I SOLITI ACCORDI

di Diego Albano

Negli ultimi dieci anni Castiglione è cambiata. Un’evoluzione in gran parte edile, fatta di villette a schiera, palazzine e rotonde. Lo scriviamo da sempre: è mancato un piano, una visione, la volontà di costruire servizi e pensare a un territorio a misura d’uomo. Ci si può chiedere a questo punto se il posto in cui viviamo sia più vivibile oggi di quanto non lo fosse allora. Certamente non lo è il quartiere dei cinque continenti, in pieno e costante degrado. Durante il consiglio comunale di aprile il sindaco Fabrizio Paganella ha ventilato la possibilità di stipulare delle “convenzioni” con i proprietari degli immobili per risolvere il problema degli scantinati, affittati a un prezzo medio di 200 euro mensili. Negli intenti dell’amministrazione questi accordi hanno una buona probabilità di successo, perché è nell’interesse dei privati avviare la rivalutazione del quartiere. La proposta è stata accolta positivamente dall’opposizione, e pare inoltre che i contatti siano già stati avviati. Un anno e mezzo fa, quando la civetta sollevò di nuovo la questione, la risposta del sindaco e dell’assessore ai servizi sociali Fontanesi fu sostanzialmente identica. Ci si impegnava a cercare un accordo per chiudere a poco a poco gli scantinati, evitando nuovi contratti di locazione. Non è cambiato nulla. L’attuale amministrazione evita lo scontro frontale con i privati, è chiaro. Ma le convenzioni e i protocolli d’intesa serviranno a poco. Non sarà certo chi affitta da vent’anni le sue proprietà, garages compresi, a preoccuparsi di una possibile “rivalutazione” degli abitati. Ecco perché cercare il compromesso non può, non deve risultare sempre e comunque la strada migliore nel governo del territorio. Abbiamo alle spalle dieci anni di indolenza da parte delle amministrazioni comunali che hanno lasciato il quartiere nel proprio degrado, dieci anni di sbando urbanistico che hanno visto crescere la città senza vincoli di sorta. Chi si candida a governare alle prossime amministrative deve tenerne conto, dimenticando le sirene di un riformismo troppo spesso preoccupato di non infastidire le forze economiche del territorio. Se governo dev’essere non può accontentare chiunque, palazzinari compresi. La “questione morale” sollevata dal consigliere Paolo Imbriani è tutta qui. Starà ai futuri amministratori sapersi astenere dai compromessi “inevitabili” e lasciare da parte i protocolli d’intesa buoni soltanto a calmare le acque: la strada per un miglioramento della qualità della vita del paese passa anche attraverso uno scontro diretto con chi, per tutti questi anni, si è permesso di affittare garages a intere famiglie. Questo sì, sarebbe un bell’ esempio di riformismo.


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