L’ISOLA BIELO…RUSSA

di Moreno Carlesso e Claudio Tonini

Inauguriamo una nuova rubrica, con cadenza bimestrale, che ci racconterà l’impegno delle associazioni di volontariato che hanno rapporti con paesi stranieri. Per le associazioni interessate scriviere a: diavolidellinferno@yahoo.it. Buon lavoro a Claudio e Moreno.

Questo mese parliamo di volontariato con Silvana Corresini, impegnata da oltre 10 anni in azioni di volontariato verso i bambini della regione del Gomel in Bielorussia, che gestisce inoltre la bancarella del libro a Castel Goffredo che raccoglie fondi per finanziare il Progetto Chernobyl e Dar.

Ci può raccontare come nasce il suo impegno e perché una donna che lavora decide di spendere il proprio tempo (e denaro) in un’iniziativa così impegnativa?
Sono sempre stata sensibile alle tematiche dei bambini in Bielorussia, soprattutto dopo il disastro di Chernobyl, ma la svolta è nel 1992 quando con l’associazione Help for Children ho visitato la famiglia di un bambino che avevo ospitato. Entrare a contatto direttamente con quella situazione ha modificato profondamente la mia percezione del problema e soprattutto il mio tipo di impegno, infatti, da allora, due volte all’anno mi reco in Bielorussia per portare aiuti direttamente con un convoglio umanitario che coinvolge 150-200 persone.

Come è cambiata in questi 10 anni la situazione?
All’inizio è stata un’emergenza prettamente sanitaria, il nostro compito, oltre a portare le cure necessarie, era quello di tentare di allontanare per un po’ i bambini dalla zona contaminata. Adesso la situazione è ancora complessa ma sta emergendo un nuovo problema, quello degli orfani. La difficile situazione economica, che per gravità ricorda l’Italia del ’45, ha portato in rovina molte famiglie e oltre alla disoccupazione è arrivata la piaga dell’alcolismo. Solo nel Gomel gli orfani sono 5-6000, ma il problema è anche, e soprattutto, culturale visto che questi bambini sono visti come degli “internati” con tutto quello che ne consegue per il possibile reinserimento nella società, non a caso gli orfanotrofi sono difficili da trovare e non indicati. Adesso lo stato ha iniziato qualche campagna di sensibilizzazione sul tema, ma modificare certi pregiudizi e un percorso lungo e difficile, soprattutto in un contesto di povertà come questo.

Che rapporto ha con la gente del posto?
In questi dieci anni posso dire senza incertezza di aver trovato degli amici veri. Quello che colpisce di questa gente è la grande dignità e il senso sacro dell’ospitalità, doti che sono ancora più eccezionali se si pensa che nascono in situazioni di estrema povertà. Le famiglie sono disposte ad accendere piccoli mutui pur di dare a loro figlio un regalo da portare a chi li ospiterà in Italia. Ho visto persone staccare quadri dalle pareti e regalarli a noi volontari come dimostrazione di affetto. Il valore umano di questa esperienza ripaga senza dubbio tutti i sacrifici per sostenerla.

Nel mondo di oggi siamo bombardati da informazioni e, se non ci bastano, abbiamo mezzi per reperirne ancora, questo molte volte ci porta a pensare di conoscere a fondo una data situazione. Silvana, invece, ci ricorda con il suo esempio che è il lato umano la parte fondamentale di ogni esperienza e che solo partendo da questo assunto si può iniziare a guardare a fondo la complessità di ogni situazione.

