MATERIALI RESISTENTI

di Leonardo Tonini

Viviamo nella società dello spettacolo, non se ne esce. Ma la colpa è nostra, se fossimo solo un po’ più intelligenti, o solo volenterosi, o umili, tutto quello che una persona media dice che è merda (e non saprei trovare termine altro) sparirebbe immediatamente. Invece, come al solito, abbiamo il mondo che ci meritiamo. Come funzionano certe cose non è difficile da sapere, liberarsene è più complicato. Così, quando una modella anzianotta e in declino si fa beccare da un giornalista, nemmeno si fossero dati appuntamento, a sniffare cocaina, ecco che il cachet aumenta e i contratti fioccano. Una mossa pubblicitaria e niente più. Non è neppure una novità: Peggy Guggenheim e Max Ernst lo facevano già negli anni venti. Quello che deprime è l’alone di finto moralismo che ci viene imposto e noi, succubi, che ci caschiamo. La mossa pubblicitaria è avvenuta in tre mosse, studiate a tavolino, vista la loro efficacia chirurgica. Primo, lei si fa beccare e finisce su tutte le copertine dei giornali del pianeta Terra. Poi, tutti fanno finta di scandalizzarsi e sono ben contenti che una brava ragazza vada in una clinica per farsi disintossicare. E, infine, (terzo passaggio) vediamo la bella Kate riabilitata che pubblicizza profumi e cosmetici. Facile, no? Per un sistema mafioso, sì. Analizziamo da vicino quello che è successo. Primo: nessuno può fare foto a nessun altro e pubblicarle senza consenso, non ci credete? Avete visto qualche foto di Mina ultimamente, se non sulle copertine dei suoi dischi? E Lucio Battisti, quando era in vita? Semplicemente, loro avevano posto il divieto che venissero pubblicate. Secondo: credete che una settimana in una clinica sia sufficiente per uscire dal circolo della droga? Potremmo chiederlo alle migliaia di ragazzi e ragazze che stanno nelle comunità di tutta Italia, e che sono costretti a restarci per cinque anni o più. Terzo: Kate Moss è davvero alla ribalta, ha firmato contratti miliardari e pare più in forma che mai. C’è addirittura una pubblicità dove lei sale sul taxi, si cambia e, vedendosi sciupata, si mette una crema e esce dal taxi con dieci anni di meno. Verrebbe da pensare: cosa ha preso su quel taxi, oltre alla crema, per essere così energetica? Su un giornale, addirittura, c’è l’intervista a un presunto molestatore della modella (che ovviamente ha smentito, ma intanto da Tokio a qui adesso lo conoscono tutti). Tenuto conto che la sua riabilitazione è avvenuta subito prima del periodo natalizio, vorrei conoscerlo io il suo manager! Fin qui va bene, non facciamo moralismi inutili. Un ragazzo della scuola dove lavoro – si parlava di droga – mi ha detto: anche Kate Moss si droga e non gli hanno fatto niente. Vagli a spiegare che certe cose non si fanno! In Italia, si dice, la gente non legge i giornali, e per fortuna, dico io! Tanto, finché parlano di una drogata e delle sue mosse per passare da vittima, sarebbe tempo sprecato.

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Come al solito, mi riconosco ottimista e fiducioso nel genere umano. Gli esempi contrari sono grandemente superiori alle prove a favore della mia tesi, ma così è. Deve essere una predisposizione del mio animo. E poi l’ottimismo di cui parlo, e di cui sono affetto, è, in un certo senso, rivoluzionario. Si discosta sia dal becero ottimismo governativo o capital liberista (che è dir la stessa cosa) che promulga un lassismo spendereccio e amorale, che altro non è se non il riflesso della mente di chi lo incita. E, ancora, si discosta dal pessimismo fine a se stesso, cerebrale e rinunciatario di tanti che di sinistra hanno solo la convinzione propria. E’ un ottimismo cinico. Così, quando per mano mi è capitato il libretto di Giorello, mi sono detto: non sono solo in questo mondo. Non è certo sovversivo quello che dice, non sostiene nessuna tesi nuova, non incita nessuna sommossa. E’ un trattatello ben fatto, scorrevole e giornalistico (ma non giornalaio) sulle ragioni del relativismo, un excursus tra pensatori, quasi tutti assai famosi, che riassume, in breve, la lotta di coloro che hanno sognato e lottato per una società più equa e per una vita dignitosa per ogni individuo. Popper Kant Jefferson Voltaire, tutta gente conosciuta oggi più per fama che per quello che ha scritto, eppure questa fama imperitura se la sono fatta proprio con quello che hanno scritto. Il nostro filosofo della scienza spulcia qualche sentenza tra le più intriganti, lasciando perdere le complesse costruzioni teoretiche che non facevano al caso dell’operazione giornalistica. Uno scaletto per arrivare agli scaffali alti delle librerie. Sapere che ciascuno è l’unico, autentico guardiano della propria salute sia fisica sia mentale e spirituale, come dice Mill (un economista) altro non è che proclamare questa fiducia nell’uomo e nelle sue possibilità. Tutto ciò che pensa per noi, che si sostituisce al nostro pensare, è malevolo in quanto relega l’uomo in uno stato di minorità. E questa minorità è sempre interessata, cioè è conforme agli interessi di qualcuno. In questo modo siamo manovrabili e facciamo il gioco di qualcun altro. Ma questo qualcuno, per quanto altruista possa essere, deve mantenere se stesso, deve tenere in piedi l’organizzazione, e eccoci nel giogo del potere. Non è di questo che vuole parlare Giorello in questo libro, ma del relativismo, così duramente contestato dai cattolici italiani stuzzicati dal loro leader tedesco. Per Giorello, il relativismo è il fondamento di una società che si dice rispettosa del prossimo e, più in profondità, di qualsiasi società che voglia sopravvivere ai tempi sempre più mescolati che ci aspettano. È un fatto che le persone si muovano sulla terra, che vadano in cerca di ciò che non trovano a casa loro. Dagli albori dell’umanità, l’uomo migra, si sposta. La cosa nuova è che oggi tocca a noi ricevere. Questa migrazione dovrà essere opportunamente regolamentata, ma occorre che ci sia, tra la gente, un substrato di tolleranza e comprensione. Ci deve essere, nel bagaglio culturale di ognuno – e che ognuno ha, specie se non è un frequentatore di libri (meno si legge, meno si è liberi) – l’idea di una società umana, prima di tutto, rispettosa dell’altro. Ne va della nostra salute: i ricchi, e noi siamo ancora tra i paesi ricchi, sono una minoranza. Questa cultura è fatta di gesti, di azioni che creano nel loro insieme una mentalità. E’ proprio per la costruzione di questa mentalità che il nostro filosofo della scienza ha scritto questo breve saggio. Ognuno poi ci metterà del suo secondo le sue possibilità, con risultati forse non sempre ineccepibili, ma, come dice la chiusa del libro: “se tu aiuti me, io aiuto te. Chi può prevalere su di noi?”


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