ULTIME DAL SAN PELLEGRINO

di Diego Albano

Il 17 febbraio di quest’anno l’osservatorio provinciale della sanità ha stilato una relazione sul stato attuale della sanità mantovana. Non è una buona pagella per i nostri ospedali. A partire dal 2001, la commissione ha monitorato vari elementi, come i tempi d’attesa per le prestazioni specialistiche, i posti letto, la gestione del pronto soccorso. Riguardo ai tempi d’attesa dell’ospedale San Pellegrino di Castiglione, secondo le rilevazioni dell’ASL datate 11 gennaio 2006 queste sono le prestazioni fuori tempo massimo: “ecocolordopplergrafia cardiaca, radiografie varie, visita generale ortopedica, visita neurologica, tomografia computerizzata dell’addome superiore. Per ecografia cardiaca – precisa l’osservatorio -ed esofagogastroduodenografia con biopsia i tempi non sono pervenuti.” Sono problemi, quelli relativi alle liste d’attesa, comuni a tutto il nostro territorio. Nella relazione si legge infatti che in riferimento alla provincia di Mantova “la situazione non è tranquilla, anche perché moltissime prestazioni sono entro limite massimo per rimanere nei parametri di riferimento. Di una buona quantità di prestazioni non sono evidenziati i tempi, oltre ad una percentuale di prestazioni di cui non ci vengono più forniti i dati”. Inoltre viene evidenziato che in base alla delibera regionale n.47675 del 1999 il cittadino, qualora non fosse rispettato il tempo d’attesa stabilito, può chiedere di usufruire della stessa prestazione “in regime libero professionale”, senza sborsare un euro in più rispettoall’alternativa pubblica. Infine si registra, in linea con i dettami della Regione, un “drastico calo” dei posti letto pubblici seguiti dall’aumento di quelli privati. Il che si riflette direttamente sul 118: “si è manifestato in provincia di Mantova – prosegue la relazione – un fenomeno che prima conoscevamo solo attraverso le notizie dei giornali e dei telegiornali. Ambulanze che vanno alla ricerca di ospedali per ricoverare pazienti che non trovano sistemazione nel proprio presidio naturale per mancanza di posti letto”. Ma torniamo al San Pellegrino (vedi intervista NICCHIO DIXIT). Da tempo, tra i dipendenti dell’ospedale cittadino si registrano malumori. Abbiamo sentito Carmelo Papotto, RSU (rappresentanze sindacali unitarie dell’azienda Carlo Poma), in merito alla situazione occupazionale dell’ospedale: “ci sono dei lavoratori con dei contratti a progetto di dubbia interpretazione, in quanto questi lavoratori non partecipano a un vero progetto, ma sono dei veri e propri turnisti. Sono assunti con contratti capestro, molti sono extracomunitari. Non avendo un posto di lavoro stabile hanno problemi con il permesso di soggiorno e con il ricongiungimento familiare. Abbiamo chiesto e concordato, durante un incontro del 24 marzo tra RSU, sindacati e fondazione San Pellegrino, che questi contratti anomali vengano trasformati in contratti di sanità privata. A livello infermieristico, infatti, vi sono dipendenti che pur avendo le stesse mansioni hanno contratti diversi, e quindi diversi diverse tutele e un diverso salario. Per il resto vorremmo anche conoscere la situazione economica della fondazione. Non è stato pubblicato un bilancio aziendale, e speriamo che si possa conoscere al più presto.” Secondo Claudio Leoci (Ds), sono comunque le incognite a gravare, come sempre, sul presidio ospedaliero di Castiglione: “non vi sono dati precisi, ad esempio, sulla migrazione sanitaria verso altre strutture, e non sono noti né i dettagli né la tempistica per quanto riguarda i lavori di ristrutturazione dell’ospedale, indispensabili per l’accreditamento da parte della Regione e a cui il gestore è obbligato, da contratto, non sono ancora noti i dettagli né la tempistica, per cui siamo in attesa di conoscerli pubblicamente.”


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