RICHARD HELL:
UNA GENERAZIONE
ALL’INFERNO

di di Giovanni Caiola / underdog1982@libero.it

“Il punk è uno stile di vita / non solo un tipo di musica” cantava un gruppo ormai scioltosi da qualche anno (l’originale inglese suona meglio, ma è per capirci) e sono due versi questi che s’adattano perfettamente a descrivere il personaggio cui quest’articolo è dedicato. Richard Hell fu infatti punk in spirito ben prima di esserlo in musica, parole, opere ed omissioni. Lo stesso modo d’apparire tipico dei punk – cresta in testa, t-shirt strappata, jeans sdruciti e spille da balia ficcate ovunque –, che molti credono “inventato” da Malcolm McLaren e Vivienne Westwood per i Sex Pistols, venne in realtà creato, ben prima che se ne appropriassero legioni di giovani insoddisfatti del mondo e della vita in quel di Londra, nei sobborghi di New York dal nostro Riccardo Inferno. Che questo nome, ovviamente, adottò per scelta, quando in realtà era stato battezzato con un ben più prosaico Lester Myers, mentre il suo fedelissimo compagno di sozze scorribande newyorkesi Tom Miller s’appioppò un altrettanto efficace Tom Verlaine. Cominciarono suonando assieme nei Neon Boys i due ma l’amore durò poco e così, mentre Verlaine fondò i prodigiosi Television, Hell mise in piedi i Voidoids: se medesimo alla voce e al basso, Robert Quine e Ivan Julian alle chitarre e Marc Bell dietro a piatti e tamburi. Nell’anno di grazia 1977 sono così tanti i dischi meravigliosi giunti sul mercato che molto spesso ci si dimentica di citarne qualcuno. Ma solo i più distratti si possono dimenticare di Blank Generation di Richard Hell & The Voidoids! Un album che fa i conti col punk nel mentre accende i primi fuocherelli new-wave: l’incipit Love Comes In Spurts è lo scatto di un coltello a serramanico che s’avventa furioso alla gola dei benpensanti, Liars Beware e New Pleasure sono latrati rock’n’roll che puzzano di fogna, Betrayal Takes Two è un blues infetto ed irriverente, Down At The Rock And Roll Club è schizofrenia chimicamente sedata, Who Says? è un fulmineo incubo ad occhi aperti, Blank Generation è un capolavoro più volte scippato ai Nostri, Walking On The Water è un’impudente cover dei Creedence Clearwater Revival, The Plan è tossico pop fintamente scherzoso, Another World è un vomitare disagio ed utopia su trame a tratti free jazz. Tutto perfetto in quest’album, dalla voce nervosa e calda assieme di Hell ai lancinanti gorghi chitarristici del grandissimo Quine, sino al frenetico pestaggio ritmico di Bell (da lì a qualche anno sarebbe divenuto per tutti e per sempre noto come Marky Ramone). Ma vogliamo parlare dei testi? Vera poesia di strada che riesce a non tramutarsi mai in stolidi slogan. E così un “inno alla generazione vuota” diventa un grumo di germi sputato sulla faccia rispettabile del rock. Una ferita dalla quale nessuno riuscirà più a guarire. Uno sfregio che brucia ancora maledettamente, ma uno sfregio dal quale non si può fuggire perché da quel sangue è nata una musica disperata ma vera, viva. Con tanti auguri di buon ascolto, dal Dottor Hell.


Commenti »

Ancora nessun commento

feed RSS per i commenti a questo articolo.

Lascia un commento


Attenzione: i commenti compariranno sul sito previa approvazione del moderatore

Righe e paragrafi vanno a capo automaticamente, l’indirizzo e-mail non viene mostrato, HTML è permesso: <a href="" title="" rel=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <code> <em> <i> <strike> <strong>