CHE FARE?
CONTRO CALVINO A FAVORE DI PROMETEO

di Luca Cremonesi

Il 9 e il 10 aprile abbiamo votato e il risultato è evidente. La legge elettorale era fatta per ingabbiare la sinistra, questo è chiaro, e basta pensare all’accanimento post-voto della destra per capire di cosa sto parlando. La Camera dei Deputati non è mai stata un problema per la destra la quale, pensando di perdere con 4 o 5 punti percentuali, non si è mai preoccupata di uno scarto così minimo. Il problema era il Senato e così è stato, ma all’inverso. Detto questo si può affermare che ha vinto, da un punto di vista elettorale, la sinistra, ma da un punto di vista politico è il successo ancora una volta di una sola persona: Silvio Berlusconi.

Solo ora, mentre scrivo, cerco di riflettere su quanto è successo, su quanto ho letto in questi giorni, su quanto ho sentito e su quanto mi è stato detto da amici e amiche. Le mie domande sono poche e chiare: che cosa è successo? Perché 1 italiano su 4 (il 25% degli aventi diritto al voto) si sente ancora rappresentato da questa persona? Che fare? Se le percentuali di Forza Italia fossero quelle di AN, la cosa non mi stupirebbe. L’ho già scritto: sono pur sempre idee politiche e con le idee differenti vale la pena confrontarsi. Ancor più scioccante è quanto successo nel seggio in cui ero scrutatore a Castiglione delle Stiviere (il numero 6), dove i votanti erano in maggioranza migranti e meridionali e la Lega Nord ha ottenuto parecchi voti. Come sempre però (siamo un popolo di conigli e ci meritiamo l’8 Settembre) nessuno ammette di aver votato Berlusconi o la Lega. I casi sono due: o qualcuno mente, oppure veramente ci sono stati dei brogli che hanno attribuito il 25% dei voti a Berlusconi e il 4,6% alla Lega Nord. Alcune mie posizioni, già espresse nel sottotitolo, faranno “arrabbiare” i membri della redazione cultura. Spero che tutto ciò serva a generare un dibattito non solo fra i lettori, ma anche fra di noi: è un momento importante, ne va del nostro futuro e della nostra idea d’impegno.

Due care amiche parlavano di intellettualismo come il vero male della sinistra. Se l’estremismo è la malattia infantile della sinistra, l’intellettualismo è certamente quella senile. Sono convinto che non sia un discorso valido quello che afferma “la gente è stupida e quindi vota Berlusconi” e neppure “la gente è stupida perché guarda la televisione”. In queste due frasi – vittime, queste sì, d’intellettualismo sinistrorso – ci sono espressi due problemi sui quali la sinistra sembra non voler riflettere: la gente e la cultura della televisione. Mi spiace per i fan dell’intellettuale alla Calvino (ma anche per chi, come me, ama l’intellettuale alla Pasolini) ma la gente esiste ed esiste anche l’opinione pubblica perché esiste la cultura della televisione ed essa legittima questi concetti tanto intellettualmente disprezzati. Berlusconi lo ha capito e ci governa da almeno 20 anni (questa è anche una delle due buone idee del film di Moretti). Lo snobismo di chi non guarda la televisione e se ne frega di quel mezzo è uno dei tasselli della nostra sconfitta e il perché, a mio avviso, è nel non riconoscere la Tv come mezzo di cultura. La Tv, in Italia, è la forma che ha la cultura, ma anche il mondo socio-politico. Tutta la campagna elettorale è stata condotta nel salotto di Vespa e le regole della par condicio erano solo per la Tv (e non per giornali e radio). Chi ha preso in considerazione la tv (si veda fra gli altri Aldo Busi su Canale 5, e con lui Carmelo Bene, ma anche Marco Paolini e fra gli ultimi Riccardo Iacona) è riuscito a raggiungere una buona fetta della società e a far cultura con il mezzo che la sinistra disprezza; e ci è riuscito, beninteso, non perché la gente sia stupida, ma perché così si muove e vive la nostra moderna società, ormai da due decenni caratterizzata da profondi cambiamenti del modo di intendere, volere, comprendere e desiderare. Berlusconi semina emozioni, usa un linguaggio diretto e immediato, ambiguo e poco preciso che smuove desideri e rende la grigia giornata un po’ più allegra. Il suo linguaggio è la risposta ai desideri e alle esigenze della nostra moderna quotidianità.

Un libro che analizza in modo intelligente questo fatto è Non pensare all’elefante di G. Lakoff (Fusi orari): alla sinistra manca un linguaggio che sia in grado di comunicare le proprie idee. Il problema, però, è che prima servono idee e volontà d’innovazione e poi il linguaggio per dirle. È ora di rinnovare la cultura e l’analisi della società che la sinistra offre e avere il coraggio di affermare che anche la sua attuale classe dirigente è da rinnovare nelle idee e nel linguaggio, altrimenti avrà sempre ragione Giorgio Bocca (mai avrei pensato di dover dar ragione ancora una volta a un vecchio 80enne) quando afferma che l’Italia è sempre stata voltagabbana e falsa nell’animo. È vero che Berlusconi non ha prodotto una mutazione antropologica. È vero, come sostengono 1 italiano su 4, che non ha peggiorato l’Italia, ma è anche vero che non l’ha migliorata. Berlusconi è riuscito ad interpretarla e a cogliere ciò che né Calvino, né Pasolini potevano immaginare, ma neppure Eco, Flores d’Arcais e Cacciari sembrano capire (forse, invece, Busi e Paolini lo hanno quanto meno intravisto).

La nostra cultura, il nostro modo di comunicare, di relazionarci, di vivere in comunità, di salutarci, di vestire, di leggere e di appassionarci, di cercare un ragazzo o una ragazza, di ridere è televisivo: al bar e tra amici parliamo di quello che abbiamo visto in Tv, ci vestiamo secondo le mode dettate dalla Tv, i quotidiani riportano le notizie dei sommari dei Tg, la storia è raccontata dalla fiction e così via. Se l’Italia è sempre stata così, allora Berlusconi risponde veramente a un’esigenza intrinseca alla nostra società (e questa è anche la seconda e ultima idea buona de Il Caimano). Ma se così è, perché la sinistra, da un certo periodo in poi, non è stata più in grado di interpretare quest’esigenza?

Insomma, noi di sinistra non abbiamo ancora accettato la realtà così com’è e come si presenta. Di questa dobbiamo accorgerci e prendere atto, smettendola con alibi del tipo “la gente non esiste”, la “Tv è porcheria” (se lo è, perché viviamo solo secondo i suoi canoni?), ma cominciare a pensare che esistono la gente e le persone reali, con problemi e tempi di vita frenetici e non il Barone Rampante o Marcovaldo. La sinistra ha bisogno di giovani che capiscano e vivano la modernità per interpretarla per quello che è, e non per quello che si vorrebbe che fosse (anche in questo caso vincono i valori dei vecchi e non delle nuove generazioni). Se vogliamo vincere dobbiamo fidarci dei giovani e cacciare i vecchi, con il loro linguaggio ormai sorpassato e la loro cultura fatta non di tradizione, ma di inutile chiacchiera retorica e fuori moda. Via Calvino per Prometeo, il giovane che rubò il fuoco ai vecchi Dei e fece progredire l’umanità, interpretandone così le moderne esigenze.


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