MANTEGNA
ALLA CORTE DEI GONZAGA 1460-1506

di Fabrizio Migliorati

Nell’anno delle celebrazioni per il quinto centenario della morte di Andrea Mantegna, la città di Mantova si mobilita per rendere onore al grande pittore padovano. Alle Fruttiere di Palazzo Te si svolge (fino al 14 gennaio) la grande mostra Mantegna a Mantova 1460-1506. L’esposizione, conviene dirlo subito, non è monografica, non presenta esclusivamente le opere dell’artista enucleandole dal tessuto artistico coevo. Al contrario, si possono contemplare meravigliosi lavori di artisti contemporanei, meno famosi del Nostro, ma fondamentali per capire la portata della sua rivoluzione. Il loro accostamento offre stimoli, comparazioni ed una fondamentale dialettica. Quella del Mantegna è una ripresa dell’antico, inedita e geniale, mediata dalla letteratura precedente (soprattutto dal Petrarca). In lui percepiamo un gusto antiquario diffuso, testimoniato dalla nuova funzione dei monumenti estrapolati dai propri contesti reali e calati in una nuova ambientazione eminentemente quattrocentesca, senza che vi sia il minimo disturbo visivo. La sua è una rielaborazione filologicamente ineccepibile (il ciclo dei Trionfi di Cesare della Hapton Court lo testimonia). Tra i gioielli esposti possiamo ricordare le due perle provenienti dal Louvre, la Minerva che caccia i vizi, perfetta trasposizione iconografica della virtus di Isabella d’Este, e la Madonna delle cave, la cui finezza nei minimi particolari colpirà il grande Vasari, e il Cristo morto di Brera, esempio di vertiginosa capacità prospettica, divenuto fulcro della mostra per le infinite polemiche extra-artistiche. Ottimo il catalogo (Skira, 29 euro in mostra). La mostra continua nel Palazzo San Sebastiano con altri dipinti di artisti mantegneschi ed una sezione dedicata alle Placchette e rilievi in bronzo dell’età di Mantegna. Il percorso cittadino prosegue con un’obbligata sosta alla Casa del Mantegna, residenza progettata dallo stesso artista (dove si svolge una mostra su Leon Battista Alberti), ed una visita alla Basilica di Sant’Andrea dove, in una piccola cappella impreziosita da due suoi capolavori, riposano i resti dell’artista. Giungiamo infine al Castello di San Giorgio dove hanno luogo due esposizioni. La prima, La scultura al tempo di Andrea Mantegna, conta circa sessanta opere che presentano la scultura prima di Mantegna (tra cui diversi lavori di Donatello), e quella successiva nella quale possiamo rilevare echi e citazioni. La seconda, Andrea Mantegna e i Gonzaga. Rinascimento nel castello di San Giorgio, presenta i ritratti di varie personalità legate alla corte mantovana (come, per esempio, papa Pio II Piccolomini, l’imperatore Federico III d’Asburgo), il corpus dei documenti vergati da Mantegna stesso e una parte della biblioteca gonzaghesca. Ideale conclusione di questa peregrinazione tra le opere e i luoghi mantegneschi, è la Camera Picta, meglio conosciuta come Camera degli Sposi, dedicata ai coniugi Ludovico Gonzaga e Barbara von Hohenzollern. Le sue due pareti istoriate (con L’incontro e il Ritratto di Corte) e il celeberrimo oculo rappresentano uno dei punti più alti dell’arte mondiale, sintesi di inarrivabile perfezione tecnica, sensazione illusoria ed eleganza compositiva.


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