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Tra Europa e Russia si trovano Bielorussia ed Ucraina simili per genesi (dovuta ai processi post ‘89) ma differenti riguardo l’eredità del recente passato e l’importanza geopolitica delle rispettive geografie. Entrambe sono tra gli stati “incerti” sul piano interno e internazionale generati dall’implosione dell’Unione Sovietica, ma mentre l’Ucraina, per la sua posizione, gode di una rendita di posizione invidiabil, (ponte tra Europa e Caucaso, arco sul Mar Nero e con una proiezione sull’Asia Centrale), la Bielorussia non presenta le stesse credenziali: considerazioni geopolitiche e analisi strettamente economiche spiegano il disinteresse generale verso il residuo avamposto russo. L’appello del senatore Helms al Congresso in cui ha parlato di un’isola Bielorussia, cercando di sensibilizzare i suoi colleghi sul fatto che il paese potrebbe diventare un’altra Cuba, ovvero un’anomalia in un sistema di stati vicini agli interessi americani, è caduto nel vuoto, poiché Washington ha, al momento, altre priorità e non intende creare fratture con Mosca. Ed è questa forse la maggiore disgrazia della Bielorussia: nessuna cancelleria che conta ha in agenda di risolvere i guai del paese e questo disinteresse si manifesta palesemente nel fatto che nessuno ha finanziato un’opposizione filo-occidentale da contrapporre a Lukaschenko, come invece è successo in Ucraina (la protesta degli “orange” non è nata nelle strade di Kiev, ma è stata pianificata tra le cancellerie di Bonn, Parigi e Washington). La Bielorussia è stata una delle più fervidi sostenitrici della Comunità di Stati Indipendenti sorta sulle ceneri dell’Urss e tuttora rimane il candidato ideale per una qualche forma di riunificazione con la Russia qualora questa potesse essere accettata dall’Occidente, che per il momento non ha comunque invitato il paese a diventare membro della Nato e non certo per timore della reazione russa. La Russia attuale non disdegnerebbe l’acquisizione di alcuni territori del passato ma non ritiene al momento profittevole l’unione con la Bielorussia essendo entrambe le realtà gravate da problemi economici, sociali e politici. Alla luce di quanto detto la Russia non è quindi disposta a cedere a priori ma, considerati la complessità della situazione interna, la posizione geografica e il lascito sovietico, l’azione deve essere selettiva.La Bielorussa è, infatti, uno dei paesi più poveri dell’area, ne è conferma la forte emigrazione, e i fondi offerti dagli Stati Uniti e dalla Banca Mondiale non superano i 35 milioni di dollari, decisamente poco per pensare a un solido appoggio per la ricostruzione del paese. Il fronte sensibile per la Russia rimane il Caucaso. La Bielorussia è considerata “acquisita” soprattutto perché permetterebbe di accrescere la declinante componente slava dell’immenso territorio, fattore questo da non sottovalutare visto il crescente peso che la “bomba demografica” sta assumendo nelle analisi geopolitiche. Il destino bielorusso appare quindi legato indissolubilmente a quello russo. La politica interna è invece basata sulla figura di Lukaschenko, che è al potere da oltre dieci anni grazie anche alla debolezza dell’opposizione, frammentata in piccoli partiti, e soprattutto all’apatia della società civile intontita da media filo-governativi, controllata da associazioni che penetrano a fondo nel tessuto sociale (in particolar modo giovanile) e con problemi contingenti quali alcolismo e disoccupazione che spingono alla atomizzazione della società e riducono ogni forma di solidarietà e di aggregazione all’ambito familiare. Se vogliamo definire tecnicamente il “Lukascismo” non è corretto parlare di dittatura personale. Il governo non si legittima sulla base del carisma del capo bensì su norme e organi previsti dalla costituzione ma, se intendiamo la democrazia come insieme di norme e non di principi, di “democrazia illiberale” basata sulla casta dei burocrati, che formalmente agiscono nell’alveo della legalità ma i cui poteri si allargano ben oltre le competenze previste, e sul potere mediatico.


3 Commenti »

  1. Ho apprezzato molto quest’articolo, non tanto per il tema,non sono un’esperto di bielorussia, ma per come è stato trattato l’argomento, credo che sia questo l’approccio da seguire nelle tematiche internazionali, ma purtroppo in italia prevale un tipo di approccio idealistico e volontaristico che fà più danni che altro. speriamo che questo sia un segnale che l’aria sta cambiando!!!!

    Comment scritto da Paolo — 5/18/2005 @ 9:12 am

  2. Sono molto soddisfatto di trovare un articolo del genere, non tanto per il tema visto che non seguo le faccende bielorusse ma per il modo in cui è trattato l’argomento. Questa è secondo me il miglior approccio per apprezzare e valutare la complessità dei temi internazionali.Purtroppo in Italia siamo legati a una visione idealista e volontarista che allontana da UN’analisi seria dei problemi e fa più danni che altro.speriamo che questo sia un piccolo segno di una più generale inversione di tendenza.

    Comment scritto da paolo — 5/20/2005 @ 9:49 am

  3. Ho notato con piacere che avete dato spazio ad eventi di politica estera, trovo inoltre che i due autori pur trattando di argomenti complessi lo facciano con riuscita chiarezza. Spero che tale spazio diventi una piacevole abitudine.

    Comment scritto da Lara — 5/20/2005 @ 11:20 am

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