CONTRO LA TELEDIPENDENZA

di Leonardo Tonini

Prendo spunto dall’articolo di Luca Cremonesi dove dice che ormai siamo prodotti televisivi. In effetti, sempre più la notizia che passa è argomento di conversazione e ci consumiamo in commenti come se fossimo da Maria de Filippi e ragioniamo sempre più spesso su tutto e con la stessa facilità (e leggerezza) dello zapping. Sono d’accordo con Luca che è televisivo piangersi addosso per lo scialo delle virtù perdute, bisogna prendere atto del cambiamento avvenuto: oggi siamo televisivi, ieri eravamo contadini, difficile dire cosa sia meglio. Se questa è la realtà, però, io credo che la cura sia ancora la realtà. Cerchiamo di essere oggettivi. Chi ha mai visto Berlusconi? Chi mai lo incontra quotidianamente per strada? Chi mai conterebbe su di lui per un problema sentimentale? E Prodi? Uscite spesso a mangiare una pizza con lui? Se avete bisogno di un consiglio, gli telefonate? Il papa poi è il più irreale di tutti. Chi mai parla così? Chi altri si veste come un pene con tanto di copricapo a forma di glande? Sono convinto che parte del potere di simili icone, sia dovuto all’eccesso di importanza che gli diamo. Sono loro i televisivi, non noi! Sono irreali come l’Uomo Gatto o Taricone, ve li ricordate? La nostra vita è fatta di problemi quotidiani, ben più concreti. Chi se ne frega della Palestina? Possibile che ci sia gente qui in Italia che lotta per la Palestina e non sa nulla del Darfur? La vita è un fascio di relazioni che noi intessiamo ogni giorno con gli altri, continuamente, con gli amici, i colleghi, i professori, i genitori. Più siamo capaci di stabilire relazioni profonde e sincere con gli altri e più siamo felici. L’isolamento è tipico della depressione o della malattia mentale. Ciò che vediamo in televisione non esiste, è un immagine. Il potere alle immagini glielo diamo noi. Se c’è un tizio che vede un film di Rambo e poi si mette a sparare in strada, noi lo chiamiamo matto. Dare la colpa al film sarebbe da idioti perché in milioni hanno visto quel film e non sono diventati assassini. Proviamo a pensare che il teatrino dei politicanti sia divertente o noioso come una telenovela. Che i fatti di cronaca siano intriganti come un film di violenza, e nulla più. In fondo sono cose ripetitive e, in definitiva, false, che non ci riguardano. Ho visto gente stare in pena un mese intero per quel bambino, Tommaso, mentre lui era morto e sepolto da trenta giorni. Hanno giocato con i nostri sentimenti. Ci siamo fatti fregare da un’immagine, pur sapendo che ogni giorno muoiono innumerevoli bambini di cui non ce ne frega un bel niente. Teniamo i nostri sentimenti per noi e per la ristretta cerchia delle persone che amiamo, cominciamo a non credere. Non credere a Dio (immagine senza immagine), non credere al Santo Pen… al Santo Padre, al Nanetto, al Gobbo. Crediamo invece un po’ più in noi stessi, nella vita, nelle persone che ci stanno attorno. Curiamo l’irrealtà con la realtà, antidoto sempre efficace, che smonta illusioni e pie speranze e ci consegna al mondo, talvolta meno spettacolare della televisione, ma più sincero.


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