LONATO DEL GARDA
O DELLA SPECULAZIONE?

di Carlo Susara

A distanza d’alcuni mesi dal referendum con cui due cittadini su dieci hanno detto sì al cambio di nome del comune di Lonato aggiungendo il suffisso “del Garda”, con l’amministrazione che nulla ha ancora fatto per creare partecipazione attorno alle prospettive di rilancio territoriale legate al nuovo nome, possiamo individuare nelle strategie della giunta comunale alcuni elementi di un percorso pericoloso in quanto potenzialmente distruttivo del territorio, ma soprattutto teso a perseguire modelli di sviluppo che negli altri comuni a lago hanno portato da tempo all’erosione delle aree verdi, in special modo quelle a lago, fino alla loro quasi completa eliminazione.Vengono perseguite opportunità di sviluppo legate alla speculazione edilizia, al turismo di massa stagionale e all’industria del divertimento; su questi obiettivi l’amministrazione lonatese tenta di soddisfare le aspettative generate durante la campagna referendaria nella quale parlava di distribuzione diffusa del benessere derivante dal nuovo nome.Ci sono principalmente due elementi di preoccupazione: il primo è legato all’intenzione dell’amministrazione comunale di affidare al Politecnico di Milano uno studio, dal costo al momento di trentaseimila euro, identificativo “di ipotesi di valorizzazione del territorio comunale fronte lago con interventi di riqualificazione delle infrastrutture per la mobilità e la balneazione anche tenendo conto del quadro programmatico sovra locale e del PGT in fase di redazione”. Un’area, quella in questione, con un fronte a lago ridotto ma dall’ampio entroterra, finora scampata agli avidi appetiti urbanistici, quindi decisamente interessante tanto che già erano stati individuati novantamila metri quadrati di nuova edificazione e sulla quale si stanno risvegliando milionari appetiti urbanistici. Per la destinazione dell’area si è acceso di recente un ampio dibattito tra chi vorrebbe una riqualificazione pesante, con la realizzazione di un porticciolo interno e strutture ricettivo-commerciali (leggi alberghi e negozi), o una realizzazione sostenibile che consenta la tutela dell’area sottraendola alla speculazione edilizia. Certo anche la Soprintendenza ai beni culturali e ambientali della Provincia di Brescia dovrà dire la sua in proposito; rimane tuttavia il timore che l’incarico al Politecnico possa in pratica servire per evitare che la Soprintendenza ponga vincoli di tutela. Per eliminare questo sospetto l’amministrazione ha una sola strada: lavorare con convinzione al fine di porre un vincolo d’inedificabilità su tutta l’area lacuale del Comune e del suo entroterra che arrivi fino al limitare della Rocca, perché proprio qui si situa il secondo elemento di preoccupazione, ed è per la precisione riferito al trasloco di un noto locale di intrattenimento gardesano, ora a Desenzano, sul territorio lonatese, esattamente in località Mancino, in un immobile sito in vicinanza dello svincolo della tangenziale presso la galleria di Lonato. Una ricollocazione pesante in termini ambientali in quanto si tratta di un’attività ad elevata frequentazione di pubblico che dovrà trovare adeguati spazi di servizio, come parcheggi e attraversamenti pedonali ora del tutto inesistenti in un’area integra dal punto di vista ambientale, quindi per niente vocata a sostenere quel genere di attività. info@frammento.org


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