CAVRIANA,
UNA POLEMICA
SUL CAMPO DA GOLF


Spett.le
Direttore Resp. “La Civetta”
Scrivo la presente in nome e per conto del sig. Azzini Stefano
da Cavriana (MN). Sul numero di novembre 2005 de “La Civetta” compare un articolo a firma Marzia Sandri riguardante un progetto di campo da golf da realizzarsi su proprietà del Sig. Azzini. La redattrice, che ovviamente ha il diritto di esprimere il proprio dissenso in merito all’iniziativa, tuttavia si spinge a ipotizzare profili non solo di illegittimità, ma anche di illiceità del progetto e dell’attività istruttoria ad esso connessa, adombrando l’esistenza di un “gruppo” di interesse affaristico che in sfregio alle leggi intenderebbe realizzare un illecito. La redattrice cerca di temperare la portata diffamatoria e potenzialmente calunniosa delle sue affermazioni ponendole sotto la forma di domande retoriche. Allo stesso modo, in modo retorico s’intende, poniamo la domanda: le affermazioni allarmistiche, scandalizzate e false che la redattrice fa nel suo articolo, dipendono da una giustificata preoccupazione per la tutela ambientale o dai suoi rapporti (chiacchierati?) con un soggetto che privo di legittimità istituzionale, ma dotato di tempo libero, da oltre un decennio ha intrapreso la sua personale e solitaria battaglia contro l’Azienda Agricola La Cavallara? Chiediamo maggiore rispetto e attenzione al fine che il diritto di cronaca e di critica non si spinga oltre i limiti del diritto di terzi al proprio buon nome e alla propria onorabilità. Certamente in futuro non vi sarà più accondiscendenza o tolleranza verso espressioni diffamatorie.
Distinti saluti.

Avv. Giorgio Pistoni

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Ed eccoci di fronte ad un emblematico caso in cui la tensione che sottende la bramosìa di guadagno porta a far saltare i nervi, facendo dimenticare le più banali regole del vivere civile e del buon gusto e non valendosi di quel pizzico di furbizia che vorrebbe come, spesso e volentieri, sia più saggio il silenzio di uno sconveniente parlare (per non dire dello scrivere). E così, riguardo alla complicata questione del campo da golf che si vorrebbe costruire in territorio di Cavriana, all’interno dei confini della Riserva Naturale di Castellaro Lagusello, a farsi saltare i nervi, questa volta, è il proprietario dell’allevamento di suini che dovrebbe lasciare il posto a 18 buche e ad una sostanziosa volumetria di abitazioni, spazi commerciali, strutture sportive e altro, a servizio dell’impianto stesso. Il signor Stefano Azzini, il proprietario, appunto, cade, infatti, in fallo nella trappola da se stesso predisposta e, con una lettera a firma del suo legale Giorgio Pistoni, indirizzata al direttore di questa testata, evidentemente a corto di più sensati e sostanziosi argomenti, si avventura in un testo gravido di sottili malignità, pettegolezzi provinciali e larvate minacce indirizzate alla sottoscritta che ha avuto l’ardire di trattare l’argomento “campo da golf” in un articolo pubblicato nei mesi scorsi. Così, il signor Azzini commette una serie di passi falsi. Innanzitutto, il succitato, nemmeno si avvede come la critica nell’articolo da me redatto non fosse rivolta a lui il cui ruolo è quello dell’imprenditore che, legittimamente, per conto mio, bada al suo privato interesse, quanto, piuttosto agli amministratori dei comuni in oggetto che, sempre a mio parere (ma vige ancora la libertà di opinione in questo malconcio Paese o è stata soppressa e io non ne sono stata informata?) dovrebbero, prima che interessarsi di operazioni destinate a produrre girandole di soldi, pensare al bene comune delle popolazioni da essi stessi amministrate. E, invece, loro, furbescamente, tacciono, mentre il povero signor Azzini si lancia in discutibili quanto indelicate battaglie a difesa di una presunta “lesa onorabilità del proprio nome” finendo con il travalicare i confini di legittimità imposti dalla legge in tema di rispetto delle altrui opinioni. Nella fattispecie le mie che, in quanto redattrice di questa testata ho, fino a prova contraria, il diritto-dovere di far riflettere i lettori su argomenti di pubblico interesse, lasciando, poi, a loro le conclusioni. Ma di questo il signor Azzini – o il suo avvocato – sono perfettamente consci, tant’è che non procedono con una querela per diffamazione (non essendoci gli estremi) ma si limitano ad agire sul piano dell’intimidazione personale e con l’evidente intenzione di “ledere la professionalità e l’immagine della giornalista, sollecitando la censura direttoriale per impedire il libero esercizio del diritto di cronaca e commento critico che si ritiene scomodo” come ha scritto nella sua lettera l’avvocato Luciano Pergola, civilista di Bologna, cui ho dato mandato di rispondere. Ma il signor Azzini, riesce a fare anche di più e di peggio. E così, fa mettere nero su bianco nella stessa missiva indirizzata non a me, ma al direttore del periodico quella che altro non è se non un’infondata calunnia, assolutamente non dimostrabile e del tutto fuori luogo, oltre che di pessimo gusto (ma, come dicevo, dovuta al fatto che evidentemente non vi sono da mettere in campo più sostanziose e sensate argomentazioni). La freccia destinata a me, e che mi vedrebbe protagonista di “chiacchierati” rapporti con altra persona che si sta interessando della faccenda (facilissima da individuare per chi sia della zona e conosca la vicenda e perché la sola ad intervenire all’interno dell’articolo e che, tra l’altro, contrariamente a quanto affermato, non è tanto dotata di tempo da perdere ma è, invece, investita proprio di quella legittimità istituzionale di cui lo si dichiara privo), torna, dunque, al mittente nella forma di un’azione legale con la quale lamenterò nei confronti del signor Azzini lesioni alla mia professionalità e alla mia immagine di donna. E come ha concluso il mio avvocato nella sua risposta, così riporto. “Lei chiede maggior attenzione, stia certo che l’avrà, e nelle competenti sedi”. A presto signor Azzini.
Marzia Sandri


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