riguardano una possibile vendita, da parte di Wella, di tutta l’area produttiva. Parliamo di circa 350 dipendenti, rappresentanti inclusi. Questo creerebbe un problema in più, perché negli accordi sottoscritti fin’ora l’azienda si impegnava comunque a garantire una continuità di Wella Italia, se non addirittura una riqualificazione. La nostra preoccupazione è che si tratti di un’operazione a carattere speculativo.

E per la Rapetti?
La partita è ormai chiusa definitivamente. Ormai tutti i lavoratori sono in mobilità dal 9 luglio scorso, al termine cioè della cassa integrazione. Non ci sono al momento proposte di acquisto da parte di terzi, e l’iter fallimentare non si è ancora bloccato. Il giudice sta cercando di collocare il tutto in un blocco unico, ma è probabile si vada ad un’asta “differenziata” (l’azienda sarebbe venduta letteralmente pezzo per pezzo. N.d.R.).

Come vede la situazione occupazionale?
E’ preoccupante. Soprattutto per il tessile, è stata una vera falcidia, uno stillicidio di chiusure dei laboratori artigianali che soffrono la concorrenza dei laboratori cinesi, con la connivenza di aziende che evidentemente ne commissionano il lavoro. Tiene soltanto la grande industria, il polo della calza c’è ancora. Ma non si hanno grandi prospettive.


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