ERESIE
Alejandro Jodorowsky nasce nel 1928 a Toccopilla un minuscolo villaggio del Cile da genitori ebrei russi scappati dalla rivoluzione bolscevica. Il padre ce l’aveva con i comunisti e il giovane Alejandro diventa, perciò simpatizzante di una visione materialista del mondo. Sempre portato a esprimersi anche in forme clamorose, fonda con gli amici un gruppo di poeti e di burattinai che vaga senza lavorare per il paese ed è causa di continua vergogna per i genitori. Si avvicina all’ambiente del circo e diventa un abile clown e marionettista. Stanco della vita in famiglia e innamorato dell’avventura, si imbarca con pochi soldi per Parigi. Qui ottiene un certo successo come mimo, ma i primi tempi fa la fame. Poi le cose cominciano, come sempre, ad andare meglio e un giorno è invitato alla televisione messicana come artista parigino. Il suo spettacolo consiste nel prendere a martellate un pianoforte fino a distruggerlo, va avanti per tre ore e, alla fine, del pianoforte non rimane più niente di intero. In tutto il Messico si grida allo scandalo, far vedere un teppista in prima serata che distrugge un vero pianoforte è un insulto. Invece, aveva centrato il bersaglio, distruggendo un simbolo aveva prodotto un duro colpo al perbenismo. Comincia, con il successo, ad arrivare il denaro che lui spende in film surreali e violenti. Per un po’ gli va bene e diventa molto famoso, ma poi la gente si stanca e gli tolgono i finanziamenti, e si trova un’altra volta sul lastrico. In tutto questo tempo non smette di studiare i fenomeni sciamanici del Messico e dell’America Latina. Pur non credendo a quello che vede, si rende conto che la povera gente che va dai santoni guarisce, forse, dice, solo per suggestione. Durante le sue ricerche si chiede come poter utilizzare questa energia degli stregoni con gente scettica come gli europei. Si avvicina alla psicanalisi in tutte le sue forme, anche quelle più eretiche, e si accorge che ha molto in comune con i fenomeni che ha visto. Legge di tutto e, quando i soldi glielo permettono, viaggia per conoscere di persona le persone che nel mondo studiano con serietà questi fenomeni. In verità, è lui stesso ad ammetterlo, moltissimi sono i ciarlatani e gli imbroglioni, ma qualcuno serio e disinteressato c’è e, per tentativi, le sue idee si fanno sempre più approfondite. Tornato a Parigi si ritrova con un bambino piccolo e una moglie che non lavora, non sa che fare. Entra in locale e chiede di leggere i tarocchi su di un tavolo e di prendere qualche spicciolo. In breve tempo la gente va nel locale solo per lui, ritornano gli impegni e le opportunità di lavoro, scrive per Moebius, allora ignoto e geniale fumettista, storie strampalate e romantiche. I due si fanno conoscere e arrivano di nuovo i soldi. Intanto decide di cominciare a mettere in pratica tutto quello che ha imparato sulla magia e sullo sciamanesimo, ma si chiede: come faccio a non imbrogliare la gente? poi, improvvisamente, si accorge che la soluzione al quesito è già davanti ai suoi occhi: se non vuoi imbrogliare, sii onesto. Perciò, dice alla gente che quello che fa sono tutte balle e che è solo l’effetto psicologico che opera a livello inconscio. Creando quelli che lui chiama Atti Psicomagici, chiede alla gente di fare cose apparentemente assurde e prive di senso. In questo modo i pazienti superano i loro limiti e imparano a osservare il mondo con occhi nuovi. Un signore dall’aspetto molto serio va da lui e si lamenta perché è solo e ormai ha superato i cinquanta, dispera di trovare una compagna, ma non vuole morire solo. Jodorowsky cattura la fiducia dell’uomo e gli dice che se vuole guarire deve vestirsi di rosso, dalle scarpe al cappello, e andare in giro in mezzo alla gente in quel modo. Il ligio signore alla fine cede e, in preda a una cocente vergogna, vaga per le strade di Parigi conciato come un pagliaccio. Un vecchio conoscente lo incontra e lo invita a una festa dove tutti lo prendono per bizzarro e originale, ma sicuramente divertente. Conosce tutti e tutti lo invitano – la sua vita è cambiata.
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