INTERVISTA A OFFICINALCHEMIKE
RISPONDE SPINZ
(CARLO PINZI - VOCI E CHITARRE)

di Luca Cremonesi

Direi di iniziare in modo classico: quando e come nasce Officinalchemike?
Officinalchemike nasce per occupare le domeniche pomeriggio, alla fine del 2001. In quel periodo Peco (Nicola Pecorari - basso) era molto impegnato con i concerti dell’Invasione degli omini verdi, io ero appena uscito malconcio da un progetto finito male e di conseguenza non avevo alcuna aspettativa. Avevamo una manciata di idee su cui lavorare, tenendo un filo diretto con Tutto il calcio minuto per minuto. L’Inter era messa bene in campionato e Peco teneva sempre l’orecchio teso ai campi. Abbiamo cominciato a credere seriamente nella cosa con l’arrivo di Gia (Giancarlo Sbolli - batteria). A pochi mesi dal suo ingresso nella band abbiamo registrato Piccola riflessione su dieci personaggi reali (autoprodotto), che è piaciuto e ci ha permesso di arrivare al primo vero album uscito per Maninalto!/Venus.

Avete pubblicato Ho le mie buone ragioni, di cui abbiamo parlato il mese scorso, vorrei che ci raccontassi questo lavoro…
Registrare il disco è stata un’esperienza intensa, impegnativa e frustrante. Oggi non avrei le energie per rientrare in uno studio. Anche gli altri hanno le ossa rotte. Ho le mie buone ragioni è stato un parto, non a caso abbiamo scelto la “maternità simulata” per la nostra copertina; è nostro figlio a tutti gli effetti, ha i nostri geni e rispecchia le inclinazioni, la personalità e l’attitudine di tre persone che lavorano assieme da anni ad un progetto. Piccola Riflessione ha suscitato molte simpatie perché si trattava di un lavoro fresco, concepito con la spensieratezza di chi non ha ancora strappato il biglietto per un viaggio di terza classe nel mondo della musica indipendente italiana. Ho le mie buone ragioni è stata un’esperienza molto più complessa. Dopo anni di prove, concerti, concorsi e percorsi musicali più o meno stimolanti, abbiamo deciso di lavorare sul nuovo materiale, creando un “dogma” volto a indirizzare le nostre scelte e il nostro stile. È stato uno scontro ancora prima di iniziare le riprese in studio. Ci siamo confrontati ma anche pugnalati alle spalle e abbiamo posto sul piatto tutte le idee che avevamo, consapevoli del fatto che sarebbero state stravolte una volta messe in comune. Presumo sia per questo motivo che il disco è così eterogeneo e tormentato. In quel momento era fondamentale mettere carne al fuoco. Quando abbiamo iniziato ad arrangiare i pezzi, si è dato avvio a una sorta di guerra fredda, giocata su una serie di equilibri che hanno permesso di mantenere costante la tensione e di giungere a scelte meno scontate. Volevamo comporre un disco nuovo ma non volevamo ripeterci, allo stesso tempo era nostra intenzione consolidare uno stile che, a detta di molti, abbiamo. Fortunatamente siamo riusciti a portare a termine il lavoro nel modo che volevamo e abbiamo trovato alla Maninalto! qualcuno che crede in noi. Ho le mie buone ragioni è un concept-album suddiviso in “settori tematici-colorati” nel quale una voce guida accompagna l’ascoltatore per aiutarlo nella fruizione. In questo modo è possibile un ascolto a due diversi livelli: dall’inizio alla fine, oppure attraverso i singoli settori. La voce in questione è quella di Laura Filippini, un’attrice professionista che ha cominciato la sua carriera proprio qui a Castiglione. Ho le mie buone ragioni per noi è semplicemente un album italiano di musica pop.

