I LIBRI DELLA CIVETTA

di Leonardo Tonini


CAPIRE IL FUMETTO
McCloud Scott
Pavesio Productions
euro 19,63

Pochi lo conoscono, ai più questo nome non dirà niente, ma è stata per me una vera rivelazione. Chiunque dopo il 1994 parlasse di fumetti, era obbligato a citarlo e insieme ne lodava anche il lavoro. Lo lessi a capofitto e non ne rimasi deluso, ogni sua pagina illustrava e spiegava concetti di semiologia del fumetto così bene e profondamente da togliere a chiunque il dubbio che i fumetti siano una produzione minore dell’umanità. Senza fare l’agiografia a tutti i costi dei fumetti (che è più deleteria del disprezzo superficiale), oggi riconosco personalmente i fumetti come uno dei grandi mezzi dell’espressione. Uno strumento, appunto, e sta a chi li rende possibili, chi traduce l’idea in carta stampata, dimostrare quanto versatile sia. Costruire un fumetto non è impresa da poco, ci vuole chi scrive una sceneggiatura (cosa ben diversa che scrivere un racconto o anche un copione per il cinema) e chi con il suo talento, e solo con quello, con matita e china traduce in realtà il sogno. Questi due passaggi sono quasi a costo zero e qui sta la reale infinita possibilità del fumetto, una libertà basata sul minimo investimento economico che ha influenzato, proprio per il suo rendere disponibili le immagini insieme con le parole, molte altre arti, il cinema, la pittura, la scrittura. Poi, però, il fumetto, nato solo dall’intelligenza di sceneggiatore e disegnatore (che spesso sono la stessa persona) ha bisogno di finanziamenti per entrare davvero nel circuito delle idee, e qui l’Italia come in tante altre cose, cade. Non perché manchino i soldi, ma perché manca la sensibilità necessaria a capire che promuovere un’iniziativa culturale è veramente obbligatorio, come anche sancito dalla costituzione italiana (Articolo 9: La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica), se non vogliamo diventare un paese del terzo mondo. Qui da noi c’è anche un altro problema e anche più grave, il pubblico. Negli anni novanta si era in un periodo di vero e proprio boom del fumetto, fumetti come Dylan Dog vendevano 200.000 copie al mese. Questi kolossal permettevano il respiro di un fitto sottobosco di iniziative, si aprivano scuole, case editrici minori nascevano e morivano in fretta, ma continuamente. Oggi non più, Dylan Dog ha perso 160.000 lettori ed è uno dei pochi che sopravvive, riviste meravigliose come L’Argonauta o Comic Art sono un ricordo, moltissime testate hanno chiuso i battenti. Il risultato è che oggi è sempre più difficile passare dalle cartelle che circolano tra pochi amici alla pubblicazione. Se da una parte questa massoneria degli artisti può risultare romantica, risulta impedito un importante effetto della circolazione pubblica delle idee: il confronto fra di esse. Quello che ha sintetizzato meglio il perché sia così importante confrontare le idee è il nuovo premio Nobel per la Letteratura Orhan Pamuk quando dice che la cultura nasce proprio da questo confronto. Quando questo non avviene, si torna indietro verso un medioevo cupo e fanatico. Pensatori come Scott McCloud diventano interessanti proprio quando le loro teorie vengono messe alla prova da lettori che si intendono di fumetti, che li amano, che li scrivono e li disegnano.


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