IL PARTITO DEMOCRATICO FA TAPPA A MEDOLE

di Erica Vivaldini

In piena estate la Festa dell’Unità di Medole si è proposta di offrire, accanto al solito intrattenimento musicale e culinario, alcuni spunti di riflessione sul nascente Partito Democratico: rivoli di parole ed idee che dovrebbero confluire in autunno nella costituzione del partito vero e proprio e di tutte le sue gerarchie dirigenziali. Moderatore della serata, Giovanni Battista Ruzzenenti, ha introdotto il tema ad un parterre di invitate tutto al femminile, quasi a voler impostare subito un manifesto programmatico di quali dovranno (o dovrebbero) essere le forze che concorrono alla costituzione del nuovo soggetto politico. Il dibattito, animato dalla vivacità di personalità come il Sindaco di Mantova Fiorenza Brioni, l’Assessore al Comune di Mantova Monica Perugini, l’Assessore Provinciale Cesarina Baracca e il Consigliere di opposizione nel Comune di Castel Goffredo Dina Vignoni, è stato avviato dalle provocazioni di Ruzzenenti il quale, pur riconoscendo l’utilità del nuovo partito per unire le varie anime progressiste, ha sollevato più di qualche dubbio sulle modalità di presentazione delle candidature alla Segreteria. La Brioni ha però spazzato subito il campo dalle perplessità dichiarandosi fervente sostenitrice del progetto sin dalla prima ora: “Sono cresciuta politicamente nel Pci di Berlinguer, dove ho imparato a considerare la politica come gestione del bene comune, come strumento di partecipazione ed emancipazione. Ed è proprio in quest’ottica che ritengo utile percorrere strade inedite, soprattutto ora che la politica gode di pessima fama. La gente se ne allontana, non la considera in grado di risolvere i propri problemi, ed è in risposta a queste esigenze che deve nascere il Partito democratico. Non si tratta di unire due partiti come una semplice somma algebrica; si tratta di convogliare tutte le culture politiche progressiste in un progetto che sappia affrontare le nuove sfide della globalizzazione”. L’Assessore provinciale Baracca ha posto invece l’accento su un altro degli obiettivi che il nuovo partito dovrebbe porsi: “Dobbiamo riuscire a mantenere la guida di questo paese. Dobbiamo porci il traguardo delle elezioni del 2011 e per vincerle dobbiamo tornare ad ascoltare con umiltà i problemi della gente”. La voce leggermente fuori dal coro è quella di Monica Perugini che, in quanto appartenente al Pdci, non entrerà nel Partito Democratico: “Io speravo in una federazione delle forze della sinistra. In questo modo invece i Ds si allontanano da noi. Ciò non toglie comunque che il Partito Democratico e la sinistra tutta dovrà essere in grado di dare risposte concrete sul precariato e la legge 30, sull’immigrazione e la legge Bossi-Fini, sul problema dei rifiuti e sulle privatizzazioni”. Dina Vignoni, invece, giudica positivamente le discussioni intorno a questo nuovo progetto: “Ho notato un riemergere di energie positive e credo che la festa di Olfino qui nell’Alto Mantovano ne sia un esempio. Però il partito deve essere davvero nuovo, con nuove persone e nuove idee”. I numerosi interventi di alcuni dei presenti hanno spostato ulteriormente il discorso sulla concretezza. La base vuole che il Partito si occupi delle fasce più deboli della popolazione, che non vada di nuovo ad inserirsi in quella casta della politica descritta da Stella nel suo ultimo saggio, e che riconquisti strategicamente il Nord affrontando il problema della legalità e tornando a dialogare con la piccola e media impresa. Il Partito Democratico non è ancora nato, ma ha già l’agenda degli impegni piena.


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