Il mese scorso con LPETZ si parlava di aria metropolitana. Nel vostro lavoro si respira un´altra atmosfera. C´è un lavoro artigianale e una ricerca di temi e sguardi che sono figli del nostro ambiente, ma, ben inteso, non ne sono affatto vittime.
Ovviamente il posto dove uno vive non può che essere una fonte d’ispirazione. Sia io che Peco da anni abbiamo la fortuna di vivere in bilico tra Bologna e Mantova e questa condizione di eterni uomini con la valigia ci permette di godere degli aspetti stimolanti di queste due realtà, probabilmente nel nostro lavoro è presente questa componente. Vivere in provincia è molto più difficile per chi vuole produrre qualcosa di creativo. In città come Bologna o Milano gli input sono innumerevoli e l’offerta artistica e culturale è all’ordine del giorno; ci sono più spazi di confronto e s’investe di più (anche economicamente) per “rendere edotta la popolazione”. Penso che il problema maggiore non sia per chi produce qualcosa ma per chi ne fruisce. Nelle città il pubblico è esigente perché ha la fortuna di accrescere con meno fatica il proprio bagaglio culturale. La provincia rappresenta, però, proprio per i suoi limiti, un terreno fertile: spesso progetti stimolanti nascono lontano dai centri urbani e in un certo senso, migrando dalla provincia alla città, incarnano la vittoria di Davide su Golia.

Pensi che la musica possa essere un modo per raccontare il nostro territorio? Mi riferisco all’assorbire le atmosfere e il nostro esser periferia ma, allo stesso tempo, tentacolo di aree urbane importanti…
Ci sono diversi modi di fare musica. In alcuni casi il legame con il territorio è imprescindibile. Non credo però sia il nostro caso. In passato abbiamo raccontato la storia di un portiere di un motel situato in un luogo non ben precisato nei pressi dell’autostrada A1; in Ho le mie buone ragioni ci sono riferimenti a posti lontani come Barcellona, Rotterdam o Zanzibar ma anche al ristorante in cui lavorava mia nonna negli anni ‘60 a Castiglione. Credo che avrei potuto scrivere cose molto simili vivendo in un posto diverso, probabilmente le atmosfere a cui ti riferisci sono rinvenibili nella caratterizzazione dei personaggi protagonisti dei pezzi, sicuramente le persone che ci stanno attorno rappresentano un curioso caleidoscopio.

Cosa ne pensi della nostra situazione musicale e mi riferisco, in particolar modo, agli spazi e ai gruppi della zona.
A Castel Goffredo negli anni ‘90 c’erano diverse band e si parlava di “scena” castellana, poi molti spazi dove si poteva provare e suonare sono venuti meno e il fenomeno ha subito un arresto. Mi sembra che a Castiglione si stiano facendo buone cose. Purtroppo le cose funzionano finché ci sono posti dove è possibile suonare e fino a quando il pubblico è interessato: proprio per questo motivo è importante che “la scena” si sprovincializzi. Molti sono i progetti interessanti, Rabbie Mobili su tutti. Tra le realtà consolidate sicuramente i LPETZ a cui ci lega un rapporto particolare.

Per chiudere, parliamo dei progetti futuri e, soprattutto, della ricezione del vostro.
Da poche settimane abbiamo un sito tutto nuovo (www.officinalchemike.it) e presto cominceremo a promuovere il video di Qualcuno sopra di me sta tessendo trame incomprensibili che è il nostro “singolo”. Poi dovremmo iniziare a suonare dal vivo. Per quanto riguarda il riscontro ti posso dire che stiamo cominciando a raccogliere i frutti della promozione svolta dalla Maninalto!, le recensioni sono tutte molto buone e visibili sul sito, siamo usciti su Rocksound e LosingToday e presto saremo su altre testate. Resta da vedere cosa ne pensa il pubblico, ma questo lo capiremo soprattutto ai concerti. Posso approfittarne per farci promozione, caro? Ho le mie buone ragioni è reperibile anche on line sul sito, a un prezzo imperdibile!!!


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