Habemus Capa, intervista a Michele Salvemini, in arte
CAPAREZZA
Dopo qualche mese dall’uscita del suo ultimo album, “Habemus Capa” (elogio post funebre, dato che CapaRezza è morto, e poi risorto…), e dopo il termine del suo tour estivo, che lo ha portato a toccare la maggiori, e anche le minori, città italiane, sempre ben accolto da una calda frotta di ascoltatori, ora Michele sta partendo per il tour invernale, che lo porterà di nuovo in giro per i club del paese. Nella zona circostante, Michele è stato a Orzinuovi (Buddha cafè), Mantova, S. Eufemia (festa radio onda d’urto), Trescore Balneario (festa della birra), Reggio Emilia, Modena… Ascoltare CapaRezza è come guardare un telegiornale che, finalmente, ci dice un po’ di verità… Ha la capacità di far riflettere… Personaggio emblematico della società attuale, Michele è una persona estremamente disponibile e questa è l’intervista che ha concesso in esclusiva per La Civetta.
Allora Michele, cominciamo… Pronto?
…prontissimo (ride)…
I tuoi testi sono un po’ come la satira in tv, frasi pungenti derivanti da una realtà sconcertante. Quanto è difficile creare un testo così?
…per me è molto difficile comporre un testo perché se non trovo la giusta rima o l’assonanza che più mi aggrada rischio di precipitare in una spirale di follia. Non sono decisamente uno che scrive due album in una settimana…
Restando sui significati, spesso le tue canzoni vanno analizzate, nel senso che occorre leggerne il testo per non perdersi… A te come vengono? Parte tutto da una frase che ti colpisce o che ti salta in mente, o scegli un argomento e lo studi?
Non so davvero come rispondere. Mi vengono e basta. Poi una volta steso il testo tento di perfezionarlo il più possibile.
Dai tuoi pezzi, tramite un sacco di citazioni, si nota una cultura molto ampia, specie nei temi di attualità (Molfetta è una grande palestra…). In realtà molti ragazzi oggi non sanno nemmeno distinguere rossi e neri… Quanto pensi sia importante conoscere quello che avviene, è avvenuto e avverrà nel mondo?
Temo che non si possa prescindere da questo. La voglia di essere un contemporaneo mi porta ad avere una considerazione notevole del presente. Mi porta a vivere alla giornata… E spesso mi porta ad eccedere. Però sicuramente una base è fondamentale per capire quello che accade… Credo non sia giusto vivere in un mondo che non si conosce… La musica, per me, è veicolo, strumento di comunicazione, soprattutto per dire cose vere a cui ci si abitua, ma a cui in realtà, bisognerebbe ribellarsi.
Quando un cantante avvia la sua carriera deve scegliere: musica scadente e successo assicurato, o musica significativa riservata a pochi eletti… Molti hanno optato per la prima scelta, mentre pochi hanno preferito la via in salita, e tu sei uno di questi. Le invettive sono cominciate a diventare note con “?!”, crescendo con Verità supposte (una su tutte follie preferenziali), per culminare nell’ultimo grande lavoro, Habemus Capa (trattando temi estremamente caldi Gli insetti del podere, Ti Giri, Auditel’s family…). Sei in buona compagnia! Grandi come Capossela, Gazzè… hanno fatto la tua scelta… Ma tu, come lo hai deciso? È stato un atto di coerenza verso te stesso, verso quelli che ti seguono da sempre o cos’altro?
È un percorso naturale per me. E poi sono uno che si annoia con incredibile facilità e questo mi porta a scrivere pezzi complessi, così che possa cantarli senza sbuffare.
Branduardi…
Eh, la realizzazione di un sogno in un certo senso… Quando ha suonato e cantato con me al MazdaPalace a Milano, avevo la pelle d’oca… (ride) sto continuando a realizzare sogni… non so più cosa sognare (giocattoli a parte)!!!
Il silenzio dei colpevoli, un titolo e un’affermazione pesante… Cosa ti porta a dirlo? In che senso siamo colpevoli?
Per quanto mi riguarda, personalmente spesso sono accusato di esprimere opinioni politiche o sociali. Io credo che in realtà chi vuole comunicare il nulla si fa complice di ciò che poi critica o detesta. E poi la mia vita è radicalmente cambiata da quando ho iniziato a dire la mia, nonostante tutto.
Se tu dovessi avere un alter ego, cosa o chi sarebbe?
Sarei Silver Surfer, ovvero uno che se ne va da solo in giro nello spazio su una tavola da surf, parlando da solo…
Passiamo al personale affettivo!!!
…azz…
In rete hai un forum colmo di iscritti… E chi c’è dentro si sente come in una grande famiglia. L’unica cosa che di certo hanno in comune tutte queste persone è la passione per la tua musica; sei un po’ come un genitore benvoluto. Cosa pensi di questo? E come ti fa sentire sapere che c’è una sorta di famiglia virtuale che ti supporta?
Già mi ero spaventato… Mi fa piacere. E poi alla fine conosco molte delle vostre facce.. non mi sfuggirete!
Nonostante il successo, sei rimasto una persona disponibile (una frase che mi ha da sempre colpito è quella con cui hai chiuso il concerto di Molfetta “ragazzi non chiedetemi autografi, ci vediamo in giro, sono uno di voi…”). A fine concerto frotte di persone vogliono immortalare il momento con te… Cosa ti spinge a soddisfarli, a uscire dal camerino a firmare e farti fotografare con loro? È qualcosa di “imposto” o che ti senti di fare?
Loro hanno avuto la pazienza di ascoltarmi per due ore ed è il minimo che io abbia la pazienza di accontentarli una manciata di minuti.
Tema scottante. I cd costano tanto, troppo forse… Masterizzazione sì o no? Cosa pensi dei limiti imposti dagli autori sui propri cd, e cosa dei rivenditori che non seguono tali direttive?
Masterizzare si. Anche se ho uno scaffale pieno zeppo di roba originale che mi piace. Credo che comprare un cd originale costi tanto quanto il valore che gli si dà. I negozianti di dischi li capisco, ultimamente fanno la fame.
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