I CONSIGLIATI DI PEGASO

di Paolo Capelletti / eidoch@libero.it


DON GIOVANNI O IL DISSOLUTO ASSOLTO
José Saramago
Einaudi
euro 9,50

“Vero è che avevo sempre pensato che Don Giovanni non poteva essere tanto cattivo come nel tempo lo avevano dipinto”. Così José Saramago coglie istintivamente il pensiero della maggior parte, se non di tutti noi: un personaggio così scaltro e affascinante può essere soltanto lo specchio della perdizione? Come può non essere in qualche modo buono un individuo che stuzzichi a tal punto e in ugual maniera le invidie dell’universo maschile e l’immaginario erotico di quello femminile? Così, dopo un infinito e incredibilmente vario numero di artisti tra cui Molière, Goldoni, Byron e, ovviamente, Mozart, nel 2005 anche il portoghese Premio Nobel per la letteratura offre la propria interpretazione della vicenda di Don Giovanni con il libretto dell’opera teatrale Don Giovanni o Il Dissoluto Assolto, per la musica di Azio Corghi con il quale lo scrittore porta avanti un’amicizia e una collaborazione assai datate. Proprio all’amico musicista Saramago ascrive il merito o la colpa, allo spettatore il giudizio, dell’insistenza che lo ha portato alla stesura dell’opera, messa in scena nelle recenti settimane al Teatro alla Scala di Milano e diretta da Marko Letonja. Ci troviamo, nella prima scena, al termine del dramma classico; il Nostro sta sfogliando il catalogo delle sue conquiste amorose e riceve la visita della persona o, meglio, della statua del Commendatore, assassinato dallo stesso Don Giovanni mentre cercava di vendicare l’onore della figlia, da lui violato. Ma quando la caduta agli inferi del conquistatore dovrebbe essere ormai inevitabile, la maledizione calata su di lui dalla statua non sortisce alcun effetto, Don Giovanni non perde per un istante il proprio eloquio pungente e sicuro di sé e il Commendatore non può far altro che assistere, immobilizzato nel salotto del rivale, al lento svolgersi dell’assoluzione del dissoluto, subendo, come se non bastasse, lo scherno di uno sfrontato Leporello. Don Giovanni sfiora il tracollo quando Donna Elvira, rassegnata all’impossibilità di possedere l’oggetto del suo amore, trafuga il celebre libro registro, su cui compare anche il suo nome, lasciando al suo posto un identico volume dalle pagine bianche e incenerendo l’originale; la memoria degli oltre duemila successi erotici è perduta per sempre, per la disperazione del loro artefice che, un istante prima di abbandonarsi alla solitudine, viene redento definitivamente dall’unico sincero atto d’amore della vicenda, alle spalle di un Masetto inutilmente alla ricerca della sua Zerlina. Non stupiscono, data la firma, la gradevolezza del testo, la sua ironia e l’adattamento dei godibili innesti contemporanei alla trama originale; e il fatto che Giovanni ne esca vincitore regala una chiave di lettura morale che, finalmente, si identifica con l’empatia che la sua condotta edonistica suscita naturalmente. Lettura tanto piacevole non può non eccitare il desiderio di incontrarla sulle scene teatrali, esperienza che Vi e mi auguro accada presto.


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