ROCK’N'ROLL FANTASY

di Giovanni Caiola / underdog1982@libero.it

Non siamo in molti a credere che Elvis Presley sia morto. Ancor di meno siamo a credere che si sia reincarnato, ma non dopo essere deceduto no, bensì un annetto prima di spirare addirittura, quando ancora pareva intento a calcare quasi dignitosamente i danarosi palchi di Las Vegas. Una teoria poco credibile lo ammetto, ma cercherò di portare qualche indizio alla mia causa e chissà che alla fine non ci scappi pure una bella prova.Un triste ma benvenuto dì dell’agosto 1977 il Re del rock’n’roll tira le cuoia nel bagno di casa sua (una villetta niente male nei pressi di Memphis chiamata Graceland), tanto grasso da sembrare una balena e tanto ingozzato di pillole da credersi Gesù Cristo. Intanto la notte di Halloween (solo un caso?) dell’anno precedente aveva esordito, sul palco del CBGB’s a New York, una congrega, squadra composta da due maschietti e una femminuccia, ribattezzatasi The Cramps. Il trio per un paio d’anni non supera lo status di band di culto ed è solo nel 1978 che si accinge a registrare il suo primo singolo, e quando questo vede la luce è pianto e stridor di denti quello che s’ode provenire dai luridi vicoli nelle notti insonni della Grande Mela. Attenzione, prego: non è strano che il debutto su disco sia avvenuto solo dopo la morte di The King? Non è che prima non si sia potuto pubblicare nulla proprio per non indurre il sospetto che quel corpaccione, ancora causa di ingenti introiti, fosse stato salutato anzitempo dall’anima? Torniamo a noi. Il lato A del primo 45 giri firmato The Cramps è nientemeno che la versione più allucinata e devastante che mai sia stata approntata di Surfin’Bird, classico dei classici della surf-music; sull’altro lato un appena meno immortale The Way I Walk. Secondo 45, seconda pietra miliare: Human Fly/Domino. Ma è giunto il tempo di guardare in faccia la realtà e non si può più omettere il fatto che il cantante si è rinominato Lux Interior (!), che il suo volto pare quello di un Elvis nuovamente smagrito dopo una ricostituente gita sullo Stige e che la sua voce sembra quella di un cavernicolo sciamano colpito da un impetuoso attacco di delirium tremens alle corde vocali. La musica, dite? Uno scheletrico frullato di rock’n’roll, rockabilly, surf e garage preparato all’inferno apposta per noi da Poison Ivy e Nick Knox. Ai tre s’aggiunge, nel 1980, Bryan Gregory per le registrazioni del primo LP: Songs The Lord Taught Us (The Lord… The King…). Registrato, manco a dirlo, in quegli stessi Sun Studios nei quali The Pelvis incise i suoi primi ultraterreni singoli e prodotto dal leggendario ma misconosciuto Alex Chilton, è un capolavoro di cui nessun vero innamorato del r’n’r può permettersi di fare a meno. L’anno seguente lo raggiunge nei negozi Psychedelic Jungle, bellissimo ma non stratosferico quanto il precedente. Da qui in poi il declino, lento ma inesorabile. Una certezza però: anche all’inferno, dovessimo aver nostalgia di una sana botta di rock’n’roll, potremo fare affidamento su Elvis “Luce Interiore” Presley.


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