I LIBRI DELLA CIVETTA

di Luca Cremonesi


Il molto dilettevole giuoco dell’oca
Nerino Valentini
Ed. Sometti
euro 14,00

Dei molti libri letti nello scorso 2006 il testo di cui andrò a parlarvi è, senza dubbio alcuno, il più interessante e coinvolgente a fronte di un titolo – lo confesso senza paura – che tutto mi ispirava tranne un intenso saggio su concetti a me cari e sui quali lavoro da ormai dieci anni. Il molto dilettevole giuoco dell’oca di Nerino Valentini è stata la classica folgorazione sulla via di Damasco per contenuti e temi trattati. Una lettura consumata in un pomeriggio e che ancora oggi, a distanza di alcuni mesi, produce continuamente riflessione e pensieri. Il testo vale dieci volte il ben noto e blasonato Codice da Vinci e, ben inteso, non è stato scritto sull’onda della mania ‘da vinciana’ che ha ormai contagiato tutti gli ambiti dell’editoria italiana (quando la vacca è grassa va munta fin che ce ne è, e quando non ce ne è più, w Gesù!!). Una lettura, insomma, potente, un testo ricco che, come pochi, dà da pensare e riflette su concetti utili e necessari alla nostra quotidianità (gioco, rito, ripetizione ecc…). Forte delle osservazioni dello splendido e famosissimo libro di John Huzinga (Homo Ludens), il testo più completo sulla natura del gioco (a cui aggiungo le riflessioni di Pier Aldo Rovatti) il libro di Valentini è una ricostruzione storico-culturale del gioco e in particolar modo del giuoco dell’oca (splendide le tavole d’epoca in appendice al volume… soprattutto quella marchiata PSI…). Il pregio del volume sta proprio in questo: a prima lettura sembra essere semplicemente la storia dell’antico giuoco dell’oca, ma non si rende giustizia all’intelligenza dell’autore (e alla sua simpatia, credetemi) se ci atteniamo a questa descrizione. Per chi ama (come il sottoscritto) le citazioni, il testo di Valentini è un’operazione alla Michel Foucault (Storia della Follia e Storia della Prigione) ove la storia non è mai mera somma di date (per quelle ci sono i manuali e, in tempi moderni, Internet) ma la spiegazione di come certi fatti siano il frutto e la risultante di dinamiche volontarie e ben definite. Non solo, la vera storia mostra anche come alcuni fatti sono destinati a diventare vicende chiave quando sono sotterranei e nascosti. La decisione di promuovere alcune arti è da sempre specchio del potere che solo così afferma la sua superiorità. Dà dunque da pensare, se leggiamo la nostra epoca in quest’ottica, come oggi il potere celebri la sua potenza (case, veline, strade asfaltate ecc…) e ancor più se leggiamo le pagine, intese, della nascita del giuoco dell’oca. La simbologia che è alla base di questo antico gioco – che nasce all’incirca nel 1580 a Firenze, presso i Medici… come un po’ tutte le cose interessanti d’Italia – mostra chiaramente come si volesse affermare una cultura pagana che all’epoca stava scomparendo e, soprattutto, come ci sia la chiara volontà di divertire, con il gioco, chi entrava in contatto con la potenza dei Medici (un po’ come i Romani con i giochi al Colosseo). In altre parole, da sempre la vera storia ci insegna che potere è sapere e, di conseguenza, legittimazione del potere per mezzo del sapere. Tutto questo passa anche per le divertenti caselle di un gioco, quello dell’oca, che da anni anima e diverte generazioni di persone. Un testo da avere e da regalare senza riserve perché certi libri vanno posseduti, in tutti, e con tutti, i sensi…


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