SCHERMI D’AMORE

di Ilaria Feole

Una storia d’amore lunga 10 anni, quella tra Verona e il cinema: quest’anno si è tenuta infatti nella città di Romeo e Giulietta la decima edizione di Schermi d’amore, unico festival al mondo dedicato al cinema mélo e sentimentale. Un anniversario importante, coronato da un buon successo di pubblico (24.000 spettatori complessivi nei 10 giorni della kermesse), per una manifestazione che si sta conquistando anno dopo anno un posto di rilievo nel panorama nazionale e non solo. Schermi d’amore è nato nel 1996 sotto la direzione artistica di Paolo Romano, Piera Detassis (direttrice del mensile Ciak) e Giancarlo Beltrame (docente di semiologia del cinema all’Università di Verona) e si è presentato da subito come un festival composito, dove accanto alla sezione di film inediti in concorso si trovano retrospettive dedicate a singoli autori o nazioni e percorsi trasversali che approfondiscono le mille sfaccettature di un genere ricco come il cinema sentimentale. Nel corso di questi 10 anni, il festival ha presentato 932 film, 300 dei quali inediti in Italia. Caratteristica predominante è sempre stata lo sguardo internazionale, che ha spaziato nelle cinematografie orientali e africane; senza dimenticare, ovviamente, la grande tradizione del melodramma italiano: sono stati omaggiati di retrospettive Luchino Visconti, Bernardo Bertolucci, Alida Valli e Vittorio Storaro. L’edizione di quest’anno, svoltasi dal 24 marzo al 2 aprile, ha omaggiato il grande Vincente Minnelli con una retrospettiva dei suoi mélo, splendidi esempi di cinema classico dell’epoca d’oro di Hollywood. Un’ampia sezione era dedicata al mélo nordico, con film provenienti da Finlandia, Svezia e Norvegia (tra cui le poco conosciute opere giovanili di Ingmar Bergman). Per celebrare il decennale è stata creata un’apposita sezione, Ten, che presentava tutti i film vincitori delle passate edizioni: un’occasione per fare il punto sulla qualità delle opere premiate, quasi tutte molto valide, con qualche eccezione dovuta all’inesperienza dei registi (i film premiati erano in gran parte opere prime). Le proiezioni si sono svolte nella Sala Filarmonica, malauguratamente privata del suo impianto Dolby surround a causa di lavori, fatto che ha impedito una fruizione ottimale del suono (un vero peccato per tutto il pubblico cinefilo). Tra tante diverse sfumature d’amore, forse stonava la presenza di una retrospettiva dedicata ai fratelli Vanzina, insigniti di un premio alla carriera. Sono state riproposte le loro commedie sentimentali: una scelta comunque discutibile, visto lo scarso valore delle opere, probabilmente dettata dalla necessità di ottenere più visibilità mediatica (i Vanzina hanno portato a Verona ospiti come Jerry Calà, Claudia Gerini, etc…) che il festival indubbiamente meriterebbe. E i segnali positivi iniziano a farsi vedere: uno dei film premiati ex-aequo dalla giuria presieduta dal regista Roberto Andò (il brasiliano Cidade baixa) sta per essere acquistato da una casa di distribuzione italiana. Una bella conquista per un festival ancora piccolo ma capace di rinnovarsi ogni anno con passione e originalità. Per info: www.schermidamore.it e www.cinemaplus.it.


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