CULTURA (E) POLITICA
FUGA DALLE RESPONSABILITA’ E FOSSILI GIACOBINI

di Luca Morselli

Ha ragione da vendere l’amico Luca Morselli quando, uscendo da un’intervista a un candidato sindaco, mi disse: “Certo che sarebbe bello riavere un governo di sinistra a Castiglione, ma di una sinistra giusta!”. Ripensandoci mi son venute in mente queste parole: “E mi ricordo chi voleva al potere la fantasia… erano giorni di grandi sogni……..sai erano vere anche le utopie. Ma non ricordo se chi c’era aveva queste facce qui non mi dire che è proprio così non mi dire che son questi qui!”. Non mi è chiaro, a ben vedere, se allora Luca si riferisse alla situazione nazionale o a quella locale (pre-elettorale)… in ogni caso le sue parole sono una spada di Damocle nella mia mente dal giorno dei risultati elettorali. Da persona che crede in certe idee, che le pensa e le problematizza da mane a sera, che ne cerca i limiti, che ne descrive i confini, che cerca di metterle in pratica e di declinarle nella quotidianità non posso che essere scosso da questa affermazione (in tutti e due i sensi). Di parole ne son state dette, di parole ne ho prese (cominciamo a dire come stanno le cose una buona volta) ma di riflessione ne è stata fatta poca. Sempre fiducioso quale sono nella necessità dello scontro dialettico ci riprovo per l’ennesima volta consapevole che anche chi predica la necessità di far opinione, di radicarsi sul territorio (per non esser mai presente una volta che sia una a eventi che possono far iniziare questo processo) non interverrà in questo dibattito.

Non bisogna spaventare i moderati era il grido di battaglia, ma è anche il dictat della politica nazionale. Può darsi sia vero, ma se ben analiziamo cosa fa la parte che vince notiamo che gioca e cavalca le paure degli estremisti e dei moderati! In sintesi: noi non dobbiamo spaventarli, loro possono aggredirli e fomentarli. Il risultato è che loro vincono (con cifre imbarazzanti) e noi perdiamo (con altrettante cifre imbarazzanti). Altro cavallo di battaglia è l’ignoranza del popolo: se l’estremismo è la malattia giovanile della sinistra, l’intellettualismo è quella senile, senza dubbio alcuno. “La gente è ignorante, la gente non pensa, guarda solo la televisione e pensa solo ai soldi e al mangiare”. Se così è, perché organizzare cene? Forse per camuffare la non-voglia di provare a parlare e, soprattutto, ascoltare le persone. Forse, allora, son questi qui che in realtà sono convinti della loro intelligenza e dell’ignoranza del popolo.. penso non serva commentare, va da sé… Forse qualcuno si dovrebbe riguardare il documentario La cosa di Nanni Moretti (recentemente ristampato da Feltrinelli), quel Nanni Moretti che da Piazza Navona disse una cosa di sinistra, e ricordarsi che la nostra forza è sempre stata nella capacità di ascoltare i problemi delle persone e cercare di rispondere a queste esigenze declinando le idee che sorreggevano la nostra visione del mondo. “Sei ancora attaccato alle idee? Cosa vuoi che gliene importi alle persone, qui si deve vincere perché siamo stanchi di fare opposizione”. Ora la facciamo senza uno straccio di idea da rappresentare!

L’altra parte idee ne ha poche. Non ho detto che non ne ha, ma che ne ha poche, ma con queste riesce a dialogare con le persone e a declinare un senso civile e politico che ritengo aberrante (ma è un mio punto di vista) perché fatto di piccole truffe e ricatti, di edonismo ed egoismo, di pensar per sé che fa per tre e così via, ma riconosco che di fronte al nulla poco si salva (si veda La storia infinita…). Finchè si continuerà a non parlare con le persone, a non ascoltarle e considerare i loro problemi argomenti da ignoranti (e non da pragmatici, riformisti, democratici ecc…) allora si continuerà ad alimentare tale meccanismo: chi ha un problema si sente deriso e umiliato da chi si pone, ai suoi occhi, come la persona che tutto sa. Mi sia concessa una nota personale: è quello che ho subito e subisco quotidianamente dalle persone che per prime considerano la gente ignorante! Io ho parlato con le persone e le ho ascoltate durante la campagna elettorale e il risultato non mi ha sorpreso affatto. Anche il Duce era convinto di avere migliaia di carri armati, ma se avesse guardato i numeri di serie si sarebbe reso conto che erano sempre gli stessi venti…

Ora c’è da ricostruire, già lo scrissi e per risposta, da chi ritiene la sua intelligenza di gran lunga superiore alla media della gente (si veda sopra), mi sono ritrovato una bella dose di insulti (tipica di chi è alle strette e reagisce) e un’accusa: fossile giacobino. Tralascio questa cosa, a cui ho già risposto e non ho ottenuto contro risposta (forse son finiti gli argomenti e i termini conosciuti) e mi soffermo sulla politica. A mio avviso serve un’idea politica e un’identità politica forte e chiara. Non bisogna spaventare i moderati? Ma sbaglio o il PCI (identità forte e chiara), come il PSI (lui si che c’è andato però) rischiò di andare al governo? Sbaglio o la sinistra di quegli anni andò al governo anche nella nostra città? Questa moda dell’elettorato moderato da proteggere e riverire da dove nasce? Io credo che nasca da una cultura politica deviata che considera gli elettori gente imbecille, stupida e cretina e che pensa che far politica sia garantire un posto di lavoro e non cercare di eleggere chi può prestare un buon servizio alla collettività. La cifra del mio discorso è visibile nell’indignazione al primo consiglio comunale per la mancata volontà di eleggere un membro dell’opposizione come vice-presidente del consiglio. E perché mai si dovrebbe fare questa cosa? Negli Stati Uniti, il faro del partito democratico (perché Veltroni non ha mai nascosto il suo amore per gli U.S.A.) chi vince prende tutto e amministra assumendosi le responsabilità del mandato ottenuto dagli elettori.

Quello che serve, a mio avviso, è una politica che sia pensare come amministrare bene il territorio, e su questo costruire l’azione politica che verrà da qui ai prossimi 5 anni (non mi azzardo a dire che è quello che dovrebbe fare l’opposizione perché non ho tempo, in estate, di ascoltare nuovi insulti). Per far questo serve un’idea politica, nel senso di idee volte a coinvolgere la polis (la città) come luogo di discussione, chiara, precisa e ben strutturata. Serve, in altre parole, un’identità politica (e non civica… son dovuti venire da Mantova a ricordarcelo, perché leggere la Civetta costa fatica…) che sia in grado di dialogare e declinare senso sui problemi reali del territorio. Sono consapevole che questa è una visione del mondo rivoluzionaria che mira all’assunzione di responsabilità come una delle fonti primarie del far politica. Assumersi responsabilità e ammettere di aver sbagliato è la più grande eresia dell’attuale cultura politica… meglio giacobini, dunque, che, come scrive Lenin, fascisti rossi, coloro cioè che lavorano (in vario modo…) per le destre senza esprimere idee politiche (e non di dubbia necessità partitica) proprie e caratterizzanti. Io credo che le persone, oggi, si aspettino questo dalla politica, ma lo penso io che ho perso tempo, in 4 mesi, a parlare e ascoltare persone in giro per il paese… mi piacerebbe parlarne, dopo le vacanze, con chi si riconosce in quanto ho scritto in questi tre mesi (Civetta di Maggio, Lettera alla Gazzetta, questo pezzo) e cominciare un lavoro lungo di riflessione politica vera, chiara e intellettualmente onesta.


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