CRISTINA & LA CIVETTA

di Alcide Bava (racconto) e Maria Ida Clementel (foto)

Ciò che mi ha convinto, dopo lunghe tribolazioni, dell’esattezza di questo passo è stata la ricerca del suo umorismo, delle origini della sua condotta, canonica e creativa. Ho ancora una settimana di tempo per prepararmi a questo incontro, a metà marzo, nonostante la temperatura ancora indecisa, incerta. Come vedi, nel frattempo, in questo modo, cado nell’oblio conversando di abitudini con il mio informatore. Cristina in questi giorni è stanca, davvero esausta.
La meteorologia ancora instabile, di certo non la rassicura e una torsione approfondita le si manifesta sul collo. Una tendenza innocente alla sobrietà di movimenti accartocciati e teneri! Ma comunque un movimento contratto, chiuso; involuto ed è un andare e un venire di dolcezze acquatiche e la necessità di essere anche concreti, a questo mondo. Mi stavo dimenticando: cristina trascende il clima. E questo rancoroso si abbandona a basse soddisfazioni e come se fosse un cuore, esso è ghiacciato, agghiacciante; un organo motore impietrito e indurito. S’è fatto sasso per penetrare maggiormente nella materia, in una lampante anestesia russa, di anastasia: intellettuale e con sentimento. Così il cavaliere, davanti ai seni, di cristina: non temono la temperatura, i seni e anche il cavaliere. Non l’ho mai incontrato prima e non sono nemmeno come è fatto, ma il cavaliere lo riconoscerò dal sorriso squillante: è sempre allegro quando sta con gli amici e la mancanza della principessa le manca meno. È in mezzo a pari, tra cavalieri dai nomi in codice e muti, in mezzo a dame dai visi teneri e dai capelli tenui. Lo spierò adagio, lo troverò a suo agio, beato a bere vino e a raccontare storie. Lo riconoscerò dalle scarne descrizioni fornitemi dal mio informatore ma non farò fatica: attorno a lui ci saranno molte persone anche se non è lui il festeggiato, ma un suo amico, il migliore. Intanto sono anch’io stanco ma riporto fedelmente il giorno di marzo, la giornata di oggi, dell’amata mia regina. Bella, dai colori soffici: in linee blu e celesti. Capelli ancora più chiari per via del sole copioso e un’abbronzatura che sfida le leggi del sole e gesti quasi automatici nella certezza dei suoi obiettivi; quasi dinamica come un ventaglio in un salotto intellettuale. Le espressioni del suo viso attento sorridono in un’osservanza adatta e barocca di osservazioni ormonali e sciocche; ma niente di superfluo, in lei anche il dettaglio trova nette soddisfazioni e il particolare gioca a nascondino con le alte sfere. Nonostante la giornata imprecisa, oggi è stato un giorno eroico per la nostra principessa: i suoi sorrisi si sono dilatati nel tempo fino a sommergere il cielo e il tempo; la durata di un suo sguardo spostava il sole sempre più in alto fino a far perdere il conto delle ore, non passavano più i minuti ma dondolavano come bambine allegre. Il mio informatore personale è stato bersaglio di sbeffeggianti risa da parte dell’augusta principessa, questo fatto, in maniera indiretta, dà ragione alla mia decisione di decretarne la poca affidabilità; per il resto la principessa dorme bene e si nutre con evidente efficacia. Sul lato destro del viso ha la costellazione dell’orsa maggiore e su quello sinistro Orione. Un piccolo punto più scuro sul lobo destro posto ad arte da un pittore pieno di talento. E uno ancora più piccolo appena sotto il labbro inferiore appena a sinistra rispetto al centro, rispetto alla linea sottile che le divide in viso in ovali perfetti. L’informatore ha trascorso un pomeriggio intero nel guardarle il volto, a studiarne i tratti e a leggerne i contorni. Venuto al corrente dell’incipiente licenziamento, in queste ore cerca di recuperare, anche se in ritardo e si inventa storie strane e prodigi fuori dal comune. Mi ha raccontato il tragitto di vene celesti scorrevoli sotto l’epidermide dei suoi polsi, di posti incantevoli dove va ad appoggiarsi la sua penna mentre scrive, di meraviglie e di favole lungo le dorsali dei suoi seni. Ha sfinito il mio udito parodiando salmi gregoriani e le beatitudini dei suoi sguardi, centellinando i colori della luna che dorme nel suo ombelico, soffermandosi minaccioso su tutte le espressioni della sua eterna bontà; scrivere tutto questo, in questi giorni, di tanto senso critico, mi sembrava un torto arrecato alla tua buonafede. Scusa la mia avvenenza: raccontando di fate si dorme a fatica! Come punizione parlo a me stesso del mio informatore. È magro, basso e appena uscito dall’adolescenza. Porta una barba irregolare e ha sempre gli occhi rossi e incavati. Indossa regolarmente vestiti verdi o marroni, ha un aspetto trasandato e poco raccomandabile, del tutto privo di provvidenza. Ignorante, privo di interessi e di interesse, maleducato e facile alla sbornia, il mio informatore farebbe ottima figura in un romanzo picaresco! Oppure, piratesco!


1 Commento »

  1. nessuno potrebbe scrivere meglio

    Comment scritto da lola — 4/2/2005 @ 6:37 am

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