GIOVANINTERCULTURA
IDENTITA’ E CONDIZIONE GIOVANILE

di Eliseo Barbàra

A Palazzo Brescianelli si è da poco conclusa un’ampia e bella rassegna di arte organizzata dall’Istituto Centrale di Formazione del Dipartimento della Giustizia Minorile. Abbiamo rivolto tre domande a Carmelo Sammartino, curatore della mostra in collaborazione con l’Ass. Ambasciata Democrazia Locale a Zavidovici e ArtePhoros.

“Valorizzare la realtà giovanile e promuovere una maggiore sensibilità sociale” sono stati i nobili intenti che hanno portato alla realizzazione di “Giovanintercultura”. La realtà è che oggi questo appare quasi impossibile oppure una speranza c’è?
I mass media e una notevole mole di letteratura scientifica propendono ad associare l’idea dei giovani ad uno stato di disagio, di trasgressione, di potenziale devianza. A fronte di giornate seminariali che magistrati e operatori sociali affrontano periodicamente per analizzare “i fenomeni” emergenti della condizione giovanile leggendoli con una lente che non sia solo quella dello stigma o dello stereotipo, la mostra ha tentato di presentare – senza velleità di completezza – un’identità che non è caratterizzata solo da fragilità, che non manca di ali e di stupore, che sa osare nel desiderio di raggiungere le stelle. Certo, oggi si continua a preferire un intervento sociopedagogico che guarda – con una terminologia sanitaria – alla prevenzione piuttosto che alla promozione. Se c’è una speranza possibile? Credo che l’arte abbia delle risorse potentissime e per questo debba affiancare la scienza e la politica nel disegnare una società migliore.

In mostra, oltre alla fotografia e qualche sporadico astrattismo, la parte da leone è occupata dalla figurazione pittorica con svariati riferimenti a diverse correnti artistiche (iperrealismo, espressionismo, echi pop…). Come mai questa scelta, oltre che il tema del ritratto giovanile?
Le multiformi espressioni artistiche erano lì a rappresentare il variegato arcipelago giovanile, un condensato di lirismo, dramma, sogno, tenerezza, ribellione. Una contaminazione artistica ed umana necessaria quando si cerca di tradurre l’intercultura. Circa l’apparente sbilanciamento (le foto erano in realtà numerosissime), è stato dovuto sia alla difficoltà di “trovare” in tempi utili opere pertinenti al tema sia ad alcune adesioni mancate. Essendo stata una rassegna “tematica” sull’identità giovanile, ho considerato la presenza del ritratto come una delle forme artistiche più alte e congeniali per evidenziarne la mutevolezza ed esprimere un sentimento. Un volto ha spesso bisogno di pause per essere colto nella sua essenza. Le opere in mostra interpretavano giovani che sanno mantenere un’attenzione implume e spiazzante “costringendo” gli operatori sociali, ai quali soprattutto era dedicata la rassegna, ad uno sguardo a volte imbarazzato. Come nei versi d’una bellissima poesia di Szymborska, i giovani costruendo la propria identità sanno giacere a zig-zag sul contenuto, essere la burla dell’ornamento. Ho scelto perciò l’allestimento di un percorso visivo ondivago che dalla fotografia rimandasse continuamente alla pittura, in un dialogo serrato e vicendevole che potesse sovrapporle; del resto questa è la realtà dell’arte contemporanea ma anche delle “culture”: la contaminazione.

L’Istituto Centrale di Formazione di Castiglione ha altri progetti in cantiere?
I progetti espositivi, non essendo la Giustizia Minorile una Galleria privata, un Museo o una Fondazione, non sono esclusivamente un’occasione pubblica ma fanno parte della tradizione metodologica di questo Istituto che affianca con una proposta culturale quella formativa interna. È probabile pertanto l’avvio futuro di altre iniziative ma sempre “legate” ai temi che di volta in volta verranno svolti dai convegni programmati nel quadro istituzionale. Nella speranza, questa sì, che l’arte non produca soltanto estetica ma relazioni.
www.sfpcastiglione.it/giovanintercultura.htm


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