IL POSTO DELLA SCIENZA

di Luca Cremonesi

I limiti del linguaggio era il tema di Mosaicoscienze 2006. Vorrei tornare sull’argomento perché l’attualità mi ha fatto pensare a quanto ho sentito in alcuni incontri. In particolar modo mi preme interpretare un passaggio dell’intervento di Edoardo Boncinelli che nella sua conferenza a Palazzo Gonzaga di Volta Mantovana ha in parte parlato del volume Il posto della scienza (Mondadori) e di che cosa egli intenda per scienza e cioè “un’impresa collettiva, volta a cogliere gli aspetti riproducibili di un numero sempre maggiore di fenomeni naturali e a comunicarli attraverso il tempo e lo spazio in forma sinottica e interamente non contraddittori, in modo da porre chiunque in condizione di fare previsioni fondate e di progettare e mettere in atto macchine funzionanti, tanto di natura materiale quanto di natura mentale”. Proprio in quei giorni imperversava la polemica scatenata da Benedetto XVI con il discorso di Ratisbona (disponibile su www.civetta.info, area download). Ritengo Ratzinger una persona intelligente – sin troppo purtroppo – e per questo motivo son convinto che non abbia parlato senza cognizione di causa, altrimenti – si concorderà con me – bisogna pensar il Papa sprovveduto, e questo non credo sia possibile. Non per caso, dunque, e neppure sopra pensiero ha detto quello che ha detto. A tal proposito mi son riletto l’introduzione della Fides et Ratio, penultima enciclica del suo predecessore, dove si afferma: “Sia in Oriente che in Occidente, è possibile ravvisare un cammino che, nel corso dei secoli, ha portato l’umanità a incontrarsi progressivamente con la verità e a confrontarsi con essa. […] La Chiesa non è estranea, né può esserlo, a questo cammino di ricerca. Da quando, nel Mistero pasquale, ha ricevuto in dono la verità ultima sulla vita dell’uomo, essa s’è fatta pellegrina per le strade del mondo per annunciare che Gesù Cristo è «la via, la verità e la vita» (Gv 14, 6). Questa missione obbliga la comunità a farsi carico dell’annuncio delle certezze acquisite, pur nella consapevolezza che ogni verità raggiunta è sempre solo una tappa verso quella piena verità che si manifesterà nella rivelazione ultima di Dio”. Ancora di verità si parla in alcune manifestazioni culturali e la cosa mi lascia ogni volta senza parole. Boncinelli ha ragione quando sostiene che la scienza ha una responsabilità etica nei confronti delle parole nelle formule che crea per descrivere il mondo. La formula scientifica deve esser chiara e precisa: per questo motivo uno scienziato è responsabile degli errori e dei danni che egli provoca. Un uomo religioso, un mago, un imbonitore, un cartomante e, nella nostra contemporaneità, anche alcuni filosofi usano il linguaggio in modo ambiguo, generale ed evocativo. Questo permette loro di non esser mai responsabili delle parole che pronunciano, ma solo di quello che gli altri non hanno colto, letto e compreso nel loro discorso. È un vecchio trucco che ancora funziona molto bene: parlare per enigmi, in modo oscuro, e abusare della credulità delle persone. Questo consente di scatenare tensioni senza esserne responsabili per poi rifugiarsi nell’accusa di ignoranza rivolta al popolo che non ha cultura, non ha valori e si lascia plagiare in ogni momento. Basti ricordare l’affaire Galilei: si giocava tutto su una parola, la stessa che ha ucciso molte persone. Nel mondo della scienza non esistono eretici, ma uomini e donne che sbagliano e pagano gli errori del loro pensiero. Per la scienza non esiste la Verità. Per questo motivo essa deve parlar chiaro e gli scienziati sono responsabili delle parole e delle formule che creano. Anche la scienza si fa “carico dell’annuncio delle certezze acquisite, pur nella consapevolezza che ogni verità raggiunta è sempre solo una tappa” ma non verso la piena verità (ne esiste una vuota? ecco un esempio di frase evocativa e insignificante), bensì verso una migliore conoscenza del mondo che ci circonda. Lo scienziato è sempre falsificabile perché parla chiaro. Per chi parla in modo ambiguo e oscuro vige il dogma dell’infallibilità.